4.2.07

Una questione di serietà


Roberto Barbieri
Le recenti disavventure parlamentari del centrosinistra devono per forza portarci ad una riflessione: mentre alla Camera godiamo di un numero di deputati che la legge elettorale comunque riserva alla coalizione vincente, quindi sufficiente per governare (il cosiddetto premio di maggioranza), al Senato dobbiamo quotidianamente fare i conti su chi c'è e chi non c'è, su chi ha il raffreddore ed è rimasto a casa o sul Senatore a vita di turno che cortesemente è disposto a darci una mano.... Va da sé che non si può andare avanti così per 5 anni!

Già a luglio Romano Prodi aveva esortato i suoi ministri e sottosegretari che erano stati eletti in Senato a scegliere: o fate il senatore a tempo pieno e state in aula a votare oppure se volete stare nel Governo dovete lasciare il posto di senatore a qualcun altro. Livia Turco e qualche sottosegretario avevano subito accettato rassegnando le dimissioni da senatore, dimissioni mai convalidate dall'Aula (guarda caso è sempre mancato il numero legale quando si trattava di votare la surroga). Clemente Mastella, Guardasigilli ma anche Senatore della Repubblica, fa i salti mortali per partecipare ad ogni seduta della Camera dei Lord nostrana, ma verrebbe da dirgli di pensare un po' di più alla nostra giustizia allo sbando che non a prendersi il gettone di presenza ogni qual volta pigi il bottoncino posto sul suo scranno di Palazzo Madama.

Ora, dopo l'ennesimo autogol (Odg approvato dal centrodestra sulla base militare di Vicenza), il premier deve prendere dei provvedimenti urgentissimi: se entro un mese gli interessati non si dimettono, li deve cacciare dal Governo. Costi quel che costi! E' una questione di serietà. E di responsabilità.

Oltre all'attuale "emergenza numerica" in Senato, sarebbe anche il caso di affrontare la questione delle incompatibilità elettive. Se un soggetto che fa il Ministro (esecutivo), è anche contemporaneamente Senatore (legislativo), potrebbe trovarsi in situazione di conflitto d'interesse. Il controllore che controlla sè stesso. Colui che approva una legge varata da....sè stesso. Il parlamentare che deve dare o meno la fiducia a.... sè stesso. Nelle Amministrazioni locali chi è stato eletto consigliere comunale o provinciale non può fare, per legge, l'Assessore. E se lo vuole fare, è costretto a dimettersi da consigliere. Nelle Regioni la legge non c'è, ma merita un plauso Mercedes Bresso, Governatore del Piemonte, che ha imposto una incompatibilità di carattere morale ai suoi assessori. Se non ti dimetti da consigliere, in Giunta non ci entri! E infatti così è stato. Se sei consigliere fai la tua attività di proposta e di controllo, stai in Aula e non assumi altri incarichi che ti impegnano all'esterno. Se invece sei Assessore dedichi tutto il tempo che serve a svolgere la tua funzione di Governo e in Aula ci vai solo quando devi rispondere ad interpellanze o presentare PL.

La democrazia serve anche a far funzionare meglio la macchina pubblica. Ma se rinunciamo ad applicarla c'è da chiedersi per quale motivo sia stata inventata.