29.11.06

Deaglio e i brogli elettorali

vignetta di Maramotti da www.unita.it

Marco D'Acri
Enrico Deaglio, con i brogli elettorali, ha commesso lo stesso errore di Giulietto Chiesa rispetto ai fatti dell'11 settembre 2001. Il ruolo di un buon gornalista d'inchiesta è quello di smascherare i vuoti della verità ufficiale e le sue contraddizioni, realizzando la pars destruens, come ricorda Marco Travaglio parlando dei compiti di chi fa la sua professione. In questo Deaglio ha fatto un ottimo lavoro. Ha portato alla luce una serie di questioni che in tanti hanno sollevato sin dalla nox horribilis e dubbi che ancora oggi molti uomini di Stato condividono (vedi le dichiarazioni di Nando Dalla Chiesa sul blog dell' amico Marco Canestrari). Il lavoro perde una parte della sua autorevolezza laddove vuole riempire i vuoti della tesi ufficiale con una controtesi che attribuisce colpe ed intenzioni. Come Giulietto Chiesa incolpa i servizi americani per l'11 settembre, in questo caso Diario accusa Pisanu e Forza Italia. Rischiando che le discussioni si focalizzino più sulla validità della controtesi di Deaglio piuttosto che sui buchi della verità ufficiale. E trasformando il giornalista da teste ad indagato. Sarebbe stato a mio parere più efficace per l'inchiesta lasciare sul tavolo domande aperte alle quali siano i responsabili politici a rispondere piuttosto che offrire risposte preconfezionate. Infine una domanda. Deaglio è stato indagato per diffusione di notizie che possono turbare l'ordine pubblico, delegittimando nella sostanza le procedure democratiche. Ma scusate, cosa è successo e cosa sta succedendo da Aprile ad oggi nelle dichiarazioni dell'onorevole Berlusconi. Non ha forse egli ripetuto per mesi che la vittoria di Prodi è stata frutto di brogli e "furto" e che quindi l'Unione è "golpista" e "usurpatrice"? Non continua egli a parlare di masse di comunisti nei seggi preparati a falsificare le schede contro la Casa delle Libertà? Non è forse egli il primo a delegittimare le procedure e la vittoria democratica di Romano Prodi? Credo che le sue accuse siano di gran lunga più gravi di quelle di Enrico Deaglio se non altro per il ruolo di chi le sostiene. Oggi Giuliano Amato ha ricordato il gesto di Al Gore che, pur avendo perso per pochi voti le elezioni presidenziali USA, riconobbe la legittimità della vittoria di George W.Bush per salvaguardare il sistema democratico. L'uomo che ci ha governato per 5 anni e che a Washington celebrò le lodi degli Stati Uniti ancora non si decide a seguirne l'esempio. E scommetto che ripeterà le solite accuse a Roma il prossimo fine settimana. Contribuendo a scollare parte del Paese dai principi della nostra Repubblica. Dopo averlo fatto con la magistratura, da aprile è impegnato sul fronte della legittimità dei risultati elettorali.
Marco D'Acri.
Da Pisanu più che un "vergogna" diretto a Deaglio mi sarei aspettato delle risposte sul merito delle questioni. Mah...aspettiamo.

Carignano, ridente cittadina piemontese

Ha approfittato della fiducia accordata e ha usato il buio della notte per introdursi nella camera delle due bambine. L´incubo dell´uomo misterioso, quello che attanaglia i sonni dei più piccoli, è diventato realtà per due sorelline di soli cinque e sette anni: il domestico di casa, un cingalese di 37 anni, ha abusato sessualmente di loro. E´ stato scoperto grazie al racconto di una delle due vittime, che nonostante la tenera età ha capito subito che quell´uomo stava facendo qualcosa di terribile, qualcosa che non sarebbe mai dovuto accadere. E´ corsa a chiamare i genitori, che dormivano in un altro piano della loro villetta, ed subito è scattata la denuncia. Sabato mattina i carabinieri di Carignano hanno fermato Norbert Pereira Wewalaige, nato in Sri Lanka: contro di lui l´accusa di violenza sessuale aggravata dall´essere stata commessa ai danni di bambini minori di 14 anni. Gli abusi sono accaduti venerdì notte. Il cingalese era stato assunto da poco, e lavorava a tempo pieno. Oltre allo stipendio, aveva anche vitto e alloggio compresi nel contratto, e la sua stanza era proprio sullo stesso piano di quello delle due sorelline. I genitori avevano riposto in lui la massima fiducia. Il fatto che il domestico dormisse vicino alle bambine rappresentava per loro una specie di garanzia di protezione. Mai avrebbero immaginato che sarebbe stato capace di infilarsi nel letto delle due piccoline."Non so perché l´ho fatto" ha detto Norbert Wewalaige in lacrime al suo difensore, e a quel punto l´avvocato Monica Senor ha subito consigliato di rispondere alle domande del pm, e collaborare per accertare la verità. Sabato pomeriggio, in procura, l´uomo è stato interrogato per alcune ore. Ha sostanzialmente confermato le accuse rivolte contro di lui dai genitori delle due vittime: «Non l´avevo mai fatto prima - ha spiegato il cingalese - e non so davvero spiegare cosa mi sia passato per la testa. Ma quella sera avevo bevuto, e probabilmente ero ubriaco». Contro di lui c´erano comunque anche delle prove. Oltre alla denuncia raccolta dai carabinieri di Carignano, i genitori avevano subito portato le due figlie all´ospedale Regina Margherita. E gli esami dei medici hanno dato piena conferma a quanto avevano raccontato di avere subito. Carezze troppo spinte confermate da alcuni arrossamenti della pelle. Ieri mattina il gip Claudio Ferrero ha convalidato il fermo e ora l´uomo è detenuto in carcere. Risulta avere un regolare permesso di soggiorno, ed essere in Italia da undici anni: nella vita ha sempre fatto il domestico, con ottime referenze: tutti lo ritenevano una persona affidabile, per una notte, invece, si è trasformato in un orco.
L'Espresso

28.11.06

Se il Papa dice sì alla Turchia in Europa

Marco D'Acri
Sono convinto che la ragione principale della tiepida, se non fredda, accoglienza turca alla notizia del viaggio di Benedetto XVI risieda nel sentimento nazionalista del popolo turco. La richiesta turca di ingresso nell'UE risale agli anni '60 ed è da sempre dimostrazione della volontà di un Paese a maggioranza musulmana di convivere con i principi liberali e dello stato di diritto dell'Unione. Nel momento in cui il Vaticano si espresse per l'inserimento di un preambolo alla "Costituzione Europea" che richiamasse l'origine cristiana dell'Europa, i rapporti con Ankara sicuramente si sono incrinati. Se formalizzata, una questione puramente storica si sarebbe trasformata in un atto politico, visto dal governo turco come la chiusura a qualsiasi ingresso di Paesi senza maggioranze cristiane. Avrebbe anche significato chiudere gli occhi sulla storia di un Paese che fin dalla sua "nuova" nascita (...con una Costituzione che per volere di Ataturk si richiamava ai principi della Rivoluzione francese...) ha cercato di affermare la possibilità di unire principio democratico e maggioranza musulmana. Ignorando tutte le positive riforme attuate da Ankara sulla via di Bruxelles. Offendere quei tentativi è un aiuto per chi combatte a favore dei fondamentalismi togliendo legittimità al governo filoeuropeo di Erdogan. Proprio per questo sono stati gli ambienti politici piuttosto che quelli religiosi a non entusiasmarsi per la visita del Papa. In dubbio era l'incontro con Erdogan e non quello con il gran Muftì. La crisi era politica e non religiosa. Oggi Benedetto XVI ed Erdogan si sono incontrati in una sala dell'aeroporto per 15 minuti, il secondo era in partenza per un vertice Nato. Non era mai successo che un primo ministro turco accogliesse un ospite fin dall'aeroporto e questo è un bel segnale, sebbene "celato" dalla questione della "coincidenza". Allo stesso tempo Benedetto XVI ha dichiarato positiva la strada turca verso l'Europa. Questo è il messaggio politico dell'incontro e la "via della distensione". Da noi sia le proteste turche, sia la possibile adesione turca all'Unione Europea vengono giudicate con il metro dello scontro delle civiltà. Dimenticando che l'islamismo turco e quello arabo sono differenti. Mischiando politica e religione. E dire che Erdogan e il Papa non l'hanno fatto. Vuoi vedere che alla nostra classe politica saranno un Papa e l'opinione pubblica di un paese musulmano ad insegnare il concetto di laicismo?
Marco D'Acri.

Palazzo Cisterna: ulteriori costi per inutili straordinari

Prima è stato previsto il taglio degli straordinari dei dipendenti, l’ennesimo tributo ad un bilancio sempre più magro. Ora vengono reintegrati in fretta e furia per evitare la paralisi, pescando dai risparmi in cassa. Accade in Consiglio provinciale, dove le maratone notturne imposte dall’approvazione del nuovo piano rifiuti, fra i parti più difficili della giunta Saitta, stanno costando care: l’opposizione gioca la carta dell’ostruzionismo, rivendicando il rispetto scrupoloso del regolamento; la maggioranza fa quadrato. Martedì, giovedì e venerdì della settimana scorsa si è andati avanti fino alle 2 di notte. E i prossimi giorni non promettono meglio. Se la partita sui rifiuti dovrebbe chiudersi oggi, grazie ad una provvidenziale mediazione, ecco incalzare la discussione sull’assestamento di bilancio. La prospettiva è quella di altre sedute ad oltranza, fra consiglieri che sonnecchiano ed altri rifocillati dalle vivande prelevate dal frigorifero di casa. Peccato che la mobilitazione coinvolga anche i 15, incolpevoli dipendenti del Consiglio, costretti a fare gli straordinari. E gli straordinari costano, ammette il presidente Vallero. Di qui la decisione, obbligata, di integrare il capitolo di spesa con 40 mila euro. Discorso analogo per gli uscieri e gli autisti. Senza considerare i consumi nudi e crudi: vedi l’illuminazione. Anche per questo la proposta del consigliere Petrarulo (Italia dei valori), che ha chiesto di convocare l’Aula pure il 24 dicembre, è stata considerata un doppio attentato: al portafoglio del Consiglio e al taglio del panettone pre-natalizio. Piano-rifiuti, ma non solo. Oggi Stefano Esposito, capogruppo Ds, chiederà ai partiti del centrosinistra di firmare il documento che formalizza l’ingresso dei Moderati anche nella maggioranza in Provincia. Quanto basta per raffreddare la sinistra radicale, timorosa di darsi la zappa sui piedi. Comunisti italiani (Corsato) e Verdi (Galati) rimandano la decisone a Saitta. Rifondazione (D’Elia) si riserva di leggere il documento. L’unica certezza è che nessuno ha voglia di tirare fuori la penna.
Repubblica

27.11.06

Onore al merito II

Marco D'Acri
Ecco la seconda puntata delle buone notizie. Il tema riguarda un'idea che Beppe Grillo lanciò almeno una decina di anni fa. La possibilità per i supermercati di vendere detersivi sfusi, tramite un dispenser, in modo da evitare lo spreco dei flaconi di plastica. E chi di noi ha viaggiato in Austria o Germania ha anche potuto vedere l'applicazione pratica di quelle idee e si sarà chiesto il perchè della differenza con il nostro Paese. Seppur con qualche anno di ritardo in Piemonte è successo qualcosa. L'assessore all'ambiente della Regione Piemonte Nicola De Ruggiero è riuscito a convincere 3 grandi catene di supermercati (Auchan, Crai ed Ipercoop) a realizzare in forma pilota quel progetto. E da giovedì in tre ipermercati (cercherò di sapere quali e li aggiungerò come commento) la sperimentazione avrà inizio per quei prodotti a marca interna, per intenderci i prodotti a marchio Crai, Ipercoop ed Auchan. Ed entro i primi mesi dell'anno prossimo l'idea verrà realizzata in altri 5 centri delle stesse catene. Sperando che la madama Pautasso non preferisca il suo prodotto classico, visto in TV e al profumo di lavanda muschiata di Ceresole, ma scelga un detersivo ecocompatibile, accogliamo con piacere l'iniziativa di De Ruggiero e gliene diamo merito. E lanciamo l'idea di un "sano" populismo ambientale che premi le catene che hanno aderito. Quindi ragazzi, da domani sapete dove comprare il detersivo.
Marco D'Acri

25.11.06

L'onorevole Mistrello Destro

Marco D'Acri
Premessa di metodo. Dopo aver parlato di Lunardi e del caso Anas metto le mani avanti dicendo che non è mia intenzione far diventare questo blog una pubblica gogna puntando il dito qua e là. I nostri principi liberali ci insegnano che è non è compito della piazza quello di giudicare e farò in modo che il mio post non sia di giudizio ma di informazione. D'altronde sono venuto a conoscenza del caso dell'on.Mistrello Destro da Radio24, radio del Sole 24 Ore, non certo gruppo giustizialista. Un po' mi spiace che chi è dell'IdV debba pagare una colpa storica e giustificarsi ogni volta in anticipo, ma in tempi di illegalità diffusa e sfrontata, chi pone l'accento sulla trasparenza rischia l'accusa di giustizialismo ...ah... l'informazione ... comunque tornerò su questo in un altro post. Ed ora il caso di questa sessantunenne onorevole di Forza Italia (...che strano...). Già sindaco di Padova la sig.ra Giustina Destro vanta uno straordinario curriculum che si apre con una responsabilità nell'impresa paterna e che la porta fino ad essere presidente della Società delle Autostrade di Venezia e Padova. Ora il punto è questo. Per legge il presidente di una società autostradale è ineleggibile. Eppure Forza Italia ha deciso di candidarla ugualmente. Sulla sua ineleggibilità si è anche espressa la giunta delle elezioni, riaffermando il valore della norma sulle incompatibilità. La sig. Destro è però stata eletta ed ora siede a Montecitorio e non si sa come farla andar via, non ne vuole sapere. Per lei esiste lo stesso problema di Cesare Previti, condannato e dichiarato decaduto dai pubblici uffici, ancora in Parlamento. E sapete perchè? E' che l'unico modo per farli uscire è intervenire con le forze dell'ordine ma sarebbe quantomeno sconveniente e vedere dei militari in aula mi spaventerebbe abbastanza (...forse non più di vederci Previti...). Altrimenti c'è il metodo del Sole 24 ore, quello della pressione mediatica, nella speranza di convincerli alle dimissioni. In questi giorni continuano a chiamarla ma appena sente Radio 24 butta giù il telefono... impagabile scena da comicità italiana... Sul caso Destro vorrei aggiungere una riflessione. Nel suo curriculum scrive che durante la sua sindacatura ha mantenuto la delega ai Beni Culturali per l'intero mandato "al fine di realizzare il restauro del patrimonio monumentale, intrattenendo rapporti personali per assicurare importanti finanziamenti da parte di sponsor". Accolgo con piacere ogni intervento privato nella tutela e nella promozione del patrimonio artistico, ma possibile che l'amicizia con gli industriali sia carta da giocare per le elezioni? In altre parole è possibile accettare una richiesta di voto secondo il principio per cui "se non eleggete me, niente sponsor e niente restauri"? Riflessione aperta per dire che sogno un Paese nel quale i privati contribuiscano alla tutela artistica e alla promozione delle conoscenze (dalle borse di studio alle università cofinanziate) non in base al colore politico del sindaco. E un paese dove il settore pubblico lasci spazio ai privati nei campi nei quali è inefficiente per concentrarsi sui servizi essenziali e sui suoi doveri di regolatore chiaro e rigoroso, senza strane sovrapposizioni. Anche per evitare che le leggi non siano rispettate neanche da chi le approva. Marco D'Acri.
P.s.: Ho lanciato una petizione online a sostegno dell'iniziativa del Sole24 Ore. Qualora la voleste sostenere ecco il link: www.petitiononline.com/givp79

23.11.06

Novità introdotte dalla Finanziaria 2007

Ecco le principali misure contenute nel decreto fiscale che è stato approvato definitivamente:
SUCCESSIONI E DONAZIONI: Arriva la franchigia da un milione di euro per i coniugi e i figli e vale per ciascun erede diretto. Nel caso di beni immobiliari, a fare da riferimento è il valore catastale. Le aliquote da applicare sull'imposta sono: il 4%, per la parte eccedente la franchigia di 1 milione, per il coniuge e i parenti in linea diretta; 6% per parenti in linea collaterale fino al quarto grado e affini fino al terzo; 8% per tutti gli altri. È stato accolto un ordine del giorno che impegna il governo ad alleggerire (introducendo la franchigia) anche le successioni tra i fratelli, sui parenti handicappati (con aliquote ridotte) e sulle imprese agricole (con previsioni di agevolazioni).
AUTOSTRADE: Cambiano le norme per le concessionarie autostradali. Rispetto al testo iniziale è stata fatta una modifica che va incontro alle richieste di Bruxelles, ovvero l'abolizione del tetto del 5% posto per il voto dei costruttori che partecipano alle società concessionarie. Anche per questa norma, come per le successioni, si dovrebbero fare approfondimenti in sede di Finanziaria. Sulla riforma, inserita originariamente all'articolo 12 del decreto, si focalizza lo scontro sulla fusione tra Autostrade ed il gruppo spagnolo Abertis che ha portato anche all'avvio di una procedura di infrazione da parte di Bruxelles. Le nuove norme, difese dal ministro Antonio Di Pietro, non piacciano alle concessionarie autostradale (sono state duramente criticate dall'Aiscat) perchè viste come una modifica unilaterale alle diverse convenzioni attualmente in vigore (che verrebbero sostituite da un nuovo quadro unico di regole). Dopo il primo no del governo alla fusione italo-spagnola, poi superato proprio dalle nuove regole previste nel decreto, per Autostrade ed Abertis il testo rappresenta ancora un ostacolo alla fusione.
IVA AUTO AZIENDALE: Viene modificato in senso restrittivo il regime di deducibilità dei costi relativi ai mezzi di trasporto utilizzati a fini aziendali.
BOLLO MOTO: Stangatina sulla tassa di circolazione per le due-ruote inquinanti, quelle Euro 0. Fino a 11 kw si pagheranno 26 euro e ci sarà un maggiore aggravio per ogni kw di potenza superiore di 1,70 euro.
SCONTRINI: Occorreranno tre infrazioni nell'arco di cinque anni per far scattare la chiusura degli esercizi commerciali che, però, potrà anche essere immediata.
ATLETI: Giro di vite da parte del fisco sui contratti di sponsorizzazione: dovranno essere inviati telematicamente alle Entrate. La norma vale per i calciatori ma non solo.
AUTO: Al via misure per bloccare l'elusione del pagamento Iva. Nelle transazioni intracomunitarie, prima di immatricolare un'auto occorrerà provare che l'Iva è stata pagata.
SICUREZZA STRADALE: Blocco della circolazione per due mesi nel caso di guida di un motorino senza protezione, o con il casco non allacciato, ma anche se si porta un passeggero che non lo indossa. Se questo accade per una seconda volta in 2 anni scatta un nuovo blocco, a 90 giorni.
DUTY-FREE: Uffici e negozi situati in stazioni e aeroporti da ora in poi pagheranno l'Ici.
ORATORI: Aumenta del 40% il moltiplicatore delle rendite catastali,ai fini Ici,per pinacoteche,convitti,scuole, ospedali.
INFRASTRUTTURE: Una parte delle risorse destinate alla costruzione del ponte sullo stretto, circa 50 milioni di euro, saranno destinate per il 70% alla realizzazione di strade in Sicilia, per il 30% alla Calabria.
TRASPORTO PUBBLICO LOCALE: Nasce un Fondo (100 milioni di euro per il prossimo triennio) con l'obiettivo di potenziare il settore, soprattutto sotto il profilo della sicurezza.
AUTOTRASPORTO: Passa da 50 a 170 milioni la dotazione finanziaria per pagare i premi Inail 2006.
AGRICOLTORI: Arriva una sorta di 'no tax areà per gli agricoltori che hanno un volume d'affari inferiore ai 7.000 euro l'anno. Saranno esonerati dal «versamento dell'imposta e da tutti gli obblighi documentali e contabili compresa la dichiarazione annuale».
FALSI E SIGARETTE: Verranno direttamente distrutte le merci bloccate dalle Dogane perchè contraffatte, prima ancora della decisione di un magistrato come invece è oggi. Verranno anche distrutte le sigarette oggetto di contrabbando.
CAMPIONE D'ITALIA: Viene reintrodotto il cambio agevolato franco-euro per il pagamento dell'Irpef.
PETRUZZELLI: Per il teatro di Bari un contributo speciale a valere sulle entrate del lotto.
RAI e PARLAMENTO: Nasce l'archivio video delle sedute del Parlamento. Una norma prevede una convenzione gratuita fra la Rai, la Camera e il Senato.

Che Lunardi paghi

Marco D'Acri
La Corte dei Conti ha depositato nei giorni scorsi la sentenza sul caso Anas-Lunardi. Per chi non conoscesse la questione, recentemente portata alle cronache da Report, propongo un breve riassunto. Nel 2001 il neo ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi decide di mandare a casa il Consiglio di Amministrazione Anas (in carica dal 1994), compreso il presidente Giuseppe D'Angiolino, ex-ufficiale della Guardia di Finanza. Quest'ultimo aveva avuto degli scontri, negli anni precedenti, con Pietro Lunardi sui preventivi di un paio di gallerie. D'Angiolino aveva infatti accusato la società del ministro, la Rocksoil, di gonfiare le cifre e deciso di eseguire delle perizie che diedero ragione all'Anas riallineando i preventivi ai costi di mercato ai quali Lunardi dovette aduegarsi. Appena insediatosi, il ministro decise di fare piazza pulita. Convinse l'intero CdA alle dimissioni in cambio di megaliquidazioni registrate in bilancio come successive consulenze, nella realtà mai effettuate. Al posto di D'Angiolino fu nominato Vincenzo Pozzi. Per legge chi guida l'Anas deve aver amministrato per 5 anni aziende pubbliche o private di grandi dimensioni. Pozzi, pur non avendo tali requisiti, fu imposto ugualmente, nonostante le proteste dell'opposizione. Va ancora ricordato che l'ingegner Pozzi era amministratore di una piccola società, la RAV, affidatrice di numerosi incarichi Rocksoil. Pozzi, con il nuovo CdA, approvò l'apertura di una serie di cantieri senza la copertura finanziaria che la legge impone. Nell'aprile di ques'anno l'Unione vince le elezioni e Antonio Di Pietro diventa ministro delle Infrastrutture. Visti i bilanci e le "liquidazioni" di Lunardi, il presidente IdV decide di spedire un'informativa alla Procura ed alla Corte dei Conti. Inoltre sfiducia il CdA per l'ipotesi di falso in bilancio e false comunicazioni, senza prevedere liquidazioni di alcun genere. E' quindi notizia di questi giorni che la Corte dei Conti, dopo aver analizzato i bilanci e dopo aver appurato la presenza di quelle consulenze "fantasma" registrate a bilancio e motivo delle "megaliquidazioni", ha condannato Pietro Lunardi al pagamento di 2.757 mila euro. Questa è semplicemente la storia di una lotta contro lo sperpero di denaro pubblico e di due modi differenti di interpretare il ruolo di Ministro della Repubblica. Ad Anno Zero Davigo lamentava il fatto che se un magistrato scopre un collega disonesto lo denuncia, mentre solitamente tra politici ci si copre. Un ex magistrato in politica dimostra che le cose possono cambiare. E forse convincerà anche chi si lamenta di un ex-Pm in politica senza preoccuparsi della miriade di avvocati (che hanno difeso financo boss mafiosi) che siedono a Montecitorio.
Marco D'Acri.

22.11.06

Alla faccia di Tommaso Moro

"Il comunismo voleva distribuire a tutti la ricchezza, ma non é stato capace di produrla! Il capitalismo é stato capace di produrre ricchezza, ma non é stato capace di distribuirla in modo equo a tutti! Il sistema dei Nuovi Villaggi produrrà il massimo di ricchezza e la distribuirà a tutti in modo rassicurante ed equo!". Si presenta così, sul suo sito internet, il Partito Nuovi Villaggi, balzato improvvisamente all'onore delle cronache per aver acquistato una intera pagina del Corriere della Sera, nella quale si legge il testo di una lettera inviata a tutti i parlamentari italiani. La firma dell'inconsueta e costosa inserzione è di Giovanni Sassoli de Bianchi che ammette: "Non la faremo tutti i giorni". Un cognome, quello dei Sassoli, di una famiglia nobile molto nota, a Bologna e nel mondo imprenditoriale e finanziario. Apparteneva a loro, tra l'altro, la maggioranza della Buton spa, la casa di liquori famosa soprattutto per il marchio 'Vecchia Romagna', ceduta anni fa. L'idea alla base del nuovo partito, che nella lettera viene definita "fantastica, democratica e rivoluzionaria", è a dir poco ambiziosa: "Sarà garantito a tutti il lavoro, nessuna tassa verrà imposta e saranno forniti gratuitamente: casa, cibo, istruzione e le migliori cure mediche. Saranno assicurati una giustizia veloce, la massima salvaguardia dell'ambiente, l'eliminazione di tutte le burocrazie inutili, il tempo e i mezzi per sviluppare la propria spiritualità", ce n'è abbastanza per scomodare Tommaso Campanella e la sua 'Città del sole'. E i promotori del partito rassicurano: "Non è un'utopia, perché i nuovi villaggi saranno delle entità estremamente produttive".
Ma dai toni neo-rinascimentali, il testo della lettera piomba nelle profezie millenariste più cupe quando afferma che la necessità dei Nuovi villaggi è detta dal fatto che "stiamo velocemente andando verso una situazione in cui presto scarseggerà l'energia per muoversi, scarseggerà l'aria per respirare, scarseggeranno il cibo e l'acqua. Quando arriveremo a quel punto - si legge ancora nel testo - saremo costretti a combatterci l'un l'altro e pochi, i più forti, come sempre, si sazieranno a scapito dei più deboli". Per contrastare tutto questo, ai membri di Camera e Senato, Sassoli propone di "attivarsi per formare un gruppo trasversale dedicato alla promozione dell'idea dei nuovi villaggi", che potrebbe poi "eleggere un proprio portavoce con il compito di stare in contatto con la nostra associazione per individuare insieme e proporre al parlamento le necessarie iniziative finalizzate alla realizzazione dei nuovi villaggi". Questi, spiega poi, "sono dei nuovi habitat costruiti democraticamente, con il consenso della maggioranza dei cittadini, su porzioni disabitate del territorio di uno Stato sovrano". Il concetto di base su cui si fondano i nuovi villaggi e che solo scegliendo di limitare la propria libertà e i propri consumi, nel rispetto dell'ambiente e del prossimo, si ottiene la migliore qualità di vita. Tra le molte domande che sorgono di fronte ad un progetto di questa portata, c'è anche il motivo che dovrebbe spingere uno stato a realizzare questa sorta di enclave. I Nuovi Villaggi, infatti, sarebbero sottratti "quasi totalmente alla propria legislazione vigente". Condicio sine qua non è che i parlamentari "che formano la maggioranza, abbiano compreso e riconosciuto l'impossibilità dello Stato stesso di riorganizzare in tempi brevi, ed in modo economico, la totalità del proprio territorio mediante la legislazione ordinaria". Viceversa "è possibile invece effettuare cambiamenti in tempi brevi ed in modo economico se questi cambiamenti avvengono su piccole porzioni di territorio, appunto i Nuovi Villaggi". L'avviso a pagamento rimanda anche ad un sito nel quale è possibile documentarsi su filosofia, scopo, statuto, regolamento e villaggi virtuali. Per aderire al Partito Nuovi Villaggi è sufficiente scaricare un modulo, versare 50 euro ed essere convinti che questo "é il giusto metodo da adottare per realizzare un sano e migliore sviluppo della specie umana sulla terra e per allontanare il pericolo della sua auto distruzione".

21.11.06

La democrazia dei partiti

Marco D'Acri
Il presidente della Repubblica è intervenuto oggi su una questione così importante da poter aprire gli occhi a chiunque sia attivista di un partito politico. La questione è complessa, se la Costituzione vede nei pariti un possibile intermediario tra popolo e istituzioni, allo stesso tempo filtro e rappresentanza, dovrà essere fondamentale la capacità democratica interna dei partiti a garantire il principio del potere che spetta al popolo. I partiti devono essere, da questo punto di vista, efficienti e non esclusivi attori della vita politica. Devono essere istituti intermedi tra lo spazio di discussione e la capacità di indirizzo. Ma quanto questo principio è applicato e quanto il ruolo di donne e giovani è frustrato dal mancato rispetto di questi punti cardine? Giorgio Napolitano si è mosso proprio dal dato della scarsa partecipazione femminile ai ruoli direttivi dei partiti e dei governi. Questo è vero ed è un discorso valido anche per le nuove generazioni. Un paese che non riesce ad innovare deve il suo freno anche all'incapacità di coinvolgere i più giovani all'indirizzo ideale della vita pubblica. Perchè questo accade? Probabilmente perchè le decisioni dei partiti sono sempre meno legate al principio democratico e sempre più imposte dall'alto, da quei coordinamenti che diventano direttivi e per la cui conquista si scatenano battaglie di tessere moralmente eccepibili, come il caso Margherita-Franco Marini dimostra. Ma ora è necessario guardare anche in casa propria. In che condizioni si trova l'Italia dei Valori Piemonte? Direi non benissimo. Non ricordo a memoria , a parte un congresso a Borgaro Torinese, un momento di discussioni franche ed aperte in grado di determinare indirizzi condivisi. Allo stesso modo i risultati di questo modus operandi sono stati la perdita continua e costante di nostri eletti, e quindi l'umiliazione dei nostri sforzi e dei nostri voti. Talvolta, in buona fede, chi guida un partito è convinto di avere la verità infusa perchè più partecipe alla vita istituzionale. E magari si dimentica di capire ed ascoltare che aria tira fuori dai palazzi, rendendosi suo malgrado complice di quello scollamento tra partiti e cittadinanza sempre più sentito che lascia alla televisione il compito di informare. L'Italia dei Valori ha una base di persone per bene, oneste, trasparenti, capaci, in grado di dire la loro con competenza. E' dovere morale, ancorchè giuridico, per chi li coordina, quello di ascoltarli senza pregiudizi di età o di sesso, con la voglia di partecipare ad un unico gruppo che rema nella stessa direzione. Allargare le decisioni agli attivisti e promuovere incontri allargati di discussione e, perchè no, di svago. Sono certo che chi lo farà sarà il primo a poterne beneficiare scoprendo quei valori che sono nel suo simbolo e che potrebbe avere a portata di mano. Marco D'Acri.

I "forzisti" dell'Antimafia

Marco D'Acri
Premessa. Questo post parla della Commissione Antimafia di questa legislatura, varata ieri dopo ben 7 mesi dalle elezioni, e ringrazio il mio amico Pino di Roma per le informazioni che riferirò. Dà il senso di come il centrodestra affronti la lotta alla Mafia, o meglio di quali persone l'opposizione abbia deciso di inserire nella sua quota. I personaggi preannunciati dalle foto sono due di questi: Paolo Cirino Pomicino (Nuova Dc di Rotondi) e Alfredo Vito. Entrambi condannati per finanziamento illecito e corruzione. Il secondo addirittura per 22 mazzette, scoperto, promise di ritirarsi dalla vita politica, salvo ricredersi con la discesa in campo di mr.B. e schierandosi con Forza Italia...d'altronde con quel curriculum... Ancora in quota CdL sono entrati Carlo Vizzini, prescritto per la tangente Enimont (300 milioni di lire) e Franco Malvano, ex-questore candidato CdL alle comunali di Napoli e indagato per concorso esterno in associazione camorristica. Finiti?... No... Ancora Luigi Vitali, coautore della ex-Cirielli e avvocato in migliaia di processi, anche per associazione a delinquere, "spinti" alla prescrizione, e Antonio Gentile, già arrestato per "buchi" alla Carical negli anni '80, celebre per l'idea di candidare Berlusconi al Nobel per la Pace e oggi segretario della Commissione.
Posto che la proposta Italia dei Valori di escludere i condannati dalle liste elettorali è per la maggioranza dei partiti impensabile (...che situazione...), almeno la decenza di evitare tali personaggi in commissione Antimafia sarebbe opportuna... Leggendo le storie di questi uomini immagino con che coraggio essi gridino vergogna all'indirizzo di Romano Prodi. Forse ha ragione Travaglio, la Casa delle Libertà per l'Antimafia ha scelto la cura omeopatica. Cuffaro ad Anno Zero ha dimostrato che è così.
Marco D'Acri.

20.11.06

Priorità infrastrutturali del Piemonte


Marco D'Acri
Il ministro Antonio Di Pietro ha presentato ai rappresentanti delle Regioni ed alla stampa il documento delle priorità infrastrutturali del suo governo. Sul sito www.antoniodipietro.it è consultabile l'intero documento per tutte le regioni. Chiaro, preciso, onesto senza promettere mari e monti. Insomma gurdando a quel documento e ripensando alle lavagnette di Berlusconi e Lunardi si prende un bel sospiro di sollievo e ci si convince ancora una volta di stare dalla parte giusta. Ho estratto dal documento una piccola selezione delle priorità per il Piemonte. Per informazioni maggiori e per i dettagli costi-tempi rimando, come detto, al blog del Ministro.

Sistemi stradali e autostradali
- Galleria di sicurezza autostradale del Frejus
- Pedemontana Piemontese (tratte: Rolino-Masserano-Romagnano Sesia, Biella-Autostrada A4, raccordo autosradale Strevi-Pedrosa),
- Tunnel Colle del Tenda,
- Tangenziale di Torino, realizzazione 4a corsia,
- Nodo di Ivrea,
- Tangenziale di Novara,
- Autostrada A4: adeguamento Novara-Milano,
- Autostrada Asti-Cuneo (1° tronco Massimini-Cuneo, 2° tronco Asti est-Marene),
Sistemi ferroviari
-Quadruplicamento Torino Porta Susa- Stura e stazione Torino Porta Susa,
-Rete AV/AC Torino-Milano
-Linea AV/AC Totino-Lione (prioritarie Torino-Bussoleno, Bruzolo-confine di Stato),
-Corridoio Genova-Rotterdam, rete AV/AC Milano-Genova,
-Nodo ferroviario di Novara, scavalco linee Novara-Mortara e Novara-Milano,
-Nodo ferrovario di Torino, collegamento della Torino-Ceres a Rebaudengo,
- Raddoppio linea Fossano-Cuneo,
- Potenziamento linea Chivasso-Ivrea,
- Potenziamento Torino-Pinerolo.
Reti metropolitane
- Metropolitana di Torino (tratte: Collegno-Cascine Vica, Sud Lingotto-Bengasi).
Hub interportuali
- Interporto di Novara.

Class Action: ci siamo quasi


L'articolato governativo ricalca quello che, nella passata legislatura, aveva incassato il via libera della Camera prima di arenarsi a palazzo Madama sotto i colpi delle lobby. Ma il salto di qualità del nuovo ddl è notevole. Innanzitutto perché vengono rimossi i paletti settoriali previsti dal precedente progetto di legge che introduceva la class action solo nell'ambito dei servizi finanziari. La proposta del governo, invece, non pone alcun limite, prevedendo "il risarcimento dei danni in conseguenza di atti illeciti relativi a contratti, di atti illeciti extracontrattuali, di pratiche commerciali illecite o di comportamenti anticoncorrenziali, sempre che ledano i diritti di una pluralità di consumatori". Dunque class action non solo contro banche o assicurazioni, ma anche società telefoniche, dei trasporti, dell'energia. Ed è proprio in questi settori che si verificano gli abusi e gli errori più frequenti, con gli utenti che quasi sempre rinunciano all'azione per evitare spese legali sproporzionate rispetto alla somma del risarcimento. Così il governo ha scelto il modello "continentale" della class action, che diversamente da quello "anglosassone", pur ribadendo la tutela costituzionale dell'azione individuale, non lascia al singolo cittadino o a qualsivoglia soggetto la possibilità di attivare l'azione collettiva: la legittimazione, infatti, viene attribuita a "tutte le associazioni dei consumatori e degli utenti, riconosciute dal ministero dello Sviluppo Economico secondo le procedure definite dal codice del consumo (un minimo di 35mila iscritti e sportelli in almeno dieci regioni - ndr), nonché alle associazioni dei professionisti e alle Camere di commercio". Altro punto qualificante del ddl è la possibilità assegnata al giudice di andare oltre la semplice condanna dell'azienda, e di stabilire "i criteri in base ai quali deve essere fissata la misura dell'importo da liquidare in favore dei singoli consumatori ovvero stabilire l'importo minimo". Uno strumento in più a disposizione del cittadino che, eventualmente fallita la conciliazione prevista in coda alla class action, porterà avanti l'azione individuale per la specifica liquidazione del danno subito. A Montecitorio in questi giorni dovrebbe esserci il colpo d'acceleratore decisivo per la legge. Ma il condizionale è d'obbligo non solo per le distanze maggioranza-opposizione e per le fibrillazioni politiche che attraversano lo stesso centrosinistra. O magari per le lamentele di tutte quelle associazioni tagliate fuori perché non inserite nella lista del Consiglio dei consumatori. La vera incognita è nel condizionamento che sapranno esercitare le grandi aziende, sia attraverso la strategia sotterranea delle lobby parlamentari, sia con il fuoco di sbarramento già attivato dalle varie associazioni di categoria (Confindustria, Abi, Ania, Assogestioni, Assonime...): uno schieramento che, agitando lo spauracchio di "danni distruttivi" per il mercato e tribunali intasati da valanghe di cause, punta a schivare gli schiaffoni evocati dal ministro Bersani.

17.11.06

Antonio Di Pietro ai Giovani dell'Italia dei Valori

Riporto il sunto del magnifico discorso del Ministro Antonio Di Pietro rivolto ai Giovani dell'Italia dei Valori a Roma in data 4 Novembre 2006.
"Il sistema politico italiano ingloba tante persone senza un progetto politico comune, con una politica equivoca, con un passo avanti seguito immediatamente da un passo indietro. La coalizione di partiti è eterogenea, ossia raggruppa politici con fini comuni ma con differenti direzioni. Bisogna essere LIBERALI dentro: guadagnarci la libertà giorno dopo giorno, partorire nuove idee senza calpestare gli altri e senza barare. Il problema è di questione etica perchè nel mondo esistono tre tipi di corruzione:
1) CORRUZIONE EFFICIENTE (Giappone, Cina)
2) CORRUZIONE INESISTENTE (Paesi Scandinavi)
3) CORRUZIONE MEDITERRANEA (Italia)
Nel caso 1) c'è una corruzione in tutti i settori, ma questa pur escludendo la legalità, garantisce un buon funzionamento di tutti gli enti consentendo una corretta e proporzionata erogazione di servizi per tutti i cittadini; nel caso 2) si ha l'assenza totale di corruzione (al limite dell'utopia) e nel caso 3) si ha la sommatoria di "prendi e dai senza sapere più il perchè", quindi un vortice incontrollabile di illegalità che rovina il paese intero. A queste tre tipologie si aggiunge la CORRUZIONE IPOCRITA che è la valvola di sfogo delle democrazie corrotte: riguarda l'adottare determinati comportamenti in "paradisi fiscali" che non si potrebbero assolutamente fare nel proprio paese di appartenenza . Il modello liberale purtroppo è pure in crisi in tutta Europa perché è aggredito dal "neo-feudalesimo moderno", ossia dalle varie lobby di settore.
La scommessa di Italia dei Valori era quella di creare una nuova classe politica da contrapporre a quella malata. L'impegno di IDV sarà quello di continuare a formare quella nuova classe politica che crede nelle regole e nel rigore del potere dello Stato, nella libertà economica e nella democrazia. In futuro, si avrà una maggiore collaborazione tra IDV e GIV fino ad ottenere una perfetta simbiosi che farà invidia alle altre forze politiche presenti in Italia".
Pierpaolo Laurenti

I senatori a vita


Marco D'Acri
Ieri in Senato i partiti del centrodestra hanno scatenato un delirio contro i senatori a vita, rei a parer loro di aver votato. Detta così è paradossale ma è proprio così. Il grande costituzionalista(???) sig.Renato Schifani ha subito dichiarato che i senatori a vita non sono titolari di un mandato popolare e che quindi non possono essere determinanti in un voto parlamentare. A parte che ieri non lo sono stati, ma non riesco proprio a comprendere da quale principio giuridico parta l'esponente di Forza Italia. Va detto che anche gli altri partiti del centrodestra hanno assunto la stessa posizione. In realtà la scelta di concedere agli ex-presidenti della Repubblica ed ad altre personalità rilevanti il titolo di senatori a vita dovrebbe proprio rappresentare il diritto per loro di esprimere la propria opinione. Mi sembra che, secondo la teoria Schifani, a loro sarebbe concesso un esclusivo diritto di tribuna e di osservazione, ma non si capirebbe a quel punto perché questo non sia specificato nell'articolo 87. Quanto poi al presupposto di un mandato popolare l'idea di Schifani è dubbia ancorchè pericolosa. Da un lato dovrebbe allo stesso modo togliersi legittimità ad ogni pronunciamento degli organi di garanzia, dalla Corte Costituzionale alla Presidenza della Repubblica, organi eletti indirettamente, qualora questi si esprimessero a favore di una posizione politica piuttosto che un'altra. Sarebbe erroneo considerare la definizione di super-partes ad una semplice logica di non intervento. Andrebbe ricordato all'onorevole Schifani che la previsione di ruoli e poteri slegati da un mandato popolare è garanzia di equilibrio e controllo ed egli non può pensare che con le bagarre nelle Aule Parlamentari questi istituti repubblicani possano essere cancellati. Resta poi l'aspetto umano, quello del rispetto. Vedere inveire in maniera offensiva ed assurda contro uomini e donne nell'esercizio delle proprie funzioni mi ha sconfortato e amareggiato. Ancor più mi ha scioccato l'atteggiamento di Ombretta Colli, vedova Gaber, che non credevo tanto rabbiosa. Mi ha anche ricordato la vergogna del trattamento riservato ad Oscar Luigi Scalfaro durante le prime sessioni senatoriali di questa legislatura. Concludo ricordando che nella storia della Repubblica Italiana senatori a vita sono stati Arturo Toscanini, Trilussa, Eugenio Montale, Eduardo De Filippo, Norberto Bobbio e Giovanni Spadolini, di certo persone che hanno onorato il nostro paese e verso i quali le offese di ieri sono andate in forma indiretta. Schifani dovrebbe pensare che il mandato di un Paese non è solo elettorale, è anche ideale, di cultura e tradizione, di pensiero e di prestigio ed i senatori a vita lo rappresentano più di tanti eletti.
Marco D'Acri.
p.s.: questa mia difesa non si intende a favore di Giulio Andreotti di cui rispetto il ruolo, come Costituzione impone, ma non certo la persona.

Gioventù bruciata

Presentato oggi il 7° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza realizzato da Eurispes e Telefono Azzurro. Due le grandi indagini svolte sul campo. La prima, condotta sull'infanzia, ha tracciato l'Identikit del bambino attraverso un questionario che ha coinvolto ragazzi di età compresa tra i 7 e gli 11 anni, della terza, quarta e quinta classe delle elementari e della prima classe delle medie. La seconda è stata diretta alla costruzione dell'Identikit dell'adolescente con un questionario rivolto a ragazzi appartenenti alla fascia di età 12-19 anni, della seconda e terza media o una delle cinque classi delle superiori. La rilevazione sul campo ha riguardato 44 scuole di ogni ordine e grado. "Siamo di fronte ad un marcato senso di appagamento materialistico nelle giovani generazioni - spiega Gian Maria Fara, presidente dell'Eurispes rissumendo il rapporto - che si pongono come obiettivi la famiglia e un buon lavoro. L'esigenza di un mondo migliore e di una società più giusta, che aveva plasmato le generazioni precedenti, è molto meno avvertita dai giovani di oggi. La politica non sembra essere in grado di proporre progetti, alimentare sogni, indicare prospettive di una società migliore. L'impossibilità della politica di proporsi in termini di progetto è percepita significativamente dai giovani".

Per Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro, "i dati di questo rapporto, così come quanto emerge dalle richieste di aiuto a cui Telefono Azzurro risponde ogni giorno, confermano quanto ancora ci sia non solo da fare, ma da costruire per colmare la "distanza" delle istituzioni rispetto ai luoghi in cui il mondo giovanile vive e si incontra, per primo la scuola". Ecco i temi principali del rapporto:
Computer. Adolescenti: Il 93,3% utilizza il computer. Il dato è cresciuto rispetto a quello registrato nell'indagine del 2005 (89,4%). Il 95,9% afferma che in casa c'è un pc. Sul web si cercano soprattutto informazioni (88,6%) e materiale per lo studio (81,2%). Estremamente diffuso il download dal web di musica, film, giochi o video (73,8%). In rete si comunica soprattutto con la posta elettronica (52,6%), e sono numerosi i frequentatori delle chat (48,9%). Circa un terzo ha instaurato nuovi rapporti di amicizia tramite internet (34,2%).
Politica. Adolescenti: Il 70,8% è poco (33,2%) o per niente (37,6%) interessato alla politica. Poco più di due su dieci (il 20,6%) si dicono "abbastanza interessati", mentre appena il 7,6% afferma di esserlo molto. Negativi i dati relativi alla comprensione della situazione politica: il 53,7%, ammette di capirla poco o per niente. In particolare, il 38,3% dice di comprendere poco il quadro politico mentre il 15,4% per niente. Il problema riguarda sia i contenuti che la comunicazione: più di 2/3 pensa che i politici siano poco (45%) o per nulla (24%) chiari quando parlano.
Tematiche della vita. Adolescenti: Il 59,8% è favorevole al divorzio contro il 38,2%. La fecondazione artificiale spacca a metà il campione, con un 47% di favorevoli ed un 46,1% di contrari. Il tema dell'eutanasia non sembra molto chiaro (il 19,1% ha risposto di non conoscerne il significato); tra coloro che esprimono un parere, il 43,6% si dichiara favorevole ed il 34,1% contrario. Sull'aborto la percentuale di favorevoli è leggermente inferiore a quella dei contrari (il 42,2% contro il 52,7%). La pena di morte viene approvata da un quarto dei giovani (24%), contro il 73% dei contrari.
Repubblica

Ricordo di Milton Friedman

" I governi non imparano mai. Solo le persone imparano". Milton Friedman.

Marco D'Acri
Con la morte di Milton Friedman, padre della teoria monetarista, "Chicago boy" e premio Nobel dell'Economia, scompare uno dei più importanti e controversi economisti del Novecento. Consigliere ideale delle politiche liberiste degli anni '80 e delle rigorose politiche monetarie della Federal Reserve dalla fine degli anni '70, ha avuto il merito di riportare l'accento sui concetti di libera scelta dell'individuo e di meritocrazia. La sua strenua difesa delle regole chiare e stabili nel tempo, rispetto ai continui scossoni di politiche a breve termine e incoerenti nel lungo, ha certamente contribuito a quel clima che in Europa ha influenzato le regole e la politica della Banca Centrale Europea. Anche chi (come me) non condivide in toto la sua ricetta di privatizzazione in ogni campo, financo quello dei servizi sociali, non può non essere d'accordo con il suo limite all'intervento dello Stato, accentratore inefficiente per molti campi della sua azione. Lui, nato da una famiglia povera di Brooklyn, testimone della meritocrazia, ha sempre affermato che un sistema pubblico invadente, invece di equiparare, consente ai soli ricchi di potersi permettere un doppio pagamento per lo stesso servizio, rivolgendosi anche alle strutture private. Dallo stesso principio si muoveva per dire che è necessario prevedere le stesse opportunità per tutti piuttosto che imporre un unico modello. C'è chi ha utilizzato il suo pensiero per giustificare interventi militari di "esportazione del capitalismo" in Sudamerica, chi ancora lo ha descritto come un assassino delle protezioni sociali. In fondo è stato un pensatore, un teorico ed è triste destino dei teorici essere fraintesi ed interpretati per i più vari scopi. Uno degli aforismi che di lui si ricordano è che il capitalismo è una condizione necessaria per la libertà politica, ma certo non sufficiente. E questo dà risposta a chi lo considera proprio padre del pensiero ma non rispetta le regole di un'economia libera e di concorrenza. Da noi il suo pensiero non è stato discusso più di tanto. In uno spazio politico diviso tra cultura cattolica e pensiero marxista, il pensiero di un grande liberale, talvolta estremo, talvolta provocatorio, non ha avuto successo, neanche a livello di riflessione. In fondo colui che chiedeva uno Stato come rigoroso definitore di regole essenziali ma perentorie, non avrebbe potuto che sorridere di fronte ai nostri condoni, alle nostre corporazioni invincibili, alle baronie tutte italiane, alle nostre scalate bancarie, ai rapporti tra banchieri e governatori centrali e alle sovrapposizioni tra politica ed economia. E credo avrebbe sospirato di fronte allo scarso coraggio di scelte di lungo termine che il nostro Paese sembra non aver mai voglia di fare. In questo il suo pensiero andrebbe riletto e avrebbe ancora molto da insegnarci. In questi giorni riaprirò qualche suo libro. Su molte cose sarò ancora in disaccordo ma i suoi stimoli non possono che far bene.
Marco D'Acri.

16.11.06

Nuovo esame di maturità


Via libera del Senato alla riforma degli esami di maturità che rendono più rigorosa la prova per gli studenti al termine della secondaria superiore. Il testo approvato dall'assemblea di Palazzo Madama prevede una riforma complessiva dell'esame di Stato con l'istituzione di commissioni per metà composte da membri interni e per metà esterni agli istituti e un presidente ogni due classi. Per accedere agli esami di maturità sarà necessaria l'ammissione dopo lo scrutinio finale, nonchè il saldo degli eventuali debiti formativi accumulati negli anni precedenti. Fra i punti qualificanti del provvedimento, secondo i sostenitori della proposta avanzata dal ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, figurano le novità riguardanti i cosiddetti «ottisti», ossia gli studenti ai quali per merito viene abbonato l'ultimo anno di corso. Potranno accedere all'esame di Stato tutti gli alunni delle scuole statali, paritarie, pareggiate o legalmente riconosciute che abbiamo conseguito nel penultimo anno di corso la media dell'otto, seguendo un regolare corso di studi, ma che nel secondo e terzo anno di scuola superiore abbiano avuto almeno la media del 7, senza ripetere. Altro punto riguarda lo «stop» a quelli che vengono comunemente definiti i «diplomifici»: potranno essere ammessi alla maturità anche gli studenti delle scuole pareggiate o legalmente riconosciute, ma solo se provenienti da istituti in cui funzionino interi corsi di studio. I candidati esterni che non abbiano frequentato il quinto anno dovranno superare un esame preliminare davanti al consiglio di classe. E ancora: niente esami di maturità fuori dal comune di residenza, (o della provincia o regione in caso di mancanza dell'indirizzo di studi), senza precisa autorizzazione dell'Ufficio scolastico regionale di provenienza..

Il campanilismo piemunteis


Marco D'Acri
Poche settimane fa il governo ha comunicato ai sindaci interessati che avrebbe appoggiato la candidatura di Milano per l'Expo Internazionale 2015. Con buona pace di Torino che aveva pensato ad un'iniziativa congiunta tra le due città che ne potesse rafforzare i legami grazie anche al nuovo treno ad alta velocità che le collegherà in 45 minuti. E alla faccia del buon vecchio progetto Mi.To.
A parte la storica rivalità alimentata negli anni da eventi come il "furto" degli struzzi Einaudi, negli ultimi tempi ci ha pensato il sig.(?) Sgarbi a ravvivare i toni definendo l'arte contemporanea dei musei torinesi, dalla fondazione Sandretto Re Rebaudengo alla Galleria Arte moderna, "vera merda" (scusate il francesismo, ma è la citazione letterale delle parole dell'assessore alla cultura di Milano...poveri noi...anzi poveri milanesi...). Poi è intervenuto il governo Prodi a toglierci dai piedi per l'Expo. Ancora in questi giorni la Vodafone ha lanciato una campagna pubblicitaria sul passaggio da fisso a portatile con il mantenimento del numero e sapete che numero ha scritto sui cartelloni?...uno 02...qui a Torino...sfacciati.
Ma ora abbiamo raggiunto il colmo! Mercoledì 15 Novembre è caduta la più famosa delle gocce. La Stampa per la presentazione in anteprima del suo nuovo sito Internet ha scelto come città Milano! E senza vergogna. Se andate a visitare il sito della Stampa e guardate l'anteprima della presentazione vedrete uno zoom che parte dalla visione del mondo dallo spazio (che pacchiano... altro che understatement piemontese) e arriva fino a Milano. Se ne vantano pure. Ma come, quella che nacque come Gazzetta Piemontese si rifà il look a Milano? Il quotidiano di Torino? Ebbene sì, l'ultima frontiera è caduta.
Comunque abbiamo di che consolarci. A Milano fu ideato il salone del gusto che fu un flop. Lo rilevò Torino con un successo inimmaginato e quest'anno i visitatori sono stati 172 mila, non male eh?
Marco D'Acri.
P.s.: lì a Roma, ricordatevi del 2011, 150 anni dell'unità d'Italia, vorrete mica toglierci anche quella?

11.11.06

I tagli alle università e alla ricerca


Marco D'Acri
Le sedi universitarie in Italia sono 350, il triplo delle province (dati Il Sole 24 Ore). Negli anni in Italia si è preferito sviluppare un sistema di atenei sotto casa piuttosto che premiare centri di eccellenza che potessero avere delle ricadute economiche e di occupazione nelle realtà circostanti. Le università negli anni si sono trasformate, in alcuni casi, in centri lobbistici di stampo intellettuale dove le attività di ricerca più che come reale attività di investimento sono allevamenti di professori in pectore. E il maggior numero di insegnanti serve dove c'è un maggior numero di iscritti. E' evidente che facoltà più innovative, come Ingegneria, con meno iscritti, avranno meno fondi in ricerca. Ecco il gatto che si morde la coda. Con buona pace di quel termine da eliminare dai vocabolari italiani, meritocrazia. Atenei con risultati nulli in termini di produzione di ricerca o di attrazione di capitali privati continuano ad ottenere fondi pubblici da anni. Angelo Provasoli, rettore della Bocconi, ha chiesto per le università coopetizione, mix tra cooperazione e competizione. Cooperazione col settore privato che sostenga la ricerca e l'occupazione dei neolaureati in cambio di una codecisione degli obiettivi di ricerca e competizione tra atenei in una logica di risultato. In tutto questo lo scorso anno nei soli Stati Uniti sono scappati seimila ricercatori che schiacciati in queste dinamiche non hanno alcun spazio di ricerca nel nostro paese. Ma in questi anni la coperta è troppo corta per coprire le spese di tutti (ripeto...350 sedi universitarie). "La riforma dell'università è resa impossibile dall'agguerrita lobby giornalistica e parlamentare dei professori, spesso imparentata con la massoneria, che protegge il sistema baronale" (Curzio Maltese). Mi hanno scioccato le parole del presidente Napolitano. Nella sua visita a Milano ha detto che i tagli alle università bloccano la ricerca. Presidente, facciamo dei distinguo invece di dar contro ogni provvedimento! Quali tagli, a chi, in che modo? Allora, cosa succede in assenza di giudizi di merito e con dichiarazioni così vaghe? Che i grandi centri scientifici slegati dalle Università (...non molti...), quelli davvero da proteggere (gli unici che attraggono quel po' di capitale che i privati mettono in ricerca) subiscono anch'essi la scure pubblica. Il taglio alla ricerca diventa indiscriminato, alla faccia del merito e delle parole di Rita Levi Montalcini, parole che condivido appieno. Lo scorso anno i tagli del governo Berlusconi (in questo tagli nel metodo identici a quelli odierni) hanno costretto Carlo Rubbia ad emigrare in Spagna dove sta proseguendo con successo la ricerca su nuovi pannelli solari più efficienti. Le ricadute economiche per la Spagna saranno enormi e noi abbiamo perso un altro treno. Così facendo, alla fine si scontentano sia le Università che i centri di ricerca scientifica. Nell'opinione pubblica nessuno penserà che si è fatto bene e il declino italiano continuerà inesorabile. Padoa-Schioppa ha detto che i rettori sanno dove tagliare. Certo che lo sanno, ma lo faranno senza indicazioni chiare e decise? Con un governo che fa mezzo passo avanti e uno indietro alla prima protesta? Ci vorrebbe solo un po' di coraggio per dare l'mmagine di una vera stagione riformista. Arriverà? Sù Tommaso e Romano, basta poco, che ce' vo'?
Marco D'Acri

9.11.06

Roma un po' più lontana



Marco D'Acri
Forse questo post è una denuncia oppure è l'utilizzo per fini personali di un blog di gruppo...mah... Comunque il fatto è questo. Trenitalia ha preannunciato di modificare da Dicembre il percorso del Pendolino che parte da Torino Porta Nuova alle 5.55 ed arriva a Roma T. alle 11.50. La grande idea della dirigenza Trenitalia è stata quella di spostarlo dalla linea Piacenza Bologna sulla linea tirrenica (notoriamente lentissima e foriera di biblici ritardi) per servire Genova, Pisa e La Spezia. Quale il risultato? Il pendolino impiegherà 6 ore e 20 minuti, ritardo escluso. Cioè una mezz'oretta in meno dell'Intercity. Ecco l'alta velocità... Tra l'altro quel treno, le cui prime corse sulla linea di Bologna risalgono ai primi anni Novanta, partiva in origine alle 06.18 e arrivava alle 11.45. Impiegava cioè 5 ore e 30 minuti. Nel tempo si è deciso di aggiungere varie fermate tra cui Tortona, Modena, Prato rendendolo di fatto un Intercity. Ecco la contraddizione. Si parla di investimenti, di alta velocità e il risultato è un continuo allungamento delle percorrenze. Gli anni di sviluppo hanno portato a una media inferiore. Il treno più veloce d'Italia andrebbe con le modifiche da Torino a Roma con una media finale di 100 km/h. Che alta velocità!!! E poi ci si stupisce se in Val Susa non credono ai supertreni! Ragazzi, qui andare a Parigi significa impiegare 5 ore... a quale capitale Torino dovrà sentirsi più vicina? Bisogna preoccuparsi perchè la questione Nord inizia proprio con queste piccole disattenzioni.
Marco D'Acri.
P.s.: parlavo di utilizzo personale di un blog di gruppo perchè la mia ragazza è di Roma. Grazie a Trenitalia per averci sottratto altro tempo!
P.p.s.: manderò questa mail alla Stampa, all'assessore ai trasporti della regione Piemonte e ai vertici Trenitalia...vi farò sapere...

Riflessione sul caso Saddam Hussein


Ormai non si parla d'altro. E' diventata un tema di estrema attualità "la pena di morte" e, come nelle migliori situazioni, ci si divide in due partiti unici: il "pro" e il "contro". I "pro" pensano che infliggere la pena capitale ad un condannato, a seguito di un regolare processo giuridico, sia efficace come freno per potenziali criminali futuri; i "contro" ritengono che solo Dio abbia il diritto di prendere una simile decisione, noi uomini non possiamo condannare alcun uomo, poichè nostro simile. Apparentemente nessuna delle due fazioni ha torto: una pena così grave e notevole scoraggerebbe chiunque, però chi sarebbe disposto ad avere sulla coscienza la morte di un uomo? La morale la fa da padrona in questa ardua scelta. Personalmente ritengo che i cari e vecchi lavori forzati siano un'ottima soluzione. Manovalanza gratis distribuita capillarmente in tutte le regioni, risparmio sul personale di opere pubbliche, valorizzazione e reintegrazione nel sociale di un condannato... Le potenzialità sarebbero enormi! Ci sarebbe un risparmio di costi di personale nei lavori che fanno capo alle varie amministrazioni pubbliche. Non sono assolutamente uno schiavista, però il problema degli affollamenti delle carceri italiane ha portato all'indulto e l'indulto all'aumento esponenziale della microcriminalità. Una gestione efficace delle carceri con questi lavori aiuterebbe l'economia italiana. In fondo, per la testata a Materazzi, hanno condannato Zidane a 5 giorni di lavori socialmente utili. Ripeto: a Zidane...
Il caso Saddam Hussein
Dare la pena capitale a Saddam Hussein è, oltre che sbagliato, pure contro producente. In Iraq, sebbene abbia rovinato la vita della popolazione, è rimasto un punto cardine per l'identità nazionale. Metà degli iracheni lo odia, ma c'è l'altra metà non trascurabile che lo ossanna ancora. Impiccandolo in pubblica piazza, si creerebbe un martire ed un motivo in più per fomentare l'odio contro "l'ivasore USA" e ciò porterebbe ad una sommossa popolare che potrebbe, perfino, trovare consensi in quella parte di popolazione contro Saddam. Gli USA, che trovano sempre come soluzione elettorale la guerra, giusta o meno, da qualche parte nel mondo, saranno intenzionati ad inasprire la presenza nel territorio e ad aumentare la frequenza degli scontri con la popolazione (specialmente ora che Bush ha perso il consenso statunitense con la perdita di Camera e Senato). La situazione potrebbe diventare tragica ed incontrollabile.
Ultima riflessione, più morale che politica: mettere Saddam Hussein in una cella con appese sui muri le foto di tutte le vittime che hanno perso la vita per colpa sua e tutti i danni alla sua patria, questo si che è la giusta punizione. Il rimorso, la vergogna, il pentimento, lo strazio mentale e fisico che giungono giorno dopo giorno, sempre con più enfasi, sono la giusta pena. Ammazzarlo, da questo punto di vista, sarebbe fargli un favore.
Pierpaolo Laurenti

Onore al merito


Marco D'Acri
Come Report di Rai3 ha l'angolo della buona notizia, questo post vuole inaugurare una serie che spero possa essere lunga di fatti positivi. Ieri il Consiglio Regionale del Piemonte ha votato quasi all'unanimità un emendamento che permetterà a 63 portaborse vincitori di un concorso riservato di lavorare con un contratto a progetto di due anni in attesa di essere assunti in pianta stabile dalla Regione. Il concorso era stato bandito dalla vecchia maggioranza CdL e in base al "manuale Cencelli" la maggioranza dei posti erano riservati a borsisti vicini alla vecchia maggioranza. Il primo paradosso è che oggi, a maggioranze invertite, alcuni portaborse CdL finiranno a lavorare per l'Unione e il secondo paradosso è che molti dei vincitori già lavorano in Regione, quindi questo è un modo per aumentare i fondi pubblici ai partiti per vie diverse. Intanto la Finanziaria parla chiaro e non coprirà queste spese...quindi si useranno i fondi della Regione.. Ora voi vi chiederete qual è la buona notizia. Gli unici due voti contrari sono stati del vicepresidente diessino dell'Assemblea, Roberto Placido e del capogruppo dell'Italia dei Valori, Andrea Buquicchio. In più ci sono stati tre astenuti. Ecco la buona notizia è che, anche se il partito fa acqua da tutte le parti e perde i pezzi, quando nelle istituzioni si agisce bene va riconosciuto e noi del GIV siamo i più contenti quando possiamo farlo. A proposito, visto che la saga avvoltoio si è fermata, qualcuno di voi sa cosa si dice in Provincia? A parte che io le Province le abolirei domattina, ma da IdV cos'è questo silenzio di tomba? E' che mi preoccupo della loro salute, l'eccessiva noia provoca insoddisfazione. Comunque se qualcuno sa qualcosa lo dica!!!
Marco D'Acri.
P.s.: lo stesso Chiamparino, ci avrà cacciato ma non mi sembra abbia risposto sul tema del Consortium, o sbaglio...

8.11.06

Lacrime di coccodrillo



Marco D'Acri
Di oggi le dichiarazioni del ministro dell'interno Giuliano Amato e del ministro della Giustizia Clemente Mastella. Entrambi affermano di aver votato a favore dell'indulto soffrendo ma sapendo che era un dolore necessario. Ancora dicono che si è aperta la questione della certezza della pena alla quale chi fa il loro lavoro non può essere insensibile. Calvi dei DS dice che ha deciso il Parlamento sovrano e che la legge va rispettata (...tragicomico...la legge dell'indulto va rispettata...una sorta di cortocircuito giuridico!). Resta il fatto che fino ad ieri chi parlava di responsabilità dell'indulto per la recrudescenza delinquenziale di Napoli veniva tacciato di essere forcaiolo. Peccato che oggi lo stesso CSM lo ha detto in faccia al ministro. Svelando una serie di considerazioni basilari: 1- non è piacevole che le forze dell'ordine che rischiano la vita per arrestare i capi della criminalità li ritrovino per strada più arroganti di prima. 2- Se dimostri che collaborare, testimoniando, all'arresto dei malavitosi ti espone solo a nuovi rischi perchè tanto c'è l'indulto e quelli tornano nel quartiere, non devi poi sorprenderti se nessuno parla e se la presenza dello Stato non è avvertita. 3- E' incredibile il principio giuridico secondo il quale chi commette un reato in periodo di carceri affollate sconti una pena inferiore a chi lo commette in periodo di "bassa stagione"... principio di uguaglianza davanti alla legge... 4- Che la lungimiranza della nostra classe dirigente è davvero limitata...gente che compie operazioni di questo tipo per fare favori agli amici (...Forza Italia aveva imposto di non cambiare il testo per escludere i reati finanziari...altrimenti non lo avrebbe votato...) e non si rende conto delle conseguenze di questo gesto. E dall'altra chi magari non ha amici da difendere e che vuole mostrarsi più garantista di quell'ex-magistrato...salvo poi rimangiarsi tutto e piangere le solite lacrime di coccodrillo.
Marco D'Acri
P.s.: Un altro motivo per votare IdV.

Il ritorno da Roma


Marco D'Acri
Quale il bagaglio che un givvino porta a casa dopo il nostro secondo congresso nazionale? Innanzitutto mi viene da dire che per la prima volta ho respirato l'aria della passione, della condivisione delle idee, della voglia di fare e dell'incontro tra ragazzi che sono accomunati da grandi valori ideali. Per la prima volta perchè noi tutti sappiamo come si vive la vita di partito dentro IdV, tra le continue "emergenze elettorali" e le scarse risorse. Per la prima volta perchè si è avuto il tempo di discutere, di guardarsi in faccia e di scoprire di essere un buon numero. Ma, per chi viene dal Piemonte, la più grande sorpresa è stata quella di trovare il nostro Presidente attentissimo ai nostri temi. Ero preparato al fatto che Antonio Di Pietro intervenisse nel momento a lui più comodo e si limitasse ad un rapido saluto. L'avrei compreso. E invece è rimasto ad ascoltare noi, a sentire quello che avevamo da dire, ed infine a prendersi tutto il tempo necessario per comunicarci il suo pensiero. Un messaggio lontano dalle logiche classiche dell'equidistanza e per questo coraggioso, di un uomo con le idee sempre più chiare e non disposto a invischiarsi nelle logiche dei calcoli. Un presidente che non teme di affrontare il dissenso interno per difendere coloro che ritiene validi. In fondo un padre che guarda alle nuove generazioni sentendosi responsabile di offrir loro delle prospettive e bisognoso allo stesso tempo del loro entusiasmo. Un politico che immagina politiche giovanili finalmente slegate da quel ghettizzante legame con sport e divertimento. Ed infine uno statista. Qualche post fa citai De Gesperi che definiva politici coloro che pensano alle prossime elezioni e statisti coloro che pensano alle prossime generazioni. In questo Antonio Di Pietro è un vero statista.
E chi torna da Roma porta con sè anche le parole di Leoluca Orlando, fine oratore che, finalmente libero dai tempi televisivi, ha avuto modo di tratteggiare il futuro con la lucidità di uno stratega. In lui ho ritrovato la figura di quei professori appassionati che si esaltano davanti alle giovani platee consci che le parole su quel campo potranno dare grandi frutti. Nella sua distinzione tra il vecchio e l'antico e sulla necessità di un'alfabetizzazione politica moderna è stato emozionante leggere una possibile forma del futuro del nostro Paese e una più compiuta costituzione del nostro partito di riferimento. Ricordava, Orlando, ancora quei compagni di classe che durante la ricreazione approfondiscono con te i temi trattati e scambiano battute. Insomma, se il nostro Italiano ogni tanto va bagnato nell'Arno, stesso giovamento in senso politico ha avuto la passione di un givvino, il sottoscritto, nella acque del biondo Tevere. Infine e soprattutto nel mio bagaglio c'è la certezza che, anche se nelle realtà locali si deve lavorare in contesti sicuramente non altrettanto esaltanti, la strada che si è scelta è giusta anche se ogni tanto a tirare la carretta ci si ritrova di fianco a esponenti di dubbio valore. A buon intenditor...
Marco D'Acri.

7.11.06

Direttivo GIV 2007


Ciao a tutti,
eccomi di ritorno da Roma per commentarvi i risultati delle elezioni GIV per il direttivo 2007. Il GIV Piemonte, come precedentemente stabilito, ha candidato Marco D'Acri al Consiglio Nazionale GIV e il nostro Coordinatore GIV Piemonte, come Coordinatore dell'Area Nord-Italia. Consci del fatto di aver candidato persone capaci ed affidabili a queste importanti cariche, domenica 5 novembre si è passati alle votazioni. Entrambi i nostri candidati sono stati eletti ed entrambi con il maggior numero di preferenze. Questo importante risultato servirà a creare, insieme al Direttivo Nazionale GIV ed insieme ai Coordinamenti GIV del Nord-Italia, preziose collaborazioni per il futuro. Di seguito elenco gli eletti suddivisi per carica.
Un caro saluto a tutti,
Pierpaolo Laurenti
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GIV 2007
COORDINATORE NAZIONALE
Lorenzo Di Pietro (Lazio)
VICE-COORDINATORE NAZIONALE
Sara Mangieri (Campania)
CONSIGLIERI NAZIONALI
Marco D'Acri (Piemonte)
Gianna Spada (Puglia)
Sara Mangieri (Campania)
Luca Assirelli (Emilia-Romagna)
Alessandro Corazza (Friuli Venezia Giulia)
Dario Tarsia (Calabria)
Santo Ferraro (Calabria)
TESORIERE
Luca Pasqualotto (Lombardia)
COORDINATORE AREA NORD
(Piemonte)
COORDINATORE AREA CENTRO
Adriano Comegna (Lazio)
COORDINATORE AREA SUD
Ilaria Carofano (Campania)

3.11.06

2° Congresso Nazionale GIV


Sabato 4 e domenica 5, a Roma, si terrà il 2° Congresso Nazionale GIV. Come GIV Piemonte parteciperemo numerosi e presenteremo al direttivo GIV e al Ministro Antonio Di Pietro molte proposte che da tempo abbiamo in cantiere. Già da lunedì prossimo posteremo un resoconto del Congresso.
Nella giornata di sabato ci sarà un'interessante conferenza di cui vi inserisco gli argomenti qui sotto; ricordo che alla stessa parteciperà il nostro tesserato Marco D'Acri che farà il punto della situazione sull'attuale stato della ricerca italiana.
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Sabato 4 - Roma
"L'Europa e la costruzione della Società delle Conoscenze"

INTERVENGONO:
Giovanni Vetritto - L'Agenda di Lisbona letta da un liberale.- Fondazione Critica Liberale. Co-autore con Pierfranco Pellizzetti del libro "Italia Disorganizzata" (ed. Dedalo).
Heini Utunen - L'attuazione della Strategia di Lisbona da parte del Governo liberale finlandese e sull'attuale impegno quale presidenza di turno UE.- Esponente del Governo Finlandese (intervento in lingua italiana).
Mario Adinolfi - Il significato di Società della Conoscenza per le giovani generazioni.- Blogger e giornalista de "Il Cannocchiale".
Alberto Capra - Il rapporto Sapir sul modello sociale europeo, la coesistenza di diversi sistemi di politiche sociali e tentativi di armonizzazione- Consigliere Nazionale dei Giovani dell' Italia dei Valori.
Marco D'Acri - Lo stato della ricerca in Italia e sul funzionalismo europeista.- Giovani dell' Italia dei Valori. Borsista Unesco.
Dario Tarsia - I contratti d'impiego nell'Agenda di Lisbona e l'esperienza Spagnola- Giovani dell' Italia dei Valori
All'interno della conferenza è previsto il saluto all'Assemblea del Ministro delle Infrastrutture, On. Antonio Di Pietro.
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Un caro saluto a tutti,
Pierpaolo Laurenti

2.11.06

Destiniamo tutti il Tfr al GIV

1) Quali sono le alternative che si pongono ai lavoratori dal 1° gennaio 2007?
R. I lavoratori dipendenti hanno sei mesi di tempo per scegliere se far affluire il Tfr che maturerà dal 1° gennaio 2007 al fondo pensione di categoria, oppure lasciarlo in azienda (in questo caso, se l'azienda ha almeno 50 dipendenti, il Tfr andrà all'Inps).
2) Cosa succede nel caso in cui il Tfr rimanga in azienda o vada all'Inps?
R. In entrambi i casi il lavoratore riceverà in un'unica soluzione tutta la liquidazione al momento della cessazione del rapporto di lavoro.
3) Cosa succede nel caso in cui il Tfr vada in un fondo pensione?
R. Al momento della pensione il lavoratore potrà scegliere tra una rendita vitalizia calcolata sull'intero ammontare del Tfr oppure la liquidazione una tantum del 50% e una rendita calcolata sul rimanente 50%. Questa rendita dovrà servire a integrare la pensione che, col metodo di calcolo da poco in vigore (contributivo) ammonterà al 30/40 per cento dell'ultimo stipendio.
4) Cosa succede del Tfr già maturato, fino al 31 dicembre 2006?
R. Viene liquidato secondo le regole attualmente vigenti.
5) E' possibile chiedere un anticipo sul Tfr nel caso in cui questo vada all'Inps?
R. Sì, valgono le stesse regole che per il Tfr trattenuto in azienda (pertanto, per esempio, si può chiedere l'anticipo del 70% del Tfr maturato dopo otto anni di anzianità aziendale nel caso di acquisto della prima casa).
6) E' possibile chiedere un anticipo del Tfr nel caso in cui questo vada al fondo pensione?
R. Secondo i regolamenti dei fondi pensioni, la liquidità conferita deve essere mantenuta nel fondo per un certo numero di anni (in genere almeno 5/6). Fatta salva questa regola, e le altre norme che regolano i fondi pensione, i lavoratori hanno gli stessi diritti rispetto alla possibilità di chiedere anticipi qualunque scelta facciano.
7) Cosa succede se un lavoratore cambia lavoro rispetto al Tfr versato in un fondo e rispetto a quello rimasto in azienda o trasferito all'Inps?
R. Se il Tfr rimane in azienda o va all'Inps viene liquidato alla cessazione del rapporto di lavoro, qualunque ne sia la causa. Se era stato trasferito a un fondo, nel caso in cui il lavoratore lavori in un'azienda che si avvale di un altro fondo negoziale, ha diritto al trasferimento. Se il lavoratore rimane disoccupato o va in cassa integrazione, trascorsi sei mesi può chiedere al fondo la liquidazione del 50% della somma versata; trascorsi 48 mesi e permanendo la disoccupazione, può chiedere la liquidazione dell'intera somma.
Repubblica

1.11.06

La concertazione e gli orizzonti temporali


Marco D'Acri
La bagarre che si è sollevata in queste settimane sulla Legge Finanziaria indica un doppio problema per il nostro Paese e per le potenzialità di successo, più che di governo, per l' Unione. Il programma della "Fabbrica" di Romano Prodi è stato votato dagli elettori, pur con una maggioranza esigua, perchè fosse applicato. Uno dei punti fermi di questa strategia era proprio il risanamento dei conti pubblici (parola abusata ma se non altro da interpretare come riallineamento ai parametri comunitari) in una logica di rilancio progressivo dell'economia. Per riaffermare tale fermezza sull'abbattimento di un debito che è stato lasciato in eredità alla nostra generazione da un passato inefficiente, governato da uomini che hanno vissuto sopra le possibilità che l'Italia permetteva (...penso ai governi Craxi soprattutto ed al loro rapporto con l'indebitamento pubblico), si è deciso di affidare il dicastero dell'Economia ad un uomo del rigore, padre teorico della moneta unica, Tommaso Padoa-Schioppa. Uomo riconosciuto da tutti come economista di estremo valore, sul suo nome non si è presentato alcun dubbio nel momento della definizione delle cariche. Ed oggi, durante la prima finanziaria sembra che tutti abbiano cambiato opinione. Innanzitutto sembra che quel programma non valga più e anche tra gli elettori del centrosinistra si è iniziato a discutere di quella ricetta economica. Tutti a protestare per una manovra che è l'avvio di una politica e non il fine ultimo. Anche tra i partiti del centrosinistra si è assistito alla rincorsa della protesta con richieste di aggiustamenti e concertazioni diffuse. L'impressione più grave che si può offrire al Paese non è quella di un governo che vara politiche contestate ma di un governo insicuro pronto a ritornare sui propri passi ad ogni folata di vento e pronto a concedere tavoli di concertazione che sembrano preparati per non scontentare nessuno. Con questo non voglio affermare che il controllo democratico sull'operato di un governo non vada realizzato anche dai cittadini ma preferirei che i tempi delle politiche economiche fossero rispettati concedendo ad una "ricetta" il tempo di essere preparata. Nel frattempo i primi risultati del decreto Bersani iniziano a vedersi. Nessuno ne parla (l'informazione conta anche se si è all'opposizione) ma l'inflazione è scesa di molto e se la crescita del costo della vita rallenta forse si sta già ottenendo una compensazione del sacrificio imposto. Merito delle prime liberalizzazioni e nonostante la "concertazione" con i tassisti. Mi sembra paradossale che a 5 mesi dalle elezioni (di cui 3 estivi con le Camere chiuse) qualcuno già parli di bilanci dopo che il proprio governo durato 5 anni tutto ci ha lasciato tranne che un miracolo economico. Alcide De Gasperi diceva che un politico pensa alle prossime elezioni, uno statista alle prossime generazioni. Un governo che non ha coraggio di scontentare qualcuno per affermare la validità del proprio progetto soffrirà di un'eterna mancanza di statisti.
Marco D'Acri.