18.1.07

Un Ministro e il suo coraggio

"Se un ministro delle Finanze fa bene il suo mestiere, allora è ovvio che verrà contestato".
Franco Reviglio - 1980

Marco D’Acri
Tommaso Padoa-Schioppa è un ministro coraggioso, oggi ne ho avuto la conferma. Ho avuto l’onore di essere stato invitato dal Centro Studi sul Federalismo alla lecture “Altiero Spinelli” che il ministro ha intitolato “Mancanze d’Europa”. Si parla di Europa, ma in fondo in Italia non sembriamo molto in grado di farlo. E’ lo stesso Magnifico Rettore Pellizzetti ad averlo dimostrato, con una domanda nell’introduzione che proprio non suonava come un gran benvenuto e che sinceramente usciva dal tema. Ha infatti chiesto chiarimenti sulla dichiarazione rilasciata da Tommaso Padoa-Schioppa al Corriere della Sera in cui definiva i professori universitari “privilegiati”, dichiarazione alla quale il rettore piccato ha voluto rispondere sottolineando l’importanza degli atenei nel nostro Paese.
Ebbene, il Ministro, invece di replicare con diplomazia ha scelto la via del coraggio e della franchezza. Con eleganza ha ricordato di essere stato invitato per discutere un altro tema ma non ha voluto eludere la questione. Ha imposto di guardare ai problemi del Paese con un metro obiettivo, evitando di considerare l’intera categoria in maniera unica e utilizzando il metodo meritocratico. “Io, non accademico, credo di poter dire che esistono professori assenti, che non pubblicano articoli scientifici da anni, che utilizzano le proprie prerogative come privilegi. Per questo non rinnego quanto detto al Corriere.” In quel momento un grande applauso ha riempito la sala e ha dimostrato quanto la necessità di riforme sia forte.
Poi si è passati alla lecture del ministro forse più europeista dell’intero governo, che, muovendo dal pensiero di Spinelli, ha descritto e analizzato lo stallo dell’integrazione europea e le possibili vie di uscite. “Della straordinaria combinazione di grande visione e realismo, di cui Spinelli ci ha fornito eccezionale esempio, l’Europa ha oggi più bisogno che mai”. Per questo mancanze d’Europa. Non sono le mancanze dell’Europa, come errori e lacune delle istituzioni, ma le mancanze d’Europa, come sentire e progetto comune, a rallentare il nostro continente. Certa informazione che ha visto nell’ euro una possibile catastrofe, nelle regole di Bruxelles la causa del rallentamento dell’economia e nella burocrazia europea una eccessiva invadenza, dimentica di guardare alle smentite successive, alla crescita europea dovuta negli anni alle stesse regole di Bruxelles ed al fatto che il comune di Parigi o la Regione Lombardia hanno più dipendenti della Commissione Europea.
Padoa-Schioppa non ha negato le difficoltà dell’oggi ma ha suggerito come rimedio l’unione dell’Europa, esemplificando il suo pensiero in tre questioni: globalizzazione, energia e finanza.
Sul primo tema ha tracciato la storia della sua esperienza nelle massime istituzioni internazionali e ha ricordato come le diverse voci del continente, incapaci di articolare un messaggio unico, alla fine contino nel processo decisionale meno di quanto le loro economie permetterebbero. In questo l’Europa è oggetto passivo della globalizzazione e non soggetto attivo nel governarla. Sull’energia la contraddizione tra mercato unico sulla carta e realtà è sempre più evidente. Il mercato dell’energia non è unico né nella produzione né nel commercio e mancano reti europee in grado si essere infrastruttura unica. La sicurezza dell’approvigionamento ancora di più ci ricorda che l’unione fa la forza mentre gli accordi bilaterali dei singoli Paesi accrescono la forza contrattuale dei fornitori. “La proposta di strategia comune in campo energetico avanzata dalla Commissione nel 2006 potrà determinare un progresso di una certa importanza”. Infine la finanza. Con la privatizzazione delle Borse, ogni Borsa cerca il suo profitto, con azionisti non sempre sensibili ai profili di pubblica utilità. Oggi le Borse sono in concorrenza tra loro. “Il risultato è che l’area dell’euro è priva della sua Borsa, con i costi e le inefficienze che ne conseguono”. Infine il Ministro ha segnalato la situazione paradossale della regolamentazione sulle OPA, in Italia più rigorosa e quindi a rischio di mettere in difficoltà gli operatori italiani. Anche in questo mancanza d’Europa.
Quali le uscite? Per Padoa-Schioppa processo decisionale più snello, voto a maggioranza, e effettività dell’azione, capacità di imporre le proprie decisioni, capacità oggi non nelle mani delle istituzioni europee che in quello si rimettono agli Stati membri. Quindi è necessario chiedere aiuto a Spinelli e al federalismo. “Oggi come allora quella bussola indica a ciascuno di noi la direzione del cammino per costruire l’Europa Unita”.
Infine una nota che lascio al fondo per la considerazione che le offro, cioè molto scarsa. Una cinquantina di persone legate ai centri sociali torinesi ha contestato il Ministro chiedendogli (con petardi e fumogeni) di non mettere mano a pensioni e università. Strano, dentro le aule un Ministro coraggioso che affronta il tema delle università anche di fronte ai docenti, parla di meritocrazia e guarda al futuro del nostro continente e delle prossime generazioni. Fuori dei ragazzi che difendono il modello accademico più baronale che si possa immaginare e il sistema pensionistico che, come è oggi, li taglierà fuori dalla redistribuzione della loro vecchiaia. Strano, sembra il mondo alla rovescia. Eppure questo economista veneto ha coraggio, affronta i temi senza sviare, offre la competenza contro gli slogan. In fondo su temi complessi come il Bilancio dello Stato, i miei anni di studio dell’economia non mi sono sufficienti per leggere il tema fino in fondo. In questi casi interviene la fiducia verso l’uomo e le sue capacità. Oggi credo che Padoa-Schioppa abbia confermato di meritarsela.
Marco D’Acri.