30.9.06

Beppe Grillo racconta Telecom



www.beppegrillo.it

Grazie Beppe, continua così.
Pier

28.9.06

In piazza per Bruno


Marco D'Acri
Tra la marea di petizioni varie e proteste sono orgoglioso di poter promuovere una campagna (...che nasce ora da me...) di cui il nostro paese ha davvero bisogno. La Rai ha annunciato pochi giorni fa la possibilità che le puntate di Porta a Porta passino da 4 a 3 per settimana. Immediatamente Bruno Vespa ha minacciato di lasciare la rete pubblica se tale proposito dovesse realizzarsi! ATTENZIONE, vogliono ridurlo al silenzio. Non scherziamo!!! Come si fa a comunicare con sole 3 puntate ogni 7 giorni sulla principale rete italiana. E' una vergogna! Ingrati! Proprio Brunone nostro che si occupa di tutto, da Cogne ai balli della Carlucci (...non so se quella di Forza Italia o quella delle Sottilette...), dalle diete agli scontri Prodi - Berlusconi!!! Ma come faremmo senza il Vespa e Mannheimer! Ragazzi, siamo all'emergenza democratica! Io ci sono, se dovesse succedere... scenderò in piazza, farò girotondi, capriole e salti mortali, senza Porta a Porta non riuscirei ad addormentarmi (lo so, rimarrebbero 3 giorni...ma il quarto?...). Anzi, lanciamo una petizione. Porta a Porta 6 giorni su 7, e che Vespone riposi solo la Domenica! Firmato: Movimento per Vespa in TV come Fidel, tutti i giorni!

Caso intercettazioni: Prodi non cambia idea

Non ci sono ipotesi di modifica" al decreto sulle intercettazioni telefoniche varato dal governo. Il premier Romano Prodi taglia corto sulla richiesta di cambiare parti del provvedimento avanzata dal ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro. Secondo il presidente del consiglio, infatti, il decreto va bene così come è non solo perchè c'è un accordo con la Cdl, "ma perchè è stato approvato in modo condiviso, unanime e da tutti. C'era anche Di Pietro. Quindi non credo ci siano problemi". Prodi spiega anche ai cronisti che lo hanno incontrato mentre stava lasciando Bologna per recarsi a Roma che lo stesso Di Pietro "ha approvato totalmente" il provvedimento varato dal governo. "Ne ha parlato a favore - ha concluso Prodi - sia in Consiglio dei ministri che a Vasto". Insomma, il premier non vuole tirare la volata a possibili polemiche sul provvedimento appena approvato grazie anche all'esistenza di un terreno bipartisan. Soprattutto quando queste rischiano di levarsi proprio in seno alla maggioranza che lo ha varato. Antonio Di Pietro aveva spiegato infatti che il decreto legge approvato venerdì scorso dal Consiglio dei ministri dovrà essere modificato "quando il Parlamento lo discuterà". "Dobbiamo accogliere - aveva spiegato ai giornalisti il leader dell'Italia dei Valori - le richieste dei magistrati rivolte a non distruggere subito tutti i dossier. I documenti e le registrazioni che costituiscono corpo di reato non possono essere eliminate perché vanno messe a disposizione della magistratura". Secondo Di Pietro, che ha parlato a margine dell'ultima giornata della festa nazionale dell'Italia dei Valori, le registrazioni non distrutte dovranno essere comunque custodite con particolari precauzioni, in modo che i loro contenuti non diventino di dominio pubblico.
"Credo si possa adottare - aveva concluso Di Pietro - la stessa procedura disposta per le intercettazioni illecite: è vietato fare copie dei documenti e i magistrati potranno prendere visione dei documenti solo nel luogo in cui sono custoditi". Dalla maggioranza, però, sono giunti inviti a Di Pietro a sostenere il decreto. Paolo Cento, sottosegretario all'Economia, ha osservato: "Il decreto del governo rappresenta una scelta obbligata e anche il ministro Di Pietro farebbe bene a sostenerlo senza tirarsi indietro". D'altra parte dall'opposizione erano giunti i primi segnali che l'intesa bipartisan potrebbe saltare se il testo sarà modificato. Fabrizio Cicchitto, vice coordinatore di Forza Italia: "Il decreto legge del governo sulle intercettazioni è inequivocabile e parla di distruzione del materiale acquisito in modo irregolare. E' importante che un punto fermo venga segnato in modo netto con le conseguenze negative per tutti coloro che volessero utilizzare questa immondizia in vario modo, anche sulla stampa. Sia chiaro che se l'onorevole Di Pietro e i magistrati che lo ispirano ottenessero la modifica di questa parte del decreto legge allora lo voteranno loro e verrà meno l'intesa bipartisan realizzata". Sul decreto del governo i pareri dei magistrati sono stati discordi. Da una parte c'è stato chi lo ha approvato in toto, dall'altro si sono sollevati dubbi, in particolare sul destino dei dossier compilati illegalmente. Per alcuni le carte non possono essere semplicemente distrutte perché, come nel caso dell'inchiesta sul rapimento di Abu Omar, rappresentato corpi del reato. Altri fanno propria la proposta di conservare le carte in un archivio riservato da istituire in ogni procura, una possibilità che il Guardasigilli Mastella, in un'intervista a Repubblica, esclude seccamente sostenendo di voler "bruciare tutto come succede per le cose eretiche".
INCONTRO DEI VALORI di Vasto: riassunto e video

14.9.06

Il potere di disinformare

Marco D'Acri
Chi come me ha letto la prima pagina de "La Stampa" del 13 Settembre è stato portato indietro di qualche secolo.
"Il Papa e Bush alleati contro il terrore". Con un titolo di questo genere viene da chiedersi cosa sia successo.
Ipotesi uno: Papa Ratzinger è intenzionato a riprendersi il potere temporale e ha chiesto sostegno alla più grande potenza mondiale (...voglio tranquillizzare coloro che amano Roma...ho scoperto non trattarsi dell'ipotesi corretta...).
Ipotesi due: Nella sua guerra al terrore Bush ha messo in cantiere un nuovo imperialismo benedetto da Benedetto...XVI (...benedizione papale dell'impero...un po' anacronistico...non sarà nemmeno questo...)
Ipotesi tre: I giornalisti sono impazziti. Il Papa ha definito nel suo discorso la Jihad, la guerra santa, una violenza incompatibile con Dio e con la ragione. Se si pensa al passato, a lunghi tratti oscuro, della Chiesa Cattolica si può cogliere in questa affermazione un grande monito spirituale. Chi ha conosciuto gli orrori del fanatismo mostra a chi oggi ne è attratto le cicatrici della storia. Ne è conferma il fatto che due giorni prima Benedetto XVI si era espresso con un richiamo accorato al rispetto di ogni religione richiamando i cattolici ad un evangelismo propositivo e non impositivo. Ma per questo non è finito in prima pagina. La questione chiave è quanto sia difficile trovare un giornalista che informi e non parteggi. Immagino il risultato di questo titolo ad effetto. Da una parte ci sarà la solita destra che si sentirà portatrice dei valori cattolici e alleata fedele di Bush nella sua lotta contro il terrore dimenticando quanto la Chiesa si fosse espressa contro quella guerra con le parole di Giovanni Paolo II. Dall'altra una sinistra radicale che troverà in questa supposta alleanza una conferma alle ragioni del suo anticlericalismo. In mezzo rimane chi è credente ma è contro una guerra senza uscita e dalle motivazioni ora smentite. E chi vorrebbe lasciare ai discorsi lo spazio di essere compresi. I tempi delle parole del Papa, come quelli delle più importanti guide spirituali, dal Dalai Lama a Ghandi, sono quelli dei filosofi. Ma nessuno è più abituato ad accettarli. Come scrisse Gramellini, mi sembra di ricordare, abbiamo ritmi mentali cadenzati su spot e sms. O su articoli striminziti che condensano in un titolo orrendo un pensiero altissimo, tanto per chi crede come per chi non crede.
Come sempre il tre è il numero perfetto. Temo che la terza ipotesi sia quella esatta. I giornalisti non sono in grado di informare. Marco D'Acri.

6.9.06

Antonio Matarrese. Il nuovo che avanza


Marco D'Acri
Sembrava impossibile, invece è successo. Il mondo del calcio che abbiamo avuto conferma essere corrotto e "truccato", nonchè profondamente volgare, è riuscito a darsi una ripulita. Finalmente la glasnost all'italiana, l'operazione trasparenza, è avvenuta e con la nuova stagione uno dei più importanti settori economici del nostro paese è al sicuro. Nello stesso tempo si è chiuso il periodo dei conflitti di interesse con Galliani, presidente del Milan e della Lega Calcio, che concedeva i diritti TV a Mediaset, di proprietà del suo superiore nella società rossonera che alcuni ricorderanno come presidente del Consiglio e quindi come dirigente della politica dell'esecutivo in tema di sport. A sugellare il rinnovamento è stato chiamato su una delle poltrone più alte del calcio italiano Antonio Matarrese. Come non ricordarlo nei ruggenti anni '80 dal debito galoppante, quando, deputato DC e presidente della Lega Calcio prima e della Federcalcio poi, passava dall'organizzazione dei Giochi del Mediterraneo di Bari '87 a quella dei mondiali di Italia '90, capolavoro di efficienza e lungimiranza. Ancora oggi gli stupendi stadi di Torino e Bari, o le grandi stazioni come Roma Ostiense (date un'occhiata se potete), ci mostrano nella loro grandezza mai riempita il valore di quelle scelte. E come dimenticare quanta ricchezza gli appalti di quegli anni hanno portato al nostro settore edile (... e non solo quello edile...). E non osate insinuare maldicenze sul fatto che il fratello di Matarrese, Vincenzo Matarrese, già presidente del Bari Calcio, è uno dei più grandi costruttori del Sud Italia, è solo una coincidenza... e poi, vorrete mica togliere la libertà di impresa?..ah....ecco!
Questa è l'Italia che guarda avanti e Matarrese è l'esempio massimo che la nazione offre in termini di ricambio generazionale e meritocrazia. A proposito, caro Moggi, non disperare. Tra qualche anno, placata la tempesta, potrai rientrare ad alti livelli nel plauso generale!
Marco D'Acri.
P.s.: Il grande Giacinto Facchetti, lui sì vero esempio, ci ha lasciato. A lui negli anni nessuno aveva mai pensato come guida della Lega. Mah...che Bel Paese, forse Beppe Grillo ha ragione, il calcio bisognerebbe iniziare ad odiarlo.

1.9.06

Aiutati che il ciel ti aiuta

Dal blog di Beppe Grillo:
Un cittadino italiano ha finalmente deciso che gli fa troppo male e ha chiesto alla Commissione Europea l'abolizione dei costi di ricarica per i cellulari che esiste """solo""" in Italia. Lo hanno preso sul serio e la Commissione Europea ha contattato l'Authority, altra innovazione che ci rende (inconsapevolmente) poveri. Bastano 500.000 firme per toglierci dai piedi la tassa sulla ricarica. Firmate la petizione!