27.10.07

L'ex ponte di Messina


Le vicende relative alla società Stretto Messina, con tutte le polemiche che sono venute fuori, anche su questo blog, meritano qualche ulteriore spiegazione.

Anzitutto mi pare opportuno partire da quello che abbiamo fatto. Da quello che abbiamo già fatto, prima che nascesse tutto questo caso, perché questo dimostra che con l’emendamento per lo scioglimento della società, si voleva ottenere un risultato che in realtà già abbiamo raggiunto. Insomma, si voleva soltanto “ciurlare nel manico”.

Abbiamo già deciso l’anno scorso che il Ponte non si fa e i soldi ad esso destinati in precedenza li abbiamo già utilizzati per avviare la realizzazione di altre opere più urgenti in Sicilia e Calabria.
In Calabria i soldi previsti per il Ponte li stiamo utilizzando per le opere di efficientamento del sistema di attracchi a Villa San Giovanni, i lavori del megalotto Sibari-Roseto della statale 106 Jonica, la progettazione del megalotto Cotono-Cariati della stessa strada e la progettazione della tangenziale di Reggio Calabria. In Sicilia finanziamo le metropolitane di Palermo, Catania e Messina e il completamento della strada Agrigento-Caltanisetta.
Non c’era e non c’è altro da decidere per non realizzare il Ponte, giacché tutto è stato deciso.
Ci si chiederà, allora, perché mantenere in vita la società Stretto Messina. Ma io non ho alcuna intenzione di mantenerla in vita. Tanto è vero che ho proposto un emendamento che ne disponesse la fusione per incorporazione in Anas, emendamento che riproporrò quando il decreto legge passerà all’esame della Camera dei Deputati. Questo al Senato non è stato accettato, perché non si vuole che sia Anas a occuparsi della mobilità nello Stretto, ma una fantomatica agenzia di nuova istituzione, l’ennesimo ente inutile, buono per coltivare clientele e sprecare risorse.
In ogni caso, è bene che si sappia che ho disposto in via immediata il totale dimagrimento della società Stretto Messina: il personale sarà portato da 100 a non più di 5 unità, il CdA sostituito da un amministratore unico che non percepirà alcun compenso.
Questi sono i fatti. Come si vede, non si tiene in vita alcun carrozzone, si usano in modo efficiente le risorse a disposizione, si salvaguarda il valore generato in questi anni dalla società e si evita di pagare centinaia di milioni di euro in penali, che invece bisognava subito sborsare se avessimo ceduto al “furore ideologico” di alcuni parlamentari dell’ultrasinistra. Il tutto, avendo già raggiunto l’obiettivo di non realizzare il Ponte.


Antonio Di Pietro (www.antoniodipietro.com)