28.9.06

Caso intercettazioni: Prodi non cambia idea

Non ci sono ipotesi di modifica" al decreto sulle intercettazioni telefoniche varato dal governo. Il premier Romano Prodi taglia corto sulla richiesta di cambiare parti del provvedimento avanzata dal ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro. Secondo il presidente del consiglio, infatti, il decreto va bene così come è non solo perchè c'è un accordo con la Cdl, "ma perchè è stato approvato in modo condiviso, unanime e da tutti. C'era anche Di Pietro. Quindi non credo ci siano problemi". Prodi spiega anche ai cronisti che lo hanno incontrato mentre stava lasciando Bologna per recarsi a Roma che lo stesso Di Pietro "ha approvato totalmente" il provvedimento varato dal governo. "Ne ha parlato a favore - ha concluso Prodi - sia in Consiglio dei ministri che a Vasto". Insomma, il premier non vuole tirare la volata a possibili polemiche sul provvedimento appena approvato grazie anche all'esistenza di un terreno bipartisan. Soprattutto quando queste rischiano di levarsi proprio in seno alla maggioranza che lo ha varato. Antonio Di Pietro aveva spiegato infatti che il decreto legge approvato venerdì scorso dal Consiglio dei ministri dovrà essere modificato "quando il Parlamento lo discuterà". "Dobbiamo accogliere - aveva spiegato ai giornalisti il leader dell'Italia dei Valori - le richieste dei magistrati rivolte a non distruggere subito tutti i dossier. I documenti e le registrazioni che costituiscono corpo di reato non possono essere eliminate perché vanno messe a disposizione della magistratura". Secondo Di Pietro, che ha parlato a margine dell'ultima giornata della festa nazionale dell'Italia dei Valori, le registrazioni non distrutte dovranno essere comunque custodite con particolari precauzioni, in modo che i loro contenuti non diventino di dominio pubblico.
"Credo si possa adottare - aveva concluso Di Pietro - la stessa procedura disposta per le intercettazioni illecite: è vietato fare copie dei documenti e i magistrati potranno prendere visione dei documenti solo nel luogo in cui sono custoditi". Dalla maggioranza, però, sono giunti inviti a Di Pietro a sostenere il decreto. Paolo Cento, sottosegretario all'Economia, ha osservato: "Il decreto del governo rappresenta una scelta obbligata e anche il ministro Di Pietro farebbe bene a sostenerlo senza tirarsi indietro". D'altra parte dall'opposizione erano giunti i primi segnali che l'intesa bipartisan potrebbe saltare se il testo sarà modificato. Fabrizio Cicchitto, vice coordinatore di Forza Italia: "Il decreto legge del governo sulle intercettazioni è inequivocabile e parla di distruzione del materiale acquisito in modo irregolare. E' importante che un punto fermo venga segnato in modo netto con le conseguenze negative per tutti coloro che volessero utilizzare questa immondizia in vario modo, anche sulla stampa. Sia chiaro che se l'onorevole Di Pietro e i magistrati che lo ispirano ottenessero la modifica di questa parte del decreto legge allora lo voteranno loro e verrà meno l'intesa bipartisan realizzata". Sul decreto del governo i pareri dei magistrati sono stati discordi. Da una parte c'è stato chi lo ha approvato in toto, dall'altro si sono sollevati dubbi, in particolare sul destino dei dossier compilati illegalmente. Per alcuni le carte non possono essere semplicemente distrutte perché, come nel caso dell'inchiesta sul rapimento di Abu Omar, rappresentato corpi del reato. Altri fanno propria la proposta di conservare le carte in un archivio riservato da istituire in ogni procura, una possibilità che il Guardasigilli Mastella, in un'intervista a Repubblica, esclude seccamente sostenendo di voler "bruciare tutto come succede per le cose eretiche".
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