4.2.07

Voto per l'indipendenza

Ho letto dal verbale della riunione dell’esecutivo nazionale GIV che non si è ottenuta alcuna posizione in riferimento alla questione se collocare il GIV come dipartimento IDV o come associazione autonoma.
Il dibattito mi interessa molto perché la questione sarebbe se diventare un organo del partito o se rimanere un’associazione politica indipendente dal partito, ma che si lega ad esso per l’ideologia fondante, il programma, lo statuto e le battaglie che conduce a livello locale, nazionale e internazionale.
Io spero che la discussione porti al convincimento che sia meglio rimanere autonomi, perché altrimenti il fatto di essere dipendenti da IDV comporterebbe la sottomissione a logiche di partito che in alcune regioni e province porta all’annullamento dell’esistenza del movimento giovanile.
Quel che è peggio è porterebbe all’inefficacia delle battaglie e quelle iniziative che stanno a cuore a qualunque soggetto composto da giovani.
Invece è propria la sua indipendenza dal partito che costituisce il suo grande punto di forza.
La perdita di questa autonomia si ripercuoterebbe anche a livello locale, non solo nazionale.
Diventare un dipartimento di IDV porterebbe ad obbedire al responsabile che può non avere alcun interesse ad ascoltare le nostre ragioni, ad esaminare le nostre proposte ed a far emergere le personalità forti, capaci e intraprendenti che nascono da ogni gruppo giovanile.
Il rischio sarebbe quello di perdere quelle risorse umane che sono la linfa vitale della nostra associazione, ma anche perdere una risorsa insostituibile per il partito.
Oltre a configurarsi il rischio di perdere molti voti, rischiamo di disperdere per strada quei giovani che vogliono dare il loro contributo umano, culturale e professionale al partito.
Non è giusto che molti giovani che, come me, credono negli ideali di libertà, di giustizia, di legalità e di trasparenza vedersi sottomettere o abbandonare i propri progetti perché devono obbedire all’ordine di partito.
Non è corretto che tante nuove leve che si affacciano alla politica con l’entusiasmo per dare un aiuto alla società civile, devono rimanere delusi perché trovano dirigenti arroganti, presuntuosi, incapaci e interessati solo alla conservazione della loro poltrona e del proprio pacchetto elettorale.
Non voglio più vedere giovani, e non solo giovani, andarsene illusi e amareggianti, sbattere la porta perché pensavano che noi eravamo veramente quello che in nostro indiscusso leader Antonio Di Pietro incarna nei loro cuori.
Noi siamo la vera speranza per il futuro del partito e del nostro paese, non sciupiamo altre occasioni.
Non distruggiamo le ambiziosi di altri nostri amici che potremmo incontrare per strada.

Rebecchi Lorenzo