31.1.07

Successo o insuccesso

Vi scrivo perché ho notato che spesso avvengono degli avvenimento che dovrebbero essere dei successi per storia del nostro paese e invece passa subito nel dimenticatoio.
Se ne parla, magari con euforia, ma poi non emerge nulla fino a quando non ci accorgiamo che l’emergenza non è superata ed anzi siamo ancora dilaniati dal solito problema che esiste da molti decenni.
Di cosa parlo? Della mafia, della camorra, del ‘ndrangeta, sacra corona unita ed ancora della mafia albanese, russa, ucraina, nigeriana ecc.
Infatti recentemente sono stati arrestati presunti mafiosi vicini alla cosca erede di Bernardo Provenzano e sono stati sequestrati circa 16 milioni di euro di profitti ottenuti illecitamente.
Credo che questa si una vittoria di tutte quelle forze impegnate sul territorio a tutela la sicurezza dei cittadini. E’ un successo non solo delle forze dell’ordine, ma di quelle organizzazioni civili che ogni giorno sudano e resistono di fronte all’arroganza del potere criminale.
Se ne è parlato sui telegiornali molto il giorno stesso; abbiamo letto qualcosa sui giornali, ma il giorno dopo ancora tutto ha ripreso a marciare come se non ci avessimo guadagnato nulla.
Ma come? Pochissimi politici hanno esultato. Molti invece si sono defilati, mentre altri hanno tenuto la bocca chiusa. Pochi complimenti per i nostri militari, alla Polizia, ai nostri magistrati che sono impegnati in prima linea.
Mentre per quanto riguarda la vicenda della bella e viziata Veronica, che non fa altro che spendere i soldi del maritino, diventa la prima notizia dei telegiornali e organizzano nella prima serata televisiva degli approfondimenti sull’argomento.
Ma perché allora della vittoria contro il vertice della mafia, che viene decapitata proprio quando cerca di riorganizzarsi o gli sta per rinascere la testa, le si dedica lo spazio pari a quello che viene concesso per la pubblicità del Kinder Bueno.
Non dovremmo invece parlare di più del fenomeno che rovina la vita e il futuro dei giovani, che ha fatto più morti di tutte le stragi terroristiche, che soffoca le imprese, che defrauda le casse dello Stato, che frena lo sviluppo e che crea disoccupazione?
Non dovremmo parlarne di più per far conoscere ai cittadini la situazione attuale e per intuire quali vantaggi potremmo avere se cercassimo di collaborare e non convivere con le società e le logiche mafiose?
Non potremmo parlarne più spesso per dare entusiasmo ai cittadini per le conquiste ottenute contro i delinquenti? Per dare coraggio alla popolazione ormai depressa e disillusa per la situazione sociale che non cambia mai? Per ridare fiducia ai cittadini nei confronti delle istituzioni?
Potremmo spiegare i danni che crea alla collettività per recuperare quel terreno di legalità che ci appartiene, in modo che non ci sia un’altra immigrazione di giovani in cerca di un futuro migliore.
Ma il mio dubbio è e rimane sempre lo stesso sul fatto che ogni volta si cerca sempre di parlare il meno possibile di organizzazioni criminali o quando si vuole deviare l’argomento. Si tenta di non dare troppe informazioni perché meno il cittadino conosce la realtà e più è facile preda delle logiche di potere.
Credo che noi non abbiamo bisogno della mafia, ma a qualcuno quella sporca realtà fa troppo comodo ed è e rimarrà una risorse insostituibile per continuare a godere dei privilegi che arrivano da certe poltrone.

Lorenzo Rebecchi

28.1.07

Grazie Frankie!

DEDICATA AD UN NOSTRO CARISSIMO AMICO... IL TESTO E' FANTASTICO! W LE UNIVERSIADI! W L'ITALIA! W IL PIEMONTE! W TORINO! W IL GIV!

Sono intorno a noi, in mezzo a noi, in molti casi siamo noi a far promesse senza mantenerle mai se non per calcolo, il fine è solo l'utile, il mezzo ogni possibile, la posta in gioco è massima, l'imperativo è vincere - e non far partecipare nessun altro - nella logica del gioco la sola regola è esser scaltro : niente scrupoli o rispetto verso i propri simili perché gli ultimi saranno gli ultimi se i primi sono irraggiungibili. Sono tanti, arroganti coi più deboli, zerbini coi potenti, sono replicanti, sono tutti identici, guardali : stanno dietro a maschere e non li puoi distinguere. Come lucertole s'arrampicano, e se poi perdon la coda la ricomprano. Fanno quel che vogliono si sappia in giro fanno: spendono, spandono e sono quel che hanno...

Sono intorno a me ma non parlano con me... Sono come me ma si sentono meglio...

.. e come le supposte abitano in blisters full-optional, con cani oltre i 120 decibels e nani manco fosse Disneyland, vivon col timore di poter sembrare poveri : quel che hanno ostentano, tutto il resto invidiano, poi lo comprano, in costante escalation col vicino costruiscono : parton dal pratino e vanno fino in cielo, han più parabole sul tetto che S.Marco nel Vangelo.. Sono quelli che di sabato lavano automobili che alla sera sfrecciano tra l'asfalto e i pargoli, medi come i ceti cui appartengono, terra-terra come i missili cui assomigliano. Tiratissimi, s'infarinano, s'alcolizzano e poi s'impastano su un albero - boom! - Nasi bianchi come Fruit of the Loom che diventano più rossi d'un livello di Doom..

Ognun per sé, Dio per sé, mani che si stringono tra i banchi delle chiese alla domenica - mani ipocrite - mani che fan cose che non si raccontano altrimenti le altre mani chissà cosa pensano - si scandalizzano - Mani che poi firman petizioni per lo sgombero, mani lisce come olio di ricino, mani che brandiscon manganelli, che farciscono gioielli, che si alzano alle spalle dei fratelli. Quelli che la notte non si può girare più, quelli che vanno a mignotte mentre i figli guardan la tv, che fanno i boss, che compran Class, che son sofisticati da chiamare i NAS, incubi di plastica che vorrebbero dar fuoco ad ogni zingara ma l'unica che accendono è quella che da loro l'elemosina ogni sera, quando mi nascondo sulla faccia oscura della loro luna nera..

27.1.07

Il giorno della memoria

Primo Levi. "Se questo è un uomo".

Voi che vivete sicuri
,
Nelle vostre tiepid
e case,
Voi che trovate tornando a sera
,
Il cibo caldo e visi amici:


Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sí o per un no.


Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo

Come una rana d'inverno.


Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;

Ripetetele ai vostri figli.


0 vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,

I vostri nati torcano il viso da voi.

Oggi è il 27 gennaio, il giorno della memoria. Memoria dei crimini contro l'umanità, memoria di crimini avvenuti nella nostra Europa, così pochi anni fa da avere ancora dei testimoni che hanno vissuto quelle tragedie e che possono raccontarcele. Tacciano i revisionisti, ascoltiamo le storie, storie di uomini e donne che hanno conosciuto il Male, il Male terreno, il Male degli uomini. Ascoltiamo loro. Siamo un'organizzazione giovanile. E' nostro dovere essere memoria. Tra qualche anno i testimoni non ci saranno più e toccherà a noi trasmettere il ricordo, senza banalizzarlo, senza fare finta che sia storia lontana da noi. Il nostro Paese è stato copartecipe, scelse un regime connivente con quelle persecuzioni, ed è compito di uno Stato serio fare i conti con il proprio passato ed assumersene la responsabilità. A questo serve il giorno della Memoria. Il Male torna, ciclico e inesorabile. E' tornato nei Balcani, pochi anni fa, vive negli scontri etnici africani, vive nelle persecuzioni che troppi popoli ancora subiscono. Essere memoria vuol dire essere anticorpi. La democrazia liberale, i diritti umani, la difesa delle minoranze, tutti principi dei quali dobbiamo essere difensori e che non dovremo mai dare per scontati. La Storia insegna solo a chi ha Memoria. Speriamo che gli uomini possano imparare.

Un'ultima cosa. Per l'occasione del 27 gennaio, il museo di Buchenwald ha messo in rete il suo archivio fotografico. E' un doloroso ma necessario viaggio per capire quello che è successo. Ecco il link: http://www.buchenwald.de/fotoarchiv/.
Marco D'Acri

26.1.07

Addio Federica!

Marco D'Acri
Cara Federica, stasera voglio pensare un po' a te ed offrirti questo messaggio di commiato. Quando penso che il tuo anno di nascita è stato il 1990 mi viene da urlare al cielo una rabbia che non trova sfogo.
Una spina di un macchinario nella presa sbagliata. Forse, o forse è qualcosa in più. Trovare la morte in un ospedale, dove vai per curarti. Trovare la morte nella terra che ti ha dato i natali e li ha dati anche al sottoscritto.
Perché? Perché vivere al Sud uccide, vivere al Sud come cittadini di serie B, vivere al Sud dove corruzione e malaffare privano la Sanità delle risorse essenziali. E' uno sfogo, prendilo così. Hai amato la tua terra, ne sono certo, la amo anch'io ma non riesco a rassegnarmi. A pensare che nel nostro Paese si possa morire così.
Forse è stata solo una spina. Forse no. Abitavi in una città dalla altissima presenza malavitosa. Conterà qualcosa. Conterà qualcosa se molti medici, molti tecnici, molti infermieri vengono assunti con logiche clientelari e non per meritocrazia. Conterà qualcosa se al Sud crescono le convenzioni con strutture private, talvolta in odore di mafia, reindirizzando così i denari pubblici. Conterà qualcosa se Francesco Fortugno, vicepresidente del Consiglio della tua Regione, dopo aver denunciato la situazione degli ospedali in Calabria, è stato ucciso.
Non lo so. Sarà che sono sempre polemico, sarà che non riesco ad accettare le casualità, ma mi viene tanto da prendermela con il Paese in cui vivo. Perché fin da piccolo ho sentito parlare di malasanità. Possibile che sia uno di quegli aspetti incorregibili della nostra Italia? Guarda, non è solo il Sud. Qui a Torino un certo chirurgo impiantava valvole cardiache brasiliane scadenti in cambio di mazzette. E alcuni suoi pazienti sono morti. Anche loro vittime della corruzione. La corruzione uccide, e il nostro Paese è davvero ancora malato. Cara Federica, innocente vittima di un Paese che si considera avanzato e sviluppato. Cara Federica, forse è stata solo una spina, ma io non riesco ad accettarlo. Tu non sei più, ma corrotti e corruttori regnano tranquilli. E' un pensiero che devasta il cuore. Addio.
Marco D'Acri.

25.1.07

Libertà di comunicare

Marco D'Acri
Incredibile ma vero. Dopo anni di petizioni, di proteste, di ricorsi agli organi comunitari, finalmente spariscono i costi di ricarica dei cellulari. Il governo Prodi e il ministro Bersani sono riusciti in un'operazione che a nessuno fino ad ieri sembrava possibile. Fatevi un paio di conti. Quanto risparmierete in un anno? 5 euro per ogni ricarica vi rimarranno in tasca. Ecco, compensato l'effetto della Finanziaria, più soldi allo Stato, più soldi ai cittadini consumatori, meno soldi ai giganti della telefonia, non mi sembra male come struttura. Anche perchè quei 5 euro a ricarica saremo liberri di spenderli in quanto più riteniamo utile, saranno reindirizzati, non sottratti all'economia.
Ma non finisce qui... Due esempi: come si compra un biglietto aereo? O in rete o in un'agenzia di viaggi. In entrambi i casi abbiamo la possibilità di confrontare i prezzi e scegliere l'offerta migliore. Come si stipula un contratto RC auto? In rete più o meno allo stesso modo, ma nelle agenzie, ancora oggi il tramite più utilizzato, siamo noi a dover fare il tour delle compagnie per scegliere la più conveniente. Cioè, l'assicurazione incassa, ma il servizio ce lo offriamo da noi. Da oggi cambia tutto. L'agenzia dell'assicurazione sarà come un'agenzia di viaggi, cioè l'agenzia dell'assicuratore. sarà l'agente al centro, con la possibilità di vendere polizze di diverse compagnie, suggerendo, in base alle esigenze, la migliore. Così anche l'assicuratore potrà essere più trasparente senza dover "convincere" il cliente, ma aiutandolo nella scelta. Non male come trasformazione. Ed infine i benzinai. Ora anche in Italia, come in Francia ad esempio, si potrà far rifornimento al supermercato, con notevoli abbattimenti dei costi ed aumento della concorrenza. Ce ne sarebbe ancora molto sul pacchetto Bersani II, ma mi fermo qui per non annoiare.
Solo una conclusione. L'Adoc, associazione per la difesa e l'orientamento dei consumatori, ha calcolato in 558 euro a famiglia il risparmio per anno. Con la Finanziaria Padoa-Schioppa l'Istat aveva previsto, in media, un aggravio annuale per famiglia di 100 euro. Fate un po' i conti. Se è vero che la sinistra mette le mani nelle tasche degli Italiani, come dice Berlusconi, sono contento, visto che ci aggiungeranno 458 euro. Un saluto e spendeteli bene (...chiedete sempre lo scontrino!...)
Marco D'Acri.
P.s. Un pensiero ad Andrea D'Ambra ed alla sua petizione da 750 mila firme, tra cui la mia, contro i costi di ricarica (petizione che ha avuto il sostegno del nostro blog). Oggi ha vinto anche lui e senza la sua iniziativa sicuramente il governo ci avrebbe messo più tempo. Complimenti!

24.1.07

Doppia bocciatura

Marco D'Acri
Come ogni bugia viene a galla, così oggi, nel mare delle leggi della scorsa legislatura qualcosa è iniziato ad intravedersi. La Commissione europea si è infatti espressa contro le sovvenzioni statali al decoder terrestre, dichiarandole illeggittime e capaci di distorcere il mercato. In fondo era un effetto semplice da intuire per una sovvenzione che aveva come scopo quello di rendere più digeribile la Gasparri, legge con la quale l'esecutivo del più grande privato nel settore televisivo ha deciso di regolare il business del capo... e un po' anche del fratello. In fondo lo scorso esecutivo aveva affermato, con quelle sovvenzioni, di essere consapevole che altrimenti il digitale terrestre avrebbe faticato a prender piede, come fatica negli altri Paesi, dove per la verità si è smesso da tempo di investirci. Allora sovvenzioni, soldi pubblici negati ad altri scopi, messi lì a reggere un'architettura di dubbio valore, disegno che, contro l'evidenza, ha il coraggio di dirci che le reti in Italia sono un centinaio. Ebbene, la Commissione Europea, sicuramente stupita di dover intervenire, ci ha segnalato l'evidente errore. Così Rai e Mediaset dovranno rimborsare. Ah...per non dimenticare dico ora che non tutta la Commissione si è dichiarata per l'illeggittimità delle sovvenzioni. Un Commissario si è dissociato, il Vicepresidente della Commissione, Franco Frattini , di Forza Italia, chissà perché... Contro la norma comunitaria che vuole i Commissari operare nell'interesse dell'Unione e non dei Paesi che li hanno nominati, Frattini ha deciso di difendere le posizioni nazionali. Così come aveva fatto un mese fa quando aveva dichiarato di dubbia sostenibilità la ricetta che la Finanziaria Padoa-Schioppa ha imposto al Paese, salvo poi essere smentito dal Commissario agli Affari Economici, Almunia, che ha dato l'assenso alla manovra italiana. Vabbè... sono passati i tempi di Mario Monti, "SuperMario" come lo chiamano a Bruxelles, ora ci tocca Frattini, dopo la bocciatura di Buttiglione, che era stata la nostra prima scelta, da parte del Parlamento Europeo.
A proposito di bocciature non è finita. Oggi la Corte Costituzionale ha dichiarato illeggitimo l'articolo 1 della legge Pecorella (che mi preme ricordare essere, oltre che relatore della legge, anche avvocato di Silvio Berlusconi) che impediva al Pubblico Ministero, di ricorrere in caso di proscioglimento. Si torna all'uguaglianza tra accusa e difesa. Durissimo il commento dell'ex premier: «Non siamo in una vera e piena democrazia. Questa sentenza della Corte Costituzionale ci riporta indietro ed è la conferma che tutte le istituzioni sono in mano alla sinistra che fa quello che vuole. Questa è una cosa negativa e preoccupante per tutti». Forse è ancora più preoccupante che chi ha guidato il Paese non riconosca uno dei baluardi della democrazia liberale, la Corte Costituzionale, e faccia sempre in modo di delegittimarla.
Marco D'Acri.

23.1.07

Consiglio dei Ministri - 19 gennaio 2007

22.1.07

Scaricare musica resta illegale

"Non corrisponde alla realta'" che sia legale scaricare senza autorizzazione file protetti da diritto d'autore. A quarantott'ore dalla sentenza della Cassazione che ha annullato la condanna di due studenti torinesi accusati di aver effettuato downloading illegale, la Federazione industria musicale italiana stigmatizza il risalto dato a quella che definisce una "non notizia" e rinfaccia ai media, ispirati "a cercare e creare lo scoop a tutti i costi", di aver "generato una forte confusione nell'opinione pubblica e procurato seri danni a chi produce contenuti, che ovviamente vanno protetti e tutelati". Per la Fimi, infatti, la sentenza in questione si riferisce "alla normativa in vigore precedentemente alle modifiche legislative introdotte dalla legge 248/2000, dal successivo recepimento della direttiva europea sul copyright, nel 2003 e dal decreto legge Urbani nel 2004, poi convertito in legge nel 2005. Si tratta di provvedimenti che hanno, in realta', modificato in successione la legge 633/41 sul diritto d'autore". Pertanto, "chi scarica semplicemente rischia una sanzione amministrativa, quella prevista dall'articolo 174-ter della legge 633/41. Nei confronti di colui che mette in condivisione opere protette, occorre, invece distinguere tra chi lo fa a fini di lucro e chi lo fa per profitto: nel primo caso, si ricade nelle ipotesi dell'articolo 171-ter, con sanzioni molti pesanti". Mentre anche chi "condivide senza una contropartita economica, rimane soggetto ad una sanzione penale che e' quella dell'articolo 171".Repubblica

Dal Cermis a Vicenza

Marco D'Acri
Le proteste per l'allargamento della base NATO di Vicenza sono state bollate dai più come espressione di un antiamericanismo di cui la sinistra viene addidata come portatrice. Ma visto che degli slogan non mi fido poi così tanto ho deciso che antiamericanismo non è una critica nei contenuti e quindi è una spiegazione che non mi soddisfa. Apriamo quindi il nostro sguardo in un'ottica temporale più larga e leggiamo la nostra storia recente. Ritorno ad una data terribile per l'Italia, il 3 febbraio 1998. Quel giorno, alle ore 14.13, un aereo militare statunitense partito dalla base militare di Aviano, tranciò il cavo della funivia del Cermis, in Val di Fiemme. Il bilancio fu di 20 morti. In virtù di una Convenzione Nato il foro competente a giudicare l'omicidio colposo fu il tribunale militare statunitense. La Corte accertò che l'aereo volava ad un'altitudine inferiore al consentito e che i militari sotto accusa avevano distrutto il videotape che registrava l'esercitazione per eliminare ogni prova. La giuria assolse Ashby per la prima accusa, perchè ritenne possibile, sebbene non provato, il malfunzionamento dell'altimetro ma lo condannò per la seconda. Il capitano venne degradato, rimosso dal servizio e condannato a sei mesi di detenzione. Inutile dire che il pilota non fu processato in Italia e la sentenza provocò l'indignazione dell'opinione pubblica italiana.
Parlare del rapporto Italia-USA vuol dire anche parlare di quel caso e della sua ferita ancora aperta. Vuol dire parlare di convenzioni che riguardavano la guerra fredda e che dovremmo essere in grado di superare. Allarghiamo pure la base di Vicenza, ma non bolliamo le proteste come antiamericanismo senza capirne le cause. Ridiscutiamo le regole che disciplinano le basi USA in Italia e il soggiorno dei soldati americani, apriamo un serio confronto sul significato delle basi USA-NATO in Europa e sulle loro funzioni, facciamo in modo che il governo USA, rispettando il voto italiano, riceva il nostro Presidente del Consiglio al più presto, anche se non si chiama più Silvio. Sarebbe un bel segnale e ci aiuterebbe ad uscire dalla retorica classica del l'anti e del filo.
Marco D'Acri

21.1.07

Grazie Caparezza!

DEDICATA AD UN NOSTRO CARISSIMO AMICO... IL TESTO E' FANTASTICO

Io vengo dalla Luna che il cielo vi attraversa, e trovo inopportuna la paura per una cultura diversa. Chi su di me riversa la sua follia perversa arriva al punto che quando mi vede sterza. Vuole mettermi sotto sto signorotto che si fa vanto del santo attaccato sul cruscotto, non ha capito che sono disposto a stare sotto, solamente quando fotto. "Torna al tuo paese, sei diverso!" - Impossibile, vengo dall'universo, la rotta ho perso, che vuoi che ti dica, tu sei nato qui perchè qui ti ha partorito una fica. In che saresti migliore? Fammi il favore, compare, qui non c'è affare che tu possa meritare. Sei confinato, ma nel tuo stato mentale, io sono lunatico e pratico dove cazzo mi pare. Io non sono nero, io non sono bianco, io non sono attivo, io non sono stanco, io non provengo da nazione alcuna, io si, io vengo dalla luna. Io non sono sano, io non sono pazzo, io non sono vero, io non sono falso, io non ti porto jella ne fortuna, io si, ti porto sulla luna, io vengo dalla luna... Ce l'hai con me perchè ti fotto il lavoro, perchè ti fotto la macchina o ti fotto la tipa sotto la luna? Cosa vuoi che sia, poi, non è colpa mia se la tua donna di cognome fa Pompilio come Numa. Dici che sono brutto, che puzzo come un ratto ma sei un coatto e soprattutto non sei Paul Newman. Non mi prende che di striscio la tua fiction, io piscio sul tuo show che fila liscio come il Truman. Ho nostalgia della mia luna leggera, ricordo una sera le stelle di una bandiera, ma era una speranza era, una frontiera era, la primavera di una nuova era era. "Stupido, ti riempiamo di ninnoli da subito in cambio del tuo stato libero di suddito" No, è una proposta inopportuna, tieniti la terra, uomo, io voglio la luna! Io non sono nero, io non sono bianco, io non sono attivo, io non sono stanco, io non provengo da nazione alcuna, io si, io vengo dalla luna. Io non sono sano, io non sono pazzo, io non sono vero, io non sono falso, io non ti porto jella ne fortuna, io si, ti porto sulla luna, io vengo dalla luna... Non è stato facile per me trovarmi qui, ospite inatteso, peso indesiderato, arreso, complici i satelliti che riflettono un benessere artificiale, luna sotto la quale parlare d'amore. Scaldati in casa davanti al tuo televisore, la verità nella tua mentalità è che la fiction sia meglio della vita reale, che invece è imprevedibile e non il frutto di qualcosa già scritto, su un libro che hai già letto tutto ma io, io, io no. Io, io, io... Io vengo dalla luna

18.1.07

Un Ministro e il suo coraggio

"Se un ministro delle Finanze fa bene il suo mestiere, allora è ovvio che verrà contestato".
Franco Reviglio - 1980

Marco D’Acri
Tommaso Padoa-Schioppa è un ministro coraggioso, oggi ne ho avuto la conferma. Ho avuto l’onore di essere stato invitato dal Centro Studi sul Federalismo alla lecture “Altiero Spinelli” che il ministro ha intitolato “Mancanze d’Europa”. Si parla di Europa, ma in fondo in Italia non sembriamo molto in grado di farlo. E’ lo stesso Magnifico Rettore Pellizzetti ad averlo dimostrato, con una domanda nell’introduzione che proprio non suonava come un gran benvenuto e che sinceramente usciva dal tema. Ha infatti chiesto chiarimenti sulla dichiarazione rilasciata da Tommaso Padoa-Schioppa al Corriere della Sera in cui definiva i professori universitari “privilegiati”, dichiarazione alla quale il rettore piccato ha voluto rispondere sottolineando l’importanza degli atenei nel nostro Paese.
Ebbene, il Ministro, invece di replicare con diplomazia ha scelto la via del coraggio e della franchezza. Con eleganza ha ricordato di essere stato invitato per discutere un altro tema ma non ha voluto eludere la questione. Ha imposto di guardare ai problemi del Paese con un metro obiettivo, evitando di considerare l’intera categoria in maniera unica e utilizzando il metodo meritocratico. “Io, non accademico, credo di poter dire che esistono professori assenti, che non pubblicano articoli scientifici da anni, che utilizzano le proprie prerogative come privilegi. Per questo non rinnego quanto detto al Corriere.” In quel momento un grande applauso ha riempito la sala e ha dimostrato quanto la necessità di riforme sia forte.
Poi si è passati alla lecture del ministro forse più europeista dell’intero governo, che, muovendo dal pensiero di Spinelli, ha descritto e analizzato lo stallo dell’integrazione europea e le possibili vie di uscite. “Della straordinaria combinazione di grande visione e realismo, di cui Spinelli ci ha fornito eccezionale esempio, l’Europa ha oggi più bisogno che mai”. Per questo mancanze d’Europa. Non sono le mancanze dell’Europa, come errori e lacune delle istituzioni, ma le mancanze d’Europa, come sentire e progetto comune, a rallentare il nostro continente. Certa informazione che ha visto nell’ euro una possibile catastrofe, nelle regole di Bruxelles la causa del rallentamento dell’economia e nella burocrazia europea una eccessiva invadenza, dimentica di guardare alle smentite successive, alla crescita europea dovuta negli anni alle stesse regole di Bruxelles ed al fatto che il comune di Parigi o la Regione Lombardia hanno più dipendenti della Commissione Europea.
Padoa-Schioppa non ha negato le difficoltà dell’oggi ma ha suggerito come rimedio l’unione dell’Europa, esemplificando il suo pensiero in tre questioni: globalizzazione, energia e finanza.
Sul primo tema ha tracciato la storia della sua esperienza nelle massime istituzioni internazionali e ha ricordato come le diverse voci del continente, incapaci di articolare un messaggio unico, alla fine contino nel processo decisionale meno di quanto le loro economie permetterebbero. In questo l’Europa è oggetto passivo della globalizzazione e non soggetto attivo nel governarla. Sull’energia la contraddizione tra mercato unico sulla carta e realtà è sempre più evidente. Il mercato dell’energia non è unico né nella produzione né nel commercio e mancano reti europee in grado si essere infrastruttura unica. La sicurezza dell’approvigionamento ancora di più ci ricorda che l’unione fa la forza mentre gli accordi bilaterali dei singoli Paesi accrescono la forza contrattuale dei fornitori. “La proposta di strategia comune in campo energetico avanzata dalla Commissione nel 2006 potrà determinare un progresso di una certa importanza”. Infine la finanza. Con la privatizzazione delle Borse, ogni Borsa cerca il suo profitto, con azionisti non sempre sensibili ai profili di pubblica utilità. Oggi le Borse sono in concorrenza tra loro. “Il risultato è che l’area dell’euro è priva della sua Borsa, con i costi e le inefficienze che ne conseguono”. Infine il Ministro ha segnalato la situazione paradossale della regolamentazione sulle OPA, in Italia più rigorosa e quindi a rischio di mettere in difficoltà gli operatori italiani. Anche in questo mancanza d’Europa.
Quali le uscite? Per Padoa-Schioppa processo decisionale più snello, voto a maggioranza, e effettività dell’azione, capacità di imporre le proprie decisioni, capacità oggi non nelle mani delle istituzioni europee che in quello si rimettono agli Stati membri. Quindi è necessario chiedere aiuto a Spinelli e al federalismo. “Oggi come allora quella bussola indica a ciascuno di noi la direzione del cammino per costruire l’Europa Unita”.
Infine una nota che lascio al fondo per la considerazione che le offro, cioè molto scarsa. Una cinquantina di persone legate ai centri sociali torinesi ha contestato il Ministro chiedendogli (con petardi e fumogeni) di non mettere mano a pensioni e università. Strano, dentro le aule un Ministro coraggioso che affronta il tema delle università anche di fronte ai docenti, parla di meritocrazia e guarda al futuro del nostro continente e delle prossime generazioni. Fuori dei ragazzi che difendono il modello accademico più baronale che si possa immaginare e il sistema pensionistico che, come è oggi, li taglierà fuori dalla redistribuzione della loro vecchiaia. Strano, sembra il mondo alla rovescia. Eppure questo economista veneto ha coraggio, affronta i temi senza sviare, offre la competenza contro gli slogan. In fondo su temi complessi come il Bilancio dello Stato, i miei anni di studio dell’economia non mi sono sufficienti per leggere il tema fino in fondo. In questi casi interviene la fiducia verso l’uomo e le sue capacità. Oggi credo che Padoa-Schioppa abbia confermato di meritarsela.
Marco D’Acri.

17.1.07

Governo - Giovani IDV: Ferma condanna contestazione Padoa-Schioppa



"I giovani dell'Italia dei Valori condannano fermamente episodi come quello avvenuto oggi a Torino dove a farne le spese è stato il Ministro Padoa-Schippa." Lo ha dichiarato Lorenzo Di Pietro, coordinatore nazionale dei Giovani di Italia dei Valori.
"Se fatti del genere sono sempre condannabili, il fatto che avvengano mentre un ministro si appresta a tenere una lezione sull'opera di uno dei padri dell'Europa, purtroppo scarsamente studiato e seguito quale Altiero Spinelli, li rende se è possibile ancora più deprecabili, e dimostra se ce ne fosse bisogno l'assoluta ignoranza in cui si muovono questi cosiddetti giovani antagonisti."
Ufficio stampa
Giovani dell'Italia dei Valori

Ad occhi chiusi

Marco D'Acri.
Sabato sera, lo scorso. Torino. Torno a casa da una serata con amici. Sabato, una di quelle serate con una nebbia così fitta da ricordare certi sfottò romani e da metterti anche un po' di paura. Quando guidi con quella nebbia sei attento ad ogni particolare, cerchi ogni segnale della strada. E scopri che quella strada ha tanti angoli che ormai non vedi neanche più, tanto sei abituato ad attraversarli. E così la nebbia ti gioca uno strano scherzo, ti nasconde la vista e ti chiede più impegno, ti toglie la vista ma ti fa osservare di più. Solo con quell'umidità ti rendi conto di una vergogna che ormai dai per scontata. Solo allora scopri che troppe giovani donne scontano sulle nostre strade e sui sedili delle nostre auto la colpa di essere nate a troppi chilometri dalla ricchezza dei nostri Paesi. Possibile che non le abbia notate prima? Questo mi sono chiesto sabato. Certo che le hai notate, idiota, è che credi che non ci sia nulla da fare. Bravo! E ti dichiari pure dell'Italia dei Valori, e questa sarebbe passione politica? Possibile che sia indifferente? Possibile che in Italia si discuta con foga del tema dei diritti umani in scenari lontanissimi (...non che sia sbagliato...affatto) e ci si dimentichi dello schiavismo sotto i propri davanzali? Anni di dichiarazioni universali sui diritti della persona e articoli della nostra Costituzione che li affermano, non riescono assieme ad affrontare il problema più vicino. Dov'è la forza dello Stato? Dove la capacità di difendere chi, per la lingua o per paura, non è in grado di farlo? Dove il governo di sinistra può fare qualcosa? Un altro muro di indifferenza da abbattere, un grande principio da difendere, la libertà contro lo schiavismo. Forse una parola che ci ricorda guerre d'oltreoceano ma purtroppo di orrenda attualità qui da noi. Ma, per favore, un appello. Apriamo gli occhi. Non aspettiamo la nebbia.
Marco D'Acri.

14.1.07

Nuovo Trasporto Viaggiatori S.p.A.

Marco D'Acri
Si chiamerà così la prima compagnia ferroviaria privata italiana. Dopo l'annuncio di AirOne di entrare nel trasporto ferroviario con la futura RailOne, anche Montezemolo e Della Valle, con NTV, hanno deciso di rendere effettiva la concorrenza nel settore, già prevista dal processo di liberalizzazione voluta, anche allora, da Bersani nel 2001. Mi viene dire finalmente! Lo dico tenendo d'occhio la simile esperienza inglese, che qualche dubbio lo ha suscitato, per lo meno nella sicurezza, ma sono convinto di quanto detto. I nostri precedenti post sullo stato dei collegamenti di medio raggio che riguardano il Piemonte e la storia dell'Alta Velocità, che negli anni non ha ridotto i tempi di spostamento, lo stanno a dimostrare. Per citare qualcosa che ho già scritto, il fatto che il Pendolino Torino-Roma impieghi oggi 6h20m, a fronte dei 5h15m degli anni Novanta, dimostra che Trenitalia su alcune tratte, seppur richieste, è davvero inefficiente. E' vero che il trasporto pubblico non può guardare al solo bilancio, ma è allo stesso tempo inammissibile che anni di investimenti mastodontici su tratte veloci non abbiano dado frutti sui tempi e sul'offerta ai viaggiatori. Bisogna quindi guardare con speranza alle nuove compagnie che potranno alleggerire Trenitalia di tratte che non sembra più in grado di gestire. Non per niente, nel lancio del progetto NTV, una dei primi collegamenti promessi è il Torino-Roma. E questo è il classico schema del privato che intercetta la richiesta da esaudire, auspicabile meccanismo di efficienza economica. Trenitalia potrà quindi dedicarsi alle linee in cui più crede (a mio parere abbandonare Torino è stata miopia di una dirigenza non capacissima) e, da un lato alleggerirsi, come sta facendo, dalle linee più piccole affidate alle Regioni (se Dio vuole prima o poi davvero fiscalmente federali) e ai fondi pubblici, dall'altro, senza più la certezza di essere offerente esclusivo e monopolista, essere spronata dalla concorrenza ad offrire servizi migliori. Buon viaggio NTV.
Marco D'Acri.

13.1.07

Un presidente sempre più solo

Marco D'Acri
E' ormai di qualche giorno fa la decisione del Presidente degli Stati Uniti d'America di lanciare una nuova fase nella guerra in Iraq. Fase che, a dispetto dei consigli della Commissione congiunta Bake-Hamilton, si aprirà con l'invio di 20 mila uomini in più. Ecco il male-bene dei Presidenti USA al secondo mandato, quello di essere slegati dalla necessità del consenso e di avere la libertà di agire quasi completa. Ancor di più se le elezioni di mid-term sono già avvenute, come successo nello scorso autunno. Può essere un bene se il Presidente interpreta questo periodo come il momento per operare scelte coraggiose, lo è meno se l'inquilino della Casa Bianca decide di dare spazio ai suoi convncimenti anche peggiori senza mettersi in discussione e senza ascoltare i propri consiglieri. Indovinate a quale categoria appartiene George W. Bush?
Dal marzo 2003, data dell'invasione americana, ad oggi, le vittime hanno superato quota 3 mila. Le previsioni di un intervento da liberatori sono state smentite dal tempo, i grandi numeri USA non sono riusciti a sbrogliare la matassa, ed in assenza di strategie chiare, forze di altri Paesi, come Spagna e Italia, hanno lasciato l'Iraq. E' evidente che le persone più in grado di comprendere la situazione e di ipotizzare vie di uscita sono i generali sul campo. Infatti di fronte alle voci di un nuovo invio di 20 mila soldati, i generali in Iraq Casey e del Pentagono Abizaid, hanno frenato Bush, chiedendo di vagliare altre possibili soluzioni. Bush ha risposto, come i monarchi di un tempo, sostituendoli con il gen. Petraeus e il gen. Fallon, tra i pochi a seguirlo in questa folle missione. Cosa dire? Nel momento in cui Bush ha smesso di mettersi in discussione (l'avrà mai fatto?) ha perso non solo il contatto con la realtà, ma anche il sostegno ideale degli uomini migliori, che si è affrettato a sostituire. Come quelle persone che nella difficoltà si dimenano sempre più forte, accelerando gli esiti più negativi. La riflessione politica non accompagna questa amministrazione. Il risultato è una Casa Bianca incapace di uscire da ciò che ha creato. Forse bisogna rassegnarsi a questi ultimi due anni di un Presidente solo e incapace, in attesa di un 2008 che possa portare una personalità determinata, intelligente e conscia del proprio ruolo sulla sedia più importante del mondo. Speriamo che la selezione della classe dirigente americana abbia finito di darci i Bush come espressione migliore della Federazione.
Marco D'Acri.

12.1.07

Le mafie invisibili

vignetta di Bucchi da La Repubblica

Si è sempre parlato di Mafia abbinandola al Sud e a forme di vassallaggio moderno, a risoluzione di conti col sangue, al racket, ai pizzini e ai rapimenti. Effettivamente tutto questo è vero, però ci sono “mafie nordiche” che non vengono raccontate dai media e, a pensarci bene, nemmeno dalla gente comune per un semplice motivo: l’omertà e la paura. Veniamo al problema.
I cosiddetti “Cittadini dell’ordine”(il nome cambia a seconda della società territoriale per cui lavorano) sono, o meglio, dovrebbero essere dei vigilantes notturni per la salvaguardia della sicurezza notturna per i cittadini ma soprattutto per i negozianti. Infatti sono proprio i negozianti che devono pagare mensilmente il loro servizio in cambio di:
- 3 controlli fisici al negozio durante la notte;
- distogliere i malintenzionati dal procedere;
- segnalare alle forze dell’ordine o fermare immediatamente i ladri.
Fin qui niente di nuovo, tutto bene… Peccato che questi vigilantes sfreccino ai 100 km/h in centro a città e paesi (con grande rischio di incidenti), infilino una manciata dei tagliandini di presenza nelle saracinesche dei negozianti e scappino via noncuranti della situazione intorno al negozio. In un’oretta al massimo hanno fatto tutto, ma il problema non è questo perché nell’amministrazione pubblica succede ben di peggio… Il problema è il racket! I negozianti sono costretti a pagare questo servizio anche se non lo vogliono (vicinanza casa-negozio) e le tariffe non sono proprio risibili per un piccolo commerciante. Un caso di esempio: in una cittadina della Prov. di Torino, la settimana prima che passasse il rappresentante di questa compagnia, ci furono due rapine con scasso nei negozi della città. Il clima della paura creato (appositamente?) ha aiutato la società a stipulare molti contratti coi negozianti: ben fatto davvero, peccato che eran 5 anni che non avvenivano rapine… Ma forse sono io malizioso! Ora, però, bisogna mantenere questi contratti anche se non lo si vuole più altrimenti la società ci perde. E che fare? Semplice, l’avete già intuito. Il primo negoziate che ha rifiutato di continuare a pagare questo servizio si è vista la saracinesca danneggiata totalmente due settimane dopo… Ma forse sono io malizioso! Ma ditemi voi? Non è racket questo? Così, gli altri commercianti continuano a pagare per paura e a tacere per omertà. Questa è una piccola storia che avviene in tanti comuni italiani e che aggiungerei come appendice all’articolo di Lorenzo sull’italiano medio. Potremo mai cambiare? Ai posteri l’ardua sentenza.
Pierpaolo Laurenti

11.1.07

Ustica e il governo Prodi

Marco D'Acri.
Quella appena chiusa è stata una triste giornata. La sentenza della Cassazione ha chiuso la questione Ustica e uno dei troppo numerosi misteri italiani si è risolto per l'ennesima volta con nessun colpevole e nessun risarcimento civile ai parenti delle vittime. Ora, con questo non voglio dire che i generali assolti dovessero essere il capro espiatorio di un Paese che non riesce mai a chiarire le proprie pagine oscure. Anzi, sono convinto che la Corte abbia giudicato con grande attenzione e avrà avuto più di una prova della loro innocenza. E' però l'atto formale che chiude "la storia", il momento in cui la palla passa agli storici per capirci qualcosa di più. E questo rattrista, un'altra prova per dimostrare che il nostro non è affatto un Paese normale. Il Paese che ancora oggi dice grazie ad una classe dirigente corrotta e pavida, che ha tollerato le morti sospette di troppi testimoni, che negli anni della guerra fredda ha preferito il silenzio, l'omertà, l'insabbiamento, il depistaggio, alla scelta di prendere il Paese in mano e dargli una scossa. Persone piegate agli eventi, incapaci di guidarli, altro che statisti.
Eppure...eppure, qualcosa è cambiato. Visto che del governo Prodi fa comodo a tanti citare solo le difficoltà voglio urlare che dobbiamo difendere questo governo e la sua differenza dagli anni scorsi. E lo urlo parlando della reazione del governo alla sentenza. Rispetto assoluto ma insieme la previsione di una legge che equipari i parenti delle vittime di Ustica ai parenti delle vittime del terrorismo. Quindi saranno risarciti dallo Stato che, oggi guidato da persone con meno scrupoli, decide di assumersi le responsabilità di fronte a cittadini che hanno perso i loro cari senza conoscere nemmeno oggi il perchè. E avete letto la reazione di Cicchitto di Forza Italia alla sentenza? Ve la dico io: "la Cassazione ha chiuso, e non poteva essere diversamente, la vicenda di Ustica respingendo il ricorso presentato, con l'avallo del governo, contro l'assoluzione dei generali dell'aeronautica. Non abbiamo dato mai credito all'ipotesi che è stata costruita in questi anni con un chiaro schematismo politico". Avete letto l'ultima frase? Cicchitto è uno di quelli per cui ogni ipotesi è schematismo politico. Mi piacerebbe capire che cosa pensa davvero...forse che sia stato un incidente? E magari che la Mafia non esiste. Eccola qui la differenza tra il governo Prodi e chi l'ha preceduto. Da un lato chi tace, cerca di aiutare le vittime e si rende conto che giustizia non è stata fatta, non oggi, ma in 27 anni. Dall'altra chi rispetta solo le sentenze assolutorie e che parla ogni giorno di schemi politici. Questa differenza ricordiamocela sempre!
Marco D'Acri.

10.1.07

Anche se Gatti c'è i topi ballano...

Marco D'Acri
Da qualche anno in Italia opera un giornalista, Fabrizio Gatti, scrive sull'Espresso ed è un esempio di quel giornalismo di inchiesta che, a parte Report e AnnoZero, sembra essere sparito. Due anni fa riuscì a farsi identificare come clandestino e ad essere "stipato" in un CPT, quello di Lampedusa. Riuscì a descrivere le condizioni discutibili e il trattamento riservato in quei luoghi. Al di là della discussione sull'utilità di quei centri, sarebbe comunque stato sensato che il ministro degli Interni, allora Giuseppe Pisanu, si adoperasse per migliorarne la vivibilità. Nulla, tutto caduto nel silenzio. Gatti 0 - Indifferenza 1. Secondo reportage. Estate scorsa. Gatti diventa per un mese bracciante agricolo in quel di Puglia e racconta storie che sanno di schiavismo e di degrado sociale. Parla di capolarato, di un orribile e rinnovato ius primae noctis, parla dell'assenza dello Stato. Il governo di sinistra si fa carico della questione, pare siano state sospese una serie di licenze ad aziende agricole che facevano della manodopera illegale strumento non solo da sfruttare ma da degradare fino allo stato animale. Purtroppo non è possibile avere un monitoraggio ad oggi della situazione, nessun giornale lo fa. Diciamo comunque Gatti 1 - Indifferenza 1. Si va allo spareggio. Nell'autunno 2006, a seguito della stima fatta da alcune riviste, sul numero delle vittime della malasanità, decide di iniziare un'indagine nell'ospedale più grande d'Italia, il Policlinico Umberto I di Roma. Si traveste da uomo delle pulizie e ci trascorre un mese. Leggendo l'articolo c'è da mettersi le mani nei capelli. Dai laboratori incustoditi agli scantinati abbandonati, dalla sporcizia diffusa ai divieti di fumo sempre meno rispettati. Malcostume che va dalle imprese di pulizia, con sempre minor etica del lavoro e scelte sempre al ribasso, ai singoli operatori e visitatori che non riescono a trattenere in tasca le proprie sigarette neanche in un luogo di cura. E in questo l'Umberto I è un po' lo specchio di molte situazioni italiane. Scoppia la questione a livello politico, la Turco promette di intervenire nel settore che più denari pubblici consuma e che ogni tanto ci offre di queste storie.
Ieri mattina i NAS sono intervenuti sul territorio nazionale nei centri ospedalieri più grandi per intervenire su eventuali situazioni sfuggite di mano. Ebbene, nessun sigillo, nessun ordine di chiusura, di nessun reparto in Italia. Bene, gran sospiro dei dirigenti sanitari che vedono l'indifferenza avvicinarsi alla vittoria. Gatti per vincere può sperare in un solo alleato, Livia Turco. Sù ministro/ministra, nostra corregionale, dia una mano a Gatti, può ancora vincere. Ne va della credibilità dei reporter e degli stessi proverbi...
Marco D'Acri.
P.s.: Ecco il reportage

7.1.07

Addio Stazione Termini?

Marco D'Acri
Pubblichiamo questa lettera appello inviataci dall'amico di Critica Liberale Giovanni Vetritto. Anche questo succede in tempi di strane sovrapposizioni tra Stato e Chiesa. Al fondo alcune mie considerazioni.

"La pretesa di intitolare al Papa Giovanni Paolo II la stazione centrale "Termini" della capitale della Repubblica italiana non è che il culmine del confessionalismo istituzionale. La decisione è stata assunta con un colpo di mano antidemocratico, non trasparente, in periodo di silenzio-stampa, nonostante fosse stata già precedentemente contestata da migliaia di cittadini e da centinaia di associazioni italiane ed estere. Il sindaco Veltroni ha così negato il carattere laico delle istituzioni e il profondo pluralismo culturale, politico e religioso della società in cui viviamo. Ha perduto il rispetto per ogni convinzione che non sia quella cattolica. Riteniamo che, quanto meno, decisioni destinate a segnare a tempo indeterminato il volto di Roma dovrebbero essere prese senza demagogia e senza opportunismo.
Il 23 dicembre sarà ricordata a Roma come una data infausta per la laicità e la democrazia delle istituzioni.
L’Assemblea delle associazioni laiche romane
- invita tutti i cittadini a far sentire la propria protesta sui giornali, sul sito del Comune di Roma e al call center 06.0606.
- richiede la convocazione di una riunione straordinaria del Consiglio comunale per dibattere pubblicamente questa improvvida decisione.
- invita i comuni italiani a protestare contro lo stravolgimento del nome storico della Stazione della capitale italiana e contro la prassi inedita del Comune di Roma con cui si è appropriato di un simbolo della comunità nazionale.
- invita tutti i cittadini a sottoscrivere questo documento di protesta presso info@italialaica.it, in vista di una prossima assemblea cittadina."
Assemblea delle Associazioni Laiche Romane.

Di tutti i romani che ho sentito nessuno mi sembra particolarmente convinto di questa decisione del Comune di Roma, anzi. Non ho idea con quale maggioranza tale decisione sia stata presa ma è andata così. Avrei compreso maggiormente se si fosse deciso di intitolare la Stazione più importante d'Italia a Karol Wojtyla, con il nome laico di Giovanni Paolo II. Oppure una buona idea sarebbe stata quella di un referendum, così da intercettare il volere popolare. Resta la sensazione che tutto si sia deciso sull'onda di una trovata ad effetto che non sembra essere condivisa dai più. Una provocazione: voglio proprio vedere se ad ogni Papa si cambierà il nome della Stazione, neanche fosse quella di Città del Vaticano piuttosto che della Capitale d'Italia. Marco D'Acri.

6.1.07

Benvenuto 2007

Marco D'Acri
Eccoci nell'anno nuovo, è arrivato il tempo dei buoni propositi. Innanzitutto la buona notizia è che la Befana, se da un lato ci strapperà via le feste, dall'altra ridarà dignità a quelle migliaia di Babbi Natale, offesi nella loro tradizione ed appesi per circa un mese ai balconi delle nostre città. Poveri Babbi Natale, ormai estromessi dai classici camini e costretti a diventare provetti arrampicatori panciuti. Comunque domani finirà la festa e ci lascerà nuove e vecchie considerazioni.
L'Unione Europea è da questi giorni composta da 27 Stati con l'ingresso di Romania e Bulgaria e, sempre dal primo gennaio, se andremo in Slovenia non dovremo più cambiare le nostre banconote. La notizia di nuovi membri è sempre positiva, ma è proprio ora di rimettere mano al principio democratico continentale, dare nuovi poteri al Parlamento Europeo, unica espressione di rappresentanza elettiva e sbloccare la politica delle unanimità e delle maggioranze qualificate che con 27 Stati saranno sempre più difficili da raggiungere. Un in bocca al lupo alla Germania e alla sua cancelliera Angela Merkel che fino a Giugno avranno la responsabilità di guidare l'Unione. E la avranno nel periodo in cui, a Marzo, si celebreranno i 50 anni dai Trattati di Roma: se i segnali contano, qualcosa dovrà succedere. E un in bocca al lupo anche a noi che nella ripresa economica europea e nelle nostre possibilità di aggancio ci giochiamo tanto del nostro futuro. Speriamo in Padoa-Schioppa e nella sua ricetta, non possiamo più permetterci cure sbagliate, ma il suo passato europeo e i suoi successi sono di ottimo auspicio.
Un vinca il migliore per le Presidenziali francesi e un incoraggiamento particolare per Ségolène Royal, che potrebbe essere la prima donna a guidare la Francia. Nell'anno europeo delle pari opportunità non sarebbe male.
E un pensiero grande a quelle infermiere e medici imprigionati in Libia che attendono la pena di morte, inflitta per reati inesistenti e agnelli sacrificali di un regime spaventoso. In questo dovremo fare qualcosa. Dopo giornate in cui il nostro esecutivo nazionale giovanile ha così tanto discusso di Iran, sarebbe ora il caso che qualcosa facessimo per questo orrore che grida giustizia. Mi assumo in prima persona l'impegno di sollevare il caso al prossimo esecutivo nazionale e vi terrò informati.
Un paio di considerazioni sull''impiccagione di Saddam. Quanto successo ha reso più profondo l'Atlantico e con esso la distanza tra Europa e Stati Uniti. Questa volta, con la posizione inglese più chiara e con Spagna e Italia non più guidati da Aznar e Berlusconi l'Europa sta parlando con una voce sola ed è quindi più autorevole. La stessa Merkel a Washington ha proposto un tavolo tra Usa e Ue. La proposta di moratoria sulla pena di morte, chiesta dall'Italia presso il Consiglio di Sicurezza ONU, ne è conferma nonchè grande mossa del nostro Governo, ora che i Paesi arabi sono più disposti a discuterne. Speriamo possa avere successo.
Ancora su Saddam è avvenuto uno scontro che avrà grandi ripercussioni ed è quello tra USA e Vaticano. Nel giorno in cui Bush ha parlato di giustizia fatta, Benedetto XVI ha parlato di atto di barbarie. Quelli che Massimo Franco del Corriere ha definito "imperi paralleli legati dall'anticomunismo", iniziano a dividersi e sembra inesorabilmente. Sarà un fenomeno da osservare con attenzione.
Infine un pensiero tutto per noi, come GIV, come IdV e come generazione precaria. A maggio ci saranno alcune elezioni Amministrative, sono certo che il lavoro di Antonio Di Pietro sarà premiato. Riesce a parlare con parole semplici alla gente comune e nello stesso tempo a trasmettere valori antichi e profondi. Mi auguro che l'Italia lo capirà e ne sono fiducioso. E spero che allo stesso tempo questo impegno non venga utilizzato a livello locale da nuovi arrivati o da persone che salgono sui carri all'ultimo minuto. Per spiegarmi meglio mai più De Gregori (...non il cantante ma plurale di De Gregorio), gli elettori non capirebbero nuovi errori. Quindi forza con il controllo democratico sui partiti, ce lo ha ricordato anche Napolitano. Infine un augurio a tutti, anche a me, perchè il tempo del lavoro precario o insicuro, dell'individualismo sfrenato, delle feste non sentite, non ci tolga la speranza, i sogni, il coraggio e la volontà. Uniti si superano le difficoltà. E' un augurio per l'Unione, che dovrebbe fare la forza, e per il nostro gruppo. Insieme possiamo fare la nostra parte. Forse non basterà, ma ci farà sentire sulla strada giusta.
Un caro saluto, Marco D'Acri.

5.1.07

Il tricolore

Nasce a Reggio Emilia, ben 210 anni fa, il Tricolore, la bandiera che avrebbe da quel momento in poi rappresentato il primo Stato libero dell'età moderna. Venne adottata per la prima volta il 7 gennaio 1797, dai deputati delle popolazioni di Reggio, Modena, Bologna e Ferrara, seduti nel Parlamento della Repubblica Cispadana, voluta da Napoleone nell'ottobre 1796, che comprendeva appunto i ducati di Modena e Reggio e le ex legazioni pontificie di Ferrara e Bologna. L'assise decretò in quella occasione di ''rendere universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di tre colori: verde, bianco e rosso'', allora a bande orizzontali. I tre colori scelti non identificano tanto i campi della terra italica, la purezza e il sangue versato per la libertà, come molti vollero semplificare, non senza una forte dose di sentimentalismo, ma sono legati ad antichi stendardi e uniformi tipici dell'epoca. D'altra parte anche le tre fasce di identiche dimensioni sono ispirate alla bandiera francese del 1790.Ma la bandiera in sé, in quell'epoca (nel 1799 cominciò la campagna napoleonica in Italia che sgretolò l'antico sistema di Stati in cui fino ad allora era divisa la Penisola), più che rappresentare un segno dinastico o militare era appunto il simbolo di ideali di libertà e indipendenza che si andavano formando non solo in Italia, ma anche in altre nazioni. Ideali soffocati dal Congresso di Vienna e dalla Restaurazione. Fu dunque negli atti risorgimentali che caratterizzarono i primi decenni dell'800 che il Tricolore diventò l'emblema della lotta e della libertà. Così per i moti mazziniani, per le imprese dei fratelli Bandiera. Il sentimento racchiuso nella bandiera italiana segnerà la Prima Guerra d'Indipendenza quando Carlo Alberto adotterà il vessillo insieme allo scudo dei Savoia e così, quando nel 1861 fu proclamato il Regno d'Italia, la sua bandiera, per consuetudine, continuò ad essere quella del 1848. Nel corso degli anni al Tricolore furono associati (nella maggior parte dei casi all'interno della fascia bianca) altri stemmi compreso quello della corona reale. La bandiera quale oggi la conosciamo e che campeggia sui Palazzi istituzionali è quella voluta dall'Assemblea costituente che si riunì dopo la nascita della Repubblica, il 2 giugno del 1946. Un'assemblea, era il 24 marzo 1947, che così sancì: ''La bandiera della Repubblica è il Tricolore italiano: verde, bianco e rosso a bande verticali e di uguali dimensioni''. All'approvazione, raccontano le cronache dell'epoca, sia i rappresentanti della Costituente che il pubblico presente si alzarono in piedi per una lunga e calorosa ovazione.Per celebrare l'anniversario il Dipartimento Informazione ed Editoria della Presidenza del Consiglio ha realizzato uno spot televisivo che verrà tramesso dalle reti Rai per tre giorni, da domani al 7 gennaio.

3.1.07

Auguri da Antonio DI Pietro

2.1.07

Torino vs. Mediaset

Marco D'Acri.
Ovvero Torino dei Valori. Il Valore di Torino. Il racconto che scrivo è tanto assurdo quanto vero. Immaginate di vivere a Torino e di voler passare un Santo Stefano diverso dalla tombolata in famiglia o dal cinepanettone Boldi e/o De Sica. Siete nella città delle Olimpiadi Invernali e notate che il 26 Dicembre il nuovo Palavela ospita il Christmas Galà Lancia, nota casa automobilistica della vostra città. Così fate due conti e decidete di comprare un paio di biglietti per voi e per la/il vostra/o compagna/o alla modica cifra di 40 euro l'uno... e vabbè, bando all'avarizia, dopo tutti i regali di Natale fatti agli altri, non sarà poi così grave concedere qualcosa anche a se stessi. Così il 26 Dicembre vi preparate e finalmente eccovi nel Palavela, ai bordi della pista che ha visto nel febbraio scorso le acrobazie di Pushenko e Kostner, tra l'altro presente al Galà. State immaginando...bene. Ecco la sorpresa...vi ritrovate nel futuro, esattamente 5 giorni dopo, al 31 Dicembre. Impossibile, direte voi... Possibilissimo! Mediaset ha pensato bene di organizzare questa assurda messa in scena per registrare in anticipo quello che sarebbe stato lo spettacolo di fine anno di Canale 5... qualche giorno prima per lasciare i propri dipendenti liberi a fine anno! Senza avvisare in anticipo gli spettatori...paganti!!! Risparmio sugli straordinari e incasso sui biglietti... e brava Mediaset (tra l'altro di chi è questa rete...mah...non ricordo...comunque complimenti per il modo...)!!! Ma i torinesi, davvero dei grandi, quando è arrivato il paradossale conto alla rovescia, hanno iniziato a subissare la pista di fischi che neanche fosse entrato l'arbitro Moreno... Comunque la produzione è stata costretta a cambiare scaletta, posticipando il countdown alla fine...per i soli volontari. Ma non finisce qui... nel programma era previsto un penoso imitatore di Romano Prodi...che aveva iniziato a parlare del furto della Finanziaria... il delirio... rivolta... caos... quando la rossa Torino si è accorta che, in un'occasione di spettacolo sul ghiaccio, sulla tv di Mr.B. si era inserita l'ennesima critica politica e pretestuosa è partita in una sommossa contro la produzione che ha sospeso tutti gli interventi "televisivi" lasciando spazio ai pattinatori, applauditissimi. Così la registrazione di Canale 5 è stata posticipata e montata col resto. Due considerazioni finali, tipo morale della favola. Primo. Chi guarda Mediaset ha una prova in più della falsità usata come metodo (tutti hanno parlato dei fischi del MotorShow, nessuno di quelli del Palavela...perchè?). Per chi ha guardato Canale 5 il 31 mi spiace...magari avete stappato lo spumante con un leggero ritardo...sapete...il montaggio... Seconda considerazione. Torino è proprio una grande Città ed io ne sono orgoglioso. La Città che per prima fischiò Mussolini dimostra sempre di non piegarsi ai potenti ed agli arroganti... l'offesa Mediaset non è stata subita in silenzio. Caro Mr.B., la prossima volta, 'ste ca...te falle nella tua Milano, che qui preferiremmo evitare. Marco D'Acri.
P.s.: un abbraccio ed un grazie ad Elisa, mia informatrice e "vittima" della serata.

Impiccagione di Saddam

1.1.07

FINANZIARIA: GIOVANI IDV,NO A FONDI PER COLLEGI DI FONDAZIONI (ANSA)

ROMA, 28 DIC - 'I Giovani dell'Italia dei Valori esprimono la loro indignazione davanti all'ennesima celata manovra che, attraverso l'inserimento di due commi nel maxi-emendamento alla legge finanziaria, destina 32 milioni di euro all'anno per tre anni ai collegi universitari gestiti da fondazioni, enti morali ed ecclesiastici. Evidentemente, sul piano etico, non ha insegnato nulla l'inserimento fraudolento del comma sulla prescrizione dei reati contabili'. Lo ha dichiarato Alessandro Corazza, membro dell'esecutivo nazionale dei Giovani dell'Italia dei Valori e consigliere CNSU. 'Luigi Lusi e Luigi Bobba, Senatori della Margherita artefici di questa mossa, si sono fatti beffe della denuncia della Crui e dell'Unione degli Universitari sull'impossibilita' per gli Enti per il diritto allo studio di garantire il prossimo anno l'erogazione dei servizi essenziali (mense, alloggi, borse di studio) che il taglio del decreto Bersani prospetta, ed evidentemente hanno pensato fosse piu' urgente recuperare soldi per i collegi e gli istituti religiosi (che faranno la parte del leone) esentandoli inoltre, come riportato nel comma 604, dal pagamento dell'Iva'. 'I Giovani dell'Italia dei Valori ha concluso Corazza - esprimono molta amarezza perche' proprio 30 milioni di euro sarebbero bastati, a detta del Ministro Mussi che ha incontrato il Cnsu lunedi' 18 dicembre, a coprire le borse di studio degli studenti idonei non assegnatari per 'mancanza di fondi'. Tutto questo in spregio a quello che dovrebbe essere uno Stato laico che garantisce la pubblica istruzione a tutti'.Ufficio stampa Giovani dell'Italia dei Valori (ANSA).