Psicofarmaci ai bambini: applichiamo il modello Piemonte
Il consiglio regionale del Piemonte ha approvato martedì scorso una legge regionale con cui si permette la somministrazione degli psicofarmaci ai minorenni solo in presenza di un consenso scritto dei genitori e prevede il divieto di sottoporre agli allievi delle scuole dell'obbligo a test volti a evidenziare loro eventuali disagi psichici o emozionali.
Inoltre sono previste azioni di monitoraggio per valutare gli effetti dei farmaci, al fine di valutare la correttezza terapeutica dei trattamenti a due anni dalla sua entrata in vigore.
Un'altra conquista importante arriva dal fatto che sarà data ai genitori la possibilità di conoscere nel dettaglio i principi del farmaco e gli eventuali effetti collaterali per il paziente. Saranno date anche tutte le informazioni relative alla possibilità di accedere ad altre cure alternative.
Il provvedimento è stato approvato all'unanimità da tutte le forze politiche.
L'idea di regolamentare per legge l'assunzione di psicofarmaci ai bambini deriva dalla questione che negli Stati Uniti e in molti paesi europei il consumo è aumentato in maniera rilevante.
E' emerso però che ai bambini iperattivi venisse affidata questa terapia per diversi motivi, ma poi erano spesso soggetti a malori incurabili, come cancro, o a morti improvvise, come infarto.
Dietro c'è la marcia commerciale delle grandi aziende farmaceutiche che spingono le istituizioni e i consigli medici a consegnare nelle mani di genitori sprovveduti materiale che risulta nocivo e non terapeutico a lungo termine.
Spesso i test sull'effettiva riuscita medica del prodotto non sono convincenti e altre volte vengono celati le conseguenze orrende di questi prodotti su persone di tenera età. Non si deve dimenticare che le patologie, che vengono trovate nei bambini non sono altro che pure invenzioni e sono senza reali prove scentifiche. Molti psichiatri e scienziati evidenziano che le azioni e gli stati d'animo di molti bambini non sono altro che il loro normale comportamento.
Il business ben venga, ma non può mai attentare alla vita umana ed abusare sul diritto alla salute dei nostri figli. I bambini non si toccano.
Questo è un successo che va al di la delle appartenenze politiche.
Per questo chiedo a gran voce che il GIV prenda il Piemonte come esempio, se non addiritura come modello, da proporre per altre realtà ove non siano sanciti questi principi nel loro piano sanitario regionale o nazionale.
Rebecchi Lorenzo
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