27.2.07

Lettera al Presidente Vedovato

Pubblico la lettera che ho scritto al presidente della giunta provinciale di Novara sul tema dell'assemblaggio dei caccia F35 a Cameri (NO). Ho deciso di prendere una posizione equilibrata, visti i diversi punti di vista del nostro movimento.

"Egr. Ill.mo Presidente Vedovato,
Le scrivo perché ho discusso con i miei amici del circolo dei Giovani dell’Italia dei Valori della provincia di Novara il tema degli F35 perché ha toccato i nostri sentimenti.
A nome del mio movimento giovanile, colgo l’occasione per esprimerle il nostro timore per le vicende che si sono susseguite.
I motivi, che scaturiscono queste perplessità, sono i seguenti:
1) Poca chiarezza sul caso e sulla veridicità dei fatti.
Abbiamo letto molte opinioni su fatti che spesso non coincidono.
2) Dubbio sulla veridicità dei nuovi posti di lavoro.
Molti esponenti politici hanno dubitato sul reale aumento dell’occupazione nel nostro territorio.
Non vorremmo che siano i soliti trucchi per farci digerire il progetto; magari si sfrutta molto il precariato e non si creano veri posti di lavoro per il futuro e per i giovani.
3) Forti interessi delle lobby militari.
Non vorremmo che chi ci guadagna siano sempre e solo gli industriali specializzati nel settore militare e commercianti d'armi; credo che il costo per ogni aereo lo dimostrino e il contribuente ci guadagna nulla.
4) Poca trasparenza.
Non vorremo che si verifichino episodi di illegalità. Le somme investite sono altissime e non vorremmo che si sperperi il denaro pubblico.
5) Pericolo per l’ambiente.
Molti danno questo allarme e Lei sa quanto è caro questa tema per i giovani del mio partito.
La tutela della vita e dell'ambiente vengono prima di molti interessi economici.
Inoltre la spesa è estremamente esosa per casse pubbliche. Il progetto verrebbe a costare per la collettività 20 o 30 miliari di euro; pari ai sacrifici di una intera manovra finanziaria.
Però abbiamo riflettuto e non siamo sempre noi a dire cosa sia giusto per il nostro paese. Sappiamo quanto è importante la sicurezza internazionale.
Siamo coscienti che il progetto possa veramente essere utile e sappiamo che se gli aerei non si faranno a Cameri si faranno da qualche altra parte. Quindi un apparato militare ben attrezzato è indispensabile anche per tutelare i cittadini e la nostra democrazia.
Per questo spero che Lei e la Provincia possiate essere l’elemento di garanzia e di tutela per il novarese.
Confidiamo che il progetto abbia un impatto che rispetti l’ambiente, che crei effettivamente un indotto economico interessante e che non si celino interessi che vadano contro la collettività.
Non siamo contrari per principio all’assemblaggio. Ma vorremmo che la Provincia aiuti a verificare come stanno realmente i fatti e che garantisca per questo. Per cui chiediamo che la Giunta provinciale si assuma la responsabilità politica di garantire che l’assemblaggio dei caccia crei veri posti di lavoro, non rovini l’ambiente e che sia pronta a denunciare in qualsiasi momento l’eventuale distorsione dei fatti e i possibili danni agli interessi della cittadinanza.
Per questo noi siamo disposti ad sostenerLa per ogni iniziativa che vada in questa direzione.
Noi Giovani dell’Italia dei Valori abbiamo a cuore le sorti del nostro paese e del nostro territorio novarese.
Per il nostro movimento giovanile la garanzia del rispetto della trasparenza e della legalità, su questo argomento, è molto preziosa.
La ringrazio della Sua attenzione e confidiamo nella Sua preziosa collaborazione nell’interesse comune."


Rebecchi Lorenzo

19.2.07

Quindici anni

Marco D'Acri
Quindici anni fa, era il 17 febbraio 1992, a Milano un pool di giudici arrestò un uomo, Mario Chiesa, che Bettino Craxi definì un mariuolo. Mariuolo, truffatore, approfittatore, comunque uno, solo, battitore libero. Quell'uomo, che guadagnava 2 milioni e mezzo di lire, ne versava tre milioni alla moglie in assegni di mantenimento, qualcosa non quadrava.
Nel tempo quei giudici scrupolosi iniziarono a notare che non era solo Mario Chiesa, ma era pedina di un sistema che aveva reso l'amministrazione socialista del capoluogo lombardo un luogo di affari e di corruzione tra imprese e settore pubblico. Milano in quel momento era specchio dell'Italia alla quale era legatissima da un punto di vista politico. L'Italia con quel processo, con quelle indagini, scoprì l'acqua calda. Scoprì di colpo che tutte le chiacchiere da bar sulle raccomandazioni, sui socialisti a Milano, sui ministri affaristi, su De Mita e l'Irpinia, sulle assegnazioni degli appalti pubblici, sulle strane ricchezze di esponenti politici erano la realtà. Scoprì che quelle insinuazioni che in fondo si sperava non fossero vere, erano nella realtà molto peggio di come ce le si era immaginate. E scoprì che il leader del Psi poteva tranquillamente affermarlo in Parlamento, massima sede di rappresentanza, senza il minimo timore di venire smentito. All'estero i giornali dichiaravano la fine dell'Italia della corruzione e del malaffare.
Allora l'Italia vide in quei giudici una speranza, in tanti si lanciarono in un tifo sfrenato per quel manipolo di togati, che restituivano agli Italiani quella verità che la politica aveva sempre coperto. Se era sistema la Politica avrebbe potuto depenalizzare quei versamenti dalle imprese. Non lo fece ed in questo fu maggiormente colpevole. Nascose perchè nel rendere pubblici quei movimenti di capitale si sarebbe notato che molti non andavano ai partiti ma ai patrimoni personali e talvolta...nei divani...di politici eccellenti. Si sarebbe scoperto che alcune ville di ministri della Sanità erano state pagate con i risparmi sui macchinari di primo soccorso e quindi con le vite di centinaia di persone.
Provarono dei giudici a cambiare le cose. Ci provarono i giudici, da soli, senza il sostegno della Politica che non ebbe il coraggio di ripulire se stessa, che non ebbe il coraggio di escludere dalle proprie fila personaggi condannati per truffa ai danni dello Stato.
Da soli forse commisero degli errori ma la loro opera era quanto di più ottimista l'Italia avesse visto da anni. Induceva all'ottimismo pensare che l'impunità potesse finire, pensare che gli uomini più potenti del Paese affrontassero le proprie responsabilità.
Per chi, come me, in quegli anni tredicenne, si avvicinava alla passione per la cosa pubblica, la figura di giudice era assolutamente esemplare. Sognai di fare il giudice, confermai le mie impressioni quando, nell'estate dello stesso anno, due eroi siciliani persero la vita perché troppo abili nel proprio lavoro.
Poi arrivò Berlusconi che si insediò dicendosi pronto ad appoggiare l'opera moralizzatrice dei giudici milanesi ed offrendo all'uomo simbolo di quelle inchieste, Antonio Di Pietro il Ministero degli Interni. Nei fatti le cose cambiarono quando si scoprì quali erano i precedenti necessari per essere stalliere nella villa di Arcore e quando si intuì di che pasta erano fatta i suoi principali collaboratori, da Previti (oggi condannato per corruzione di giudici e che non fu ministro della Giustizia- avete capito bene, come Dracula a capo dell'AVIS!- solo grazie al veto del Presidente Scalfaro) fino a Dell'Utri (condannato per concorso esterno in associazione mafiosa).
Ma oggi, dopo 15 anni, cosa è cambiato? Il Partito Democratico, futuro partito progressista, battezza se stesso ad Orvieto, dove nelle prime file era seduto De Mita, il governo Prodi annovera tra i propri esponenti Gianni De Michelis, in Parlamento siedono beati Cirino Pomicino e Previti (sì, è ancora lì), la Lega e Alleanza Nazionale che erano con i giudici hanno vissuto le loro prime esperienze di governo proprio in alleanza con il partito di Dell'Utri e dell'imprenditore Berlusconi che tanto deve a Craxi ed infine Andreotti, prescritto per il reato di associazione mafiosa, per poco non è la nostra seconda carica dello Stato!
E quel Di Pietro che fine ha fatto? Non è più giudice, oggi è Ministro. Molti si lamentano del fatto che un pm, dimessosi, diventi politico. Peccato che nessuno si lamenti se altrettanto accade ad avvocati o a concessionari pubblici...mah...chissà che ci sarà di male nell'essere giudici. Ministro dicevamo, proprio di quei lavori pubblici, vera risorsa per le imprese che facevano della corruzione un modo di ottenere appalti. Che quel pm sia lì mi dà fiducia.
Nel frattempo oggi tutti cercano di affermare che la colpa fu sua, che fu forcaiolo, che fu di parte, che per colpa sua vi fu l'affermazione di Forza Italia. Dicono che vi furono pochi capri espiatori, che non indagò in tutte le direzioni e nello stesso tempo che doveva continuare a fare il magistrato. Insomma, l'Italia a quindici anni di distanza, invece di fare i conti con se stessa, li fa con Di Pietro e con quei giudici.
E quel tredicenne, anzi quei tredicenni? Oggi si avvicinano ai trenta e sono tra i pochi ad essere ancora con Di Pietro, con quel pm. Tra i pochi a mantenere la fiducia in quell'uomo e nei suoi sforzi. Sono quel nucleo di idealisti che nel loro piccolo portano avanti quella battaglia di trasparenza nelle proprie realtà. Sono quegli inguaribili ottimisti che trovate in giro per l'Italia con il simbolo del gabbiano. Gli hanno insegnato che non possono essere i giudici a sistemare le cose. Allora provano ad aiutare chi dovrebbe farlo. La Politica.
Marco D'Acri.

18.2.07

Più voti, più prestigio

In questo periodo stiamo per entrare in campagna elettorale e molti di noi saranno impegnati e spero anche candidati. Lo scopo del mio topic è non è quello di imporre una strategia o di applicare una azione politica determinata. Con questo spazio vorrei solo porre l'attenzione sul fatto che dobbiamo impegnare le nostre forze a favore di quelli che tra di noi vogliono metterci la faccia perché non è in corso solo elezione, ma è in ballo qualcosa di più importante: il nostro prestigio all'interno del partito. Vedete io sono iscritto al nostro grande partito e al movimento giovanile; ho intenzione di lavorare più per quest'ultimo che per il partito; spesso mi viene la sensazione di volermi dedicare solo al circolo Giv orientale che a Idv. Questo lo dico perchè lo sconforto è totale. Ma non dobbiamo mai perdere la calma e la serenità, perchè solo a vedere la nostra grande bandiera mi riempio di soddisfazioni e di emozioni. Contano i valori e non le persone; se abbandoniamo, facciamo solo un favore a chi ci vuole male. Dobbiamo continuare a lavorare e a resistere. In tutti gli ambienti c'è sempre la pecora nera che rovina tutto o guasta la festa. La politica è fatta di teste calde. Questo è il primo punto. Secondo punto, la politica è fatta e si fa con i voti; il resto è importante, ma mai come il fatto di prendere più voti degli altri. Quindi io mi metto al servizio di tutti coloro che vogliono candidarsi anche se si tratta di andare a Bardonecchia. E' vero che in politica la cultura è utile, avere buone doti di oratore è importante, avere dei bei programmi è altrettanto importante, essere concreti invece è superlativo, ma alla fine quello che dobbiamo fare è convincere gli elettori a fare la croce sul nostro simbolo quando sono in cabina e scrivere il nostro nome. Perché alla fine si darà: quello è un delinquente ed un emerito ignorante, mentre quello è una persona onesta e molto preparata, però il primo è stato eletto mentre il secondo è stato trombato. Per cui la morale sarà che il primo è capace e bravo, mentre il secondo è un imbecille. Quindi andiamo avanti con tutte le nostre belle iniziative, ma teniamo d’occhio che ciò che conta è che alla fine si deve riuscire a prendere anche più i voti degli altri. Infatti spero molto in una bella figura di D’Acri a Grugliasco e mi metto al suo servizio perchè spero che sia eletto o che comunque faccia una bella figura e prenda un buon numero di voti. Perché solo in questo modo che possiamo far crescere il partito e il movimento giovanile, sia in termine di voti, sia in termine di iscritti e solo in questo modo possiamo avere influenza al momento dei congressi. Voi potreste dirmi che nelle istituzioni contano gli elettori e nel partito contano gli iscritti; ciò è verissimo. Ma gli elettori non sono anche i nostri iscritti, è più voti prendi e più persone ti seguono anche nel partito per stima, per affetto, per le tue capacità e per tue iniziative. E alla fine prendi in mano o perdi il partito a discapito di chi forse è più bravo di te. Altrimenti ci sarà qualcuno che alla fine ti dirà: “ Ma tu quanti voti hai preso”. Credetemi che questa domanda ti spiazza, ti demoralizza, oltre a creare gravi malumori nel partito. Spero di non sentirla mai nel mio movimento giovanile. Per questi motivi chiedo che noi tutti di metterci a disposizione di Marco D’Acri in campagna elettorale perché sta dando tanto per le battaglie dipietriste e per noi giovani in Piemonte. Lo stesso vale per il prossimo fortunato per la prossima campagna elettorale. E per questo vi chiedo di iscrivervi ugualmente all’IDV

perché solo in questo modo possiamo influenzare il partito a favore di noi giovani, che siamo il futuro del nostro paese. Anche se capisco che la disillusione è enorme. Il buon lavoro ci ripagherà.

Rebecchi Lorenzo

15.2.07

Si diceva che ........

Scusate, ma proprio non riesco a capire.
Si diceva che erano pazzi,
si diceva che erano matti,
si diceva che erano malati,
si diceva che erano stati manovrati poteri occulti,
si diceva che erano guidati dai comunisti,
si diceva che erano politicizzati,
si diceva che erano dei torturatori,
si diceva che erano dei persecutori politici,
si diceva che erano dei fuorilegge,
si diceva che erano dei golpisti,
si diceva che erano degli assasini,
si diceva che erano individuosi e gelosi,
si diceva che erano pagati e corrotti da qualcuno,
si diceva che erano, che avevano, che facevano,
ma alla fine hanno incastrato dei presunti terroristi che guarda caso stavano organizzando un attentato proprio contro il vecchio Berlusconi. La vittima illustre della procura di Milano.
Ma perchè non hanno lasciato che lo uccidessero se veramente per 15 anni hanno truccato le prove, condannato degli onesti, arrestato degli innocenti?
A che cosa sarebbero serviti tutti quei sacrifici per impostare accuse lacunose, insufficienti e teoremi insussistenti?
Perchè si sono lasciati scappare un occasione simile? Dopo tante invenzioni, i magistrati potevano sfruttare questa grande occasione.
Ma che strano, l'Italia non la capirò mai.

Rebecchi Lorenzo

11.2.07

Ultimo stadio


Roberto Barbieri


Il Consiglio comunale di Torino, oggi 12 febbraio 2007, approverà un protocollo d'intesa tra la Città e la Juventus SpA che consentirà di fatto alla società bianconera di radere al suolo lo stadio Delle Alpi (costruito appena 17 anni fa per Italia '90 e costato 220 miliardi di lire) e inoltrare una richiesta di finanziamento di 120 milioni di euro per costruirne uno nuovo di zecca. Tutto ciò, ci dicono, viene realizzato per poter ospitare anche a Torino le partite dei campionati europei del 2012, nell'eventualità che questi vengano assegnati all'Italia. Ma quei soldi, che verrebbero anticipati dall'Erario, serviranno anche per costruire la nuova cittadella commerciale della Juventus.
Nell’epoca in cui le società calcistiche sono anche SpA, un mastodontico finanziamento pubblico a tasso zero altera non solo la competizione sportiva, ma pure il mercato azionario. In questa città, poi, la questione stadi assume toni da tragicommedia. Dopo aver ottenuto anni fa dal Comune per 25 milioni (meno di un terzo del valore commerciale) il Delle Alpi e il terreno circostante, senza aver mai provveduto alla ristrutturazione a proprie spese, che era alla base dell’accordo, la Juventus SpA in autunno ha dichiarato che avrebbe finalmente cominciato ad adeguare l’impianto secondo le norme UEFA e la Legge Pisanu, per un costo di 18 milioni, rendendolo disponibile per Euro 2012. Dopo pochi mesi, fiutando la possibilità di finanziamenti pubblici, si è passati dalla semplice ristrutturazione allo stadio faraonico, comprensivo di centri commerciali. Il preventivo è lievitato ad almeno 120 milioni di euro, anticipati inconsapevolmente dai gentili contribuenti italiani. Con molti meno soldi sarebbe possibile adeguare un impianto di proprietà del Comune come lo stadio Olimpico: è un impianto inaugurato da meno di un anno, pensato unicamente per le Olimpiadi, decantato come lo stadio più moderno d'Italia, ma che soprattutto a causa della scarsa capienza rischia di essere abbandonato a breve anche dal Torino FC. In un paese come il nostro, in eterna difficoltà con servizi e denaro pubblico, è vergognoso versare una cifra simile nelle casse di una privata SpA. Il sindaco Chiamparino ripete che dalle casse comunali non uscirà un euro. È una giustificazione che non regge: il Credito Sportivo fornisce finanziamenti pubblici, e anche se non derivano da imposte comunali, ma statali, sempre di soldi nostri si tratta. Se pure si decidesse, per ragioni logistiche, di candidare il Delle Alpi invece dell’Olimpico, sarebbe inconcepibile sostenere un finanziamento superiore ai 18 milioni effettivamente necessari per poter giocare gli Europei a Torino. Lo Stato deve provvedere alla necessità, non al lusso. Non si capisce inoltre cosa c’entrino le attività commerciali con il Credito Sportivo e quindi perché questo dovrebbe finanziarne la costruzione. Se un privato cittadino decide di intraprendere un’attività commerciale, sopporta sulle sue spalle i costi dell’iniziativa. Se lo fa la Juventus SpA, le sue spese sono finanziate a tasso zero con i nostri soldi.
Per questo motivo lancio un ultimo, accorato, appello ai consiglieri comunali: valutate bene cosa andate a votare, non agite unicamente per spirito di appartenenza ad una maggioranza, che oltre tutto nel programma elettorale non prevedeva assolutamente omaggi alla Juventus SpA.

No ad armi distruzioni di massa a Cameri

Il 7 febbraio il nostro sottosegretario alla difesa Lancieri (DS) ha siglato a Washington un accordo con il vicesegretario alla difesa maericano Gordon England per la produzione di 250 aerei cacciabombardieri con alta capacità distruttiva e di trasporto di ordigni nucleari.
Il progetto prevede che l'assemblaggio di questi caccia sia effettuato presso l'aereoporto militare di Cameri. Saranno utilizzati 250 milioni di euro per costriure uno stabilimento utile per l'assemblaggio dentro l'aereoporto.
Questi velivoli costerebbero tra i 150 milioni di euro e 250 milioni di euro l'uno.
Inoltre il ministero della difesa dovrebbe comprarne 113 di questi modelli.
Si prospetta la creazione di 2.000 nuovi posti di lavoro per il territorio novarese e quindi il riflusso di ricchezza dovrebbe essere fortemente interessante.
Vi scrivo perchè ne ho discusso con i miei amici del GIV di Novara e siamo arrivati ad un punto fermo: vogliamo chiarezza sulla vicenda.
Non siamo favorevoli alla situazione che si sta creando per i seguenti motivi:
1) ritengo che vi sia poca chiarezza sul caso e sulla veridicità dei fatti; senza chiarezza non si può prendere decisioni su temi delicati; se ci nascondono qualcosa vuol dire che sotto c'è qualcosa di losco. Avete mai visto che una caserma costriusce delle armi di tale portata? E' come se in una scuola si costruissero le sedie e le cattedre per alunni e insegnanti;
2) non credo che ci sarano centinaia o addirittura migliaia di lavoratori occupati. Si fanno solo promesse e non è affidabile chi da cifre così elevate sull'occupazione. La nostra storia politica ce l'ho già insegnato;
3) penso che chi ci guadagna sono sempre e solo gli industriali specializzati nel settore militare e commercianti d'armi; credo che il costo per ogni aereo lo dimostrino; le lobby militari sono sempre dentro l'entorouge della politica, come DicK Chenney, grande indutriale militare americano e vicepresdente degli USA e Cesare Previti, amminstratore delegato dell'Oto Melara, altra grande azienda bellica italiana e la lista potrebbe essere più lunga;
4) sostengo che vi siano seri rischi di corruzione se non si dice tutta la verità;
si pensi al caso Lochkeed ed al finaziamento delle campagne elettorale dei presidenti americani da parte dei lobbisti militari;
5) il segretario provinciale IDV novarese, Renzo Tognetti, spesso in consiglio provinciale ha preso posizioni a favore della Agusta che è la principale fornitrice del progetto, nonchè è il suo datore di lavoro (a casa mia si chiama conflitto di interessi).
Inoltre Tognetti rompe le scatole quando gli aerei della Malpensa danno fastidio al suo giardino, ma quando è il suo padrone a produrli per scopi militari allora va tutto bene. Per questi motivi gli scriverò perchè si astenga da ogni forma di adesione al progetto nelle sedi istituzionali.
Ma al di là delle questioni che possono essere minoritarie, non credo che la creazione di posti di lavoro sia giustificata con la produzione di armi di distruzione di massa, quando gli equilibri mondiali vengono mantenuti per le bombe atomiche e non per qualche missile rivoluzionario.
Non dimentichiamo anche l'allarme lanciato da alcuni ambientalisti per i rischi sul territorio e per l'incolumità dei cittadini per i danni all'ambiente, che potrebbe nascere con tale produzione.
L'etica prima di tutto. La tutela della vita e dell'ambiente viene prima di molti interessi economici e poi il denaro pubblico si potrebbe investire per altri progetti che possono portare molti vantaggi economici, sociali e politici.
Si rischia di aumentare le spese militari quando il programma dell'Unione prevedeva invece la riduzione delle stesse.
Inoltre la spesa è estremamente esosa per casse pubbliche. Il progetto verrebbe a costare per la collettività 20 o 30 miliari di euro. Praticamente i contribuenti dovrebbe buttare nel nulla dei sacrifici di una intera manovra finanziaria per comprare degli aerei che non so cosa servano e non so a chi siano utili.
Noi giovani dobbiamo fare i precari, i disoccupati, dobbiamo risparmiare una vita per comprare una casa e fare salti mortali per permetterci una vacanza e poi alla fine ci raccontano un mucchio di balle per fare 250 aerei che arricchiscono solo le lobby politiche e militari.
A questo progetto hanno già rinunciato altri paesei europei come la Germania, Gran Bretagna, Belgio e Norvegia e sarebbe piacevole che rinunci il nostro governo.
Non posso tollerare che si realizzando un progetto molto costoso per distruggere delle vite umane. Credo che ci stanno raccontando dei fatti poco chiari e si voglia far credere all'opinione pubblica che il progetto porterò molti posti di lavoro. Non credo a questa versione perchè si dovranno trovare i fondi per farlo e sappiamo già da chi li prenderanno. Questo è uno spreco del denaro pubblico.
Mi sembra di vivere una balla sensazionale. Ho già sentito dire molte volte che un progetto è utile per tutti poi alla fine è utile solo a qualche politico, a qualche crimimale e dannoso per i tutti cittadini.
Vi ricordarte che in Irak si doveva intervenire per distruggere le armi di distruzine di massa che poi non si sono trovate. Vi ricordate che il dossier che i servizi segreti di Roma passarono a Bush, sul fatto che il governo iracheno era interessato a prendere materiale radioattivo nella zona del Niger in Nigeria, doveva costituire la prova che Saddam voleva costriure armi altamente distruttive? Poi si è scoperto che quel dossier era tutto falso. Secondo me non siamo molto lontani.
La vita umana va rispettata perchè è un bene molto prezioso e non ci va di guadagnare sul sangue di uomini innocenti e sulla tragedia di intere popolazioni.
Le armi di distruzione di massa possono farle pagare a qualche altro governo più boccalone del nostro e i nostri soldi ce li spendiamo in maniera più utile per i nostri concittadini.

Rebecchi Lorenzo

6.2.07

Sogni e cielo

dedicato ad un vero, grande amico

Marco D'Acri
I sogni sono strade, sentieri, fughe. Quando tutto sembra impossibile, quando i giganti si frappongono tra te e la speranza, quando non comprendi il linguaggio degli altri perché da sempre provi a proporre un nuovo vocabolario, i sogni finiscono in prigione. E lì dentro ti sembrano folli, così ideali da essere al limite dell’ingenuità, ripetitivi ed inapplicabili. Tra quelle mura i sogni rimbombano, vivono solo nella tua testa, perdono vigore. Poi, basta uno spiraglio, una feritoia, una ferita, anche dolorosa. E il carcere diventa galoppata nella steppa, corsa pazza verso la meta. Corsa dell’anima. Del cielo sotto i piedi. Ed alla fine della corsa non trovi la fine. Trovi te stesso, la forza dei tuoi sogni e l’oblio dei giganti.

Caro amico, sulla tua strada troverai tantissimi giganti, tantissimi pronti a chiudere qualsiasi feritoia nel muro di quel carcere, perché nessuno è più pericoloso di un idealista. I giganti non possono capirti e quindi preferiscono non parlare con te. Continueranno a parlare con i mini-giganti, che almeno riusciranno a controllare. Non te ne curare, guarda avanti, cerca la tua feritoia, la steppa ed il cielo ti aspettano. Buon viaggio, amico Davide. Dimentica Golia.
Marco D’Acri
liberamente ispirato a Gianluca Fanetti

5.2.07

Grande Leoluca!

Leoluca Orlando ha stravinto con il 72% dei concensi le primarie del centrosinistra a Palermo e sara' dunque il candidato dell'Unione a sindaco di Palermo nelle amministrative di primavera. Orlando, di Italia dei Valori, sostenuto anche da Margherita, Udeur e Sdi, ha raccolto 11.919 voti con un'investitura molto ampia che lo lancia nella corsa per cercare di riconquistare Palazzo delle Aquile, dov'e' stato gia' sindaco per un totale di 11 anni, dal 1985 al 1990 e dal 1993 al 2000. Molto staccati gli altri due candidati alle primarie: Alessandra Siragusa, presidente locale dell'associazione Emily e appoggiata dai Ds, ha avuto 3.887 suffragi pari al 20,11% mentre l'eurodeputato di Rifondazione comunista, Giusto Catania, con a fianco oltre che suo partito anche Pdci e Primavera siciliana, si e' fermato al 7,88 % e 1.523 voti. L'affluenza alle urne, nei 26 gazebo approntati nella varie circoscrizioni elettorali della citta', e' stata in linea con l'obiettivo di 20 mila partecipanti che l'Unione si era prefisso: a votare sono 19.445 sostenitori del centrosinistra. C'e' un calo comunque rispetto ai 22.119 elettori che si erano espressi alla consultazione per scegliere il candidato presidente della Regione (aveva vinto Rita Borsellino), e una contrazione ancora maggiore rispetto ai 25.290 che erano andati a votare alle primarie nazionali che avevano confermato la leadership di Romano Prodi.
Complimenti dal GIV Piemonte!
Pierpaolo Laurenti

4.2.07

Una questione di serietà


Roberto Barbieri
Le recenti disavventure parlamentari del centrosinistra devono per forza portarci ad una riflessione: mentre alla Camera godiamo di un numero di deputati che la legge elettorale comunque riserva alla coalizione vincente, quindi sufficiente per governare (il cosiddetto premio di maggioranza), al Senato dobbiamo quotidianamente fare i conti su chi c'è e chi non c'è, su chi ha il raffreddore ed è rimasto a casa o sul Senatore a vita di turno che cortesemente è disposto a darci una mano.... Va da sé che non si può andare avanti così per 5 anni!

Già a luglio Romano Prodi aveva esortato i suoi ministri e sottosegretari che erano stati eletti in Senato a scegliere: o fate il senatore a tempo pieno e state in aula a votare oppure se volete stare nel Governo dovete lasciare il posto di senatore a qualcun altro. Livia Turco e qualche sottosegretario avevano subito accettato rassegnando le dimissioni da senatore, dimissioni mai convalidate dall'Aula (guarda caso è sempre mancato il numero legale quando si trattava di votare la surroga). Clemente Mastella, Guardasigilli ma anche Senatore della Repubblica, fa i salti mortali per partecipare ad ogni seduta della Camera dei Lord nostrana, ma verrebbe da dirgli di pensare un po' di più alla nostra giustizia allo sbando che non a prendersi il gettone di presenza ogni qual volta pigi il bottoncino posto sul suo scranno di Palazzo Madama.

Ora, dopo l'ennesimo autogol (Odg approvato dal centrodestra sulla base militare di Vicenza), il premier deve prendere dei provvedimenti urgentissimi: se entro un mese gli interessati non si dimettono, li deve cacciare dal Governo. Costi quel che costi! E' una questione di serietà. E di responsabilità.

Oltre all'attuale "emergenza numerica" in Senato, sarebbe anche il caso di affrontare la questione delle incompatibilità elettive. Se un soggetto che fa il Ministro (esecutivo), è anche contemporaneamente Senatore (legislativo), potrebbe trovarsi in situazione di conflitto d'interesse. Il controllore che controlla sè stesso. Colui che approva una legge varata da....sè stesso. Il parlamentare che deve dare o meno la fiducia a.... sè stesso. Nelle Amministrazioni locali chi è stato eletto consigliere comunale o provinciale non può fare, per legge, l'Assessore. E se lo vuole fare, è costretto a dimettersi da consigliere. Nelle Regioni la legge non c'è, ma merita un plauso Mercedes Bresso, Governatore del Piemonte, che ha imposto una incompatibilità di carattere morale ai suoi assessori. Se non ti dimetti da consigliere, in Giunta non ci entri! E infatti così è stato. Se sei consigliere fai la tua attività di proposta e di controllo, stai in Aula e non assumi altri incarichi che ti impegnano all'esterno. Se invece sei Assessore dedichi tutto il tempo che serve a svolgere la tua funzione di Governo e in Aula ci vai solo quando devi rispondere ad interpellanze o presentare PL.

La democrazia serve anche a far funzionare meglio la macchina pubblica. Ma se rinunciamo ad applicarla c'è da chiedersi per quale motivo sia stata inventata.

Voto per l'indipendenza

Ho letto dal verbale della riunione dell’esecutivo nazionale GIV che non si è ottenuta alcuna posizione in riferimento alla questione se collocare il GIV come dipartimento IDV o come associazione autonoma.
Il dibattito mi interessa molto perché la questione sarebbe se diventare un organo del partito o se rimanere un’associazione politica indipendente dal partito, ma che si lega ad esso per l’ideologia fondante, il programma, lo statuto e le battaglie che conduce a livello locale, nazionale e internazionale.
Io spero che la discussione porti al convincimento che sia meglio rimanere autonomi, perché altrimenti il fatto di essere dipendenti da IDV comporterebbe la sottomissione a logiche di partito che in alcune regioni e province porta all’annullamento dell’esistenza del movimento giovanile.
Quel che è peggio è porterebbe all’inefficacia delle battaglie e quelle iniziative che stanno a cuore a qualunque soggetto composto da giovani.
Invece è propria la sua indipendenza dal partito che costituisce il suo grande punto di forza.
La perdita di questa autonomia si ripercuoterebbe anche a livello locale, non solo nazionale.
Diventare un dipartimento di IDV porterebbe ad obbedire al responsabile che può non avere alcun interesse ad ascoltare le nostre ragioni, ad esaminare le nostre proposte ed a far emergere le personalità forti, capaci e intraprendenti che nascono da ogni gruppo giovanile.
Il rischio sarebbe quello di perdere quelle risorse umane che sono la linfa vitale della nostra associazione, ma anche perdere una risorsa insostituibile per il partito.
Oltre a configurarsi il rischio di perdere molti voti, rischiamo di disperdere per strada quei giovani che vogliono dare il loro contributo umano, culturale e professionale al partito.
Non è giusto che molti giovani che, come me, credono negli ideali di libertà, di giustizia, di legalità e di trasparenza vedersi sottomettere o abbandonare i propri progetti perché devono obbedire all’ordine di partito.
Non è corretto che tante nuove leve che si affacciano alla politica con l’entusiasmo per dare un aiuto alla società civile, devono rimanere delusi perché trovano dirigenti arroganti, presuntuosi, incapaci e interessati solo alla conservazione della loro poltrona e del proprio pacchetto elettorale.
Non voglio più vedere giovani, e non solo giovani, andarsene illusi e amareggianti, sbattere la porta perché pensavano che noi eravamo veramente quello che in nostro indiscusso leader Antonio Di Pietro incarna nei loro cuori.
Noi siamo la vera speranza per il futuro del partito e del nostro paese, non sciupiamo altre occasioni.
Non distruggiamo le ambiziosi di altri nostri amici che potremmo incontrare per strada.

Rebecchi Lorenzo

2.2.07

Una sera con Don Ciotti

Lunedì scorso, nel mio Comune, Grugliasco, ho trascorso una serata fantastica in compagnia di un sacerdote assolutamente straordinario e di qualche centinaio di grugliaschesi. Chi non conosce Don Ciotti, soprattutto a Torino? Immaginate una sala consiliare strapiena, con persone di tutte le età in piedi, stipate ovunque, ed un uomo al centro, lì, a ricreare l'atmosfera di una comunità che si ritrova intorno ad un esempio, alla sua parola, al suo messaggio. Parlare di bullismo, banale forse, scontato, ma non per Don Luigi Ciotti. Lui che da bambino, figlio di migranti, ha conosciuto l'isolamento e la sua stessa aggressività di reazione, sa benissimo che dietro le violenze dei più giovani o dei bambini, c'è bisogno di affetto, di comprensione, di dialogo e anche di fermezza. Nel racconto della sua infanzia il significato della discriminazione. Lui, che viveva nella baracca di un cantiere, la sentiva la più bella casa possibile, come ogni bambino vede la propria, una casa dove era la mascotte di tutti, dove il migliore amico era il gruista, in grado di portarlo fino a toccare il cielo. E poi la scuola, l'isolamento da parte di chi era della Torino bene, e da parte della sua stessa maestra, la coscienza che quella casa che per lui era paradiso, per gli altri era inferno. L'arroganza del confronto, la violenza delle etichette che alla fine scatenano la reazione di un bambino alla ricerca di socialità. Assenza di socialità e di dialogo. Questo accomuna i migranti della generazione dei nostri padri, con i migranti di oggi, violentati anch'essi nella loro dignità, giudicati in anticipo, morti troppo spesso nelle acque che li dividevano dalla speranza di una nuova terra, di un riscatto umano. Partire dal cuore per parlarsi, questa la ricetta di Don Ciotti. E parlarsi anche nelle case, parlare ai figli che si chiudono, parlare ai figli che preferiscono comunicare con tastiere senza volto piuttosto che lanciarsi nel fascino della vita. Parlare agli adolescenti, che a volte, senza perché, si tolgono la vita, giovanissimi. Forse anche a loro sarebbe bastata una parola in più, una parola dal cuore. E infine Don Ciotti ha toccato il tema dell'omosessualità, dove l'invadenza di certuni arriva ad affibiare etichette che non rispettano il mistero degli uomini e che non fanno altro che provocare nuove sofferenze. Sentire Don Ciotti vuol dire riscaldare il cuore, riaffermare il nostro umanesimo, percepire i concetti di socialità e comunità. Che bella serata, Don Ciotti. Ho deciso che vorrò partecipare ad un campo di Libera, vivere l'antimafia dall'azione di base. Sperando di poter riascoltare un sacerdote che prima di tutto è un esempio assoluto. Grazie Don Luigi, in tantissimi ti vogliamo bene.
Marco D'Acri.

1.2.07

Miniriflessione

Stamattina una moglie si è lamentata di suo marito. Nel pomeriggio il consorte si è scusato rinnovando dichiarazioni di amore. In serata Vespa e Mentana sono d'accordo, bisogna parlarne a "reti unificate", con politici di destra e sinistra. Io non seguo il gregge e il mio pensiero finisce qui. Lascia però basiti il nostro sistema televisivo. Qualcuno dovrebbe spiegarmi come si può pensare che non ci sia difetto di concorrenza. Eppure molti ancora lo sostengono. Povera Italia.
Marco D'Acri