1.11.06

La concertazione e gli orizzonti temporali


Marco D'Acri
La bagarre che si è sollevata in queste settimane sulla Legge Finanziaria indica un doppio problema per il nostro Paese e per le potenzialità di successo, più che di governo, per l' Unione. Il programma della "Fabbrica" di Romano Prodi è stato votato dagli elettori, pur con una maggioranza esigua, perchè fosse applicato. Uno dei punti fermi di questa strategia era proprio il risanamento dei conti pubblici (parola abusata ma se non altro da interpretare come riallineamento ai parametri comunitari) in una logica di rilancio progressivo dell'economia. Per riaffermare tale fermezza sull'abbattimento di un debito che è stato lasciato in eredità alla nostra generazione da un passato inefficiente, governato da uomini che hanno vissuto sopra le possibilità che l'Italia permetteva (...penso ai governi Craxi soprattutto ed al loro rapporto con l'indebitamento pubblico), si è deciso di affidare il dicastero dell'Economia ad un uomo del rigore, padre teorico della moneta unica, Tommaso Padoa-Schioppa. Uomo riconosciuto da tutti come economista di estremo valore, sul suo nome non si è presentato alcun dubbio nel momento della definizione delle cariche. Ed oggi, durante la prima finanziaria sembra che tutti abbiano cambiato opinione. Innanzitutto sembra che quel programma non valga più e anche tra gli elettori del centrosinistra si è iniziato a discutere di quella ricetta economica. Tutti a protestare per una manovra che è l'avvio di una politica e non il fine ultimo. Anche tra i partiti del centrosinistra si è assistito alla rincorsa della protesta con richieste di aggiustamenti e concertazioni diffuse. L'impressione più grave che si può offrire al Paese non è quella di un governo che vara politiche contestate ma di un governo insicuro pronto a ritornare sui propri passi ad ogni folata di vento e pronto a concedere tavoli di concertazione che sembrano preparati per non scontentare nessuno. Con questo non voglio affermare che il controllo democratico sull'operato di un governo non vada realizzato anche dai cittadini ma preferirei che i tempi delle politiche economiche fossero rispettati concedendo ad una "ricetta" il tempo di essere preparata. Nel frattempo i primi risultati del decreto Bersani iniziano a vedersi. Nessuno ne parla (l'informazione conta anche se si è all'opposizione) ma l'inflazione è scesa di molto e se la crescita del costo della vita rallenta forse si sta già ottenendo una compensazione del sacrificio imposto. Merito delle prime liberalizzazioni e nonostante la "concertazione" con i tassisti. Mi sembra paradossale che a 5 mesi dalle elezioni (di cui 3 estivi con le Camere chiuse) qualcuno già parli di bilanci dopo che il proprio governo durato 5 anni tutto ci ha lasciato tranne che un miracolo economico. Alcide De Gasperi diceva che un politico pensa alle prossime elezioni, uno statista alle prossime generazioni. Un governo che non ha coraggio di scontentare qualcuno per affermare la validità del proprio progetto soffrirà di un'eterna mancanza di statisti.
Marco D'Acri.

9 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Ciao Max, i rapporti Deficit/PIL e Debito /PIL sono proprio quelli che questa finanziaria mette a posto. Almunia, commissario europeo all'economia, lo ha confermato e Draghi è d'accordo, anche se pochi giornalisti lo hanno ricordato. Sulle tasse da sulla tua auto non pagherai se hai un'Euro3 o un'Euro 2, su quelle non cambia niente o pochi euro. Sulla protezione dell'industria italiana tramite tassa SUV avremmo rischiato l'infrazione europea per pratica discriminatoria, vietata in ambito UE.
Resta la questione TFR sulla quale sono in larga parte d'accordo con te. Cari saluti, Marco.
p.s. scusa se oso, ma quali proposte economiche ha fatto l'IdV?

1/11/06 22:26  
Anonymous Anonimo said...

Una provocazione: ma se questo governo non combinerà nulla alla fine del suo mandato (o della sua vita), cosa ne sarà di noi? Cioè, che dovranno fare i cittadini alle prossime elezioni? Votare destra, votare sinistra, votare centro, o non votare affatto e buttarsi in strada a fare una Tien An Men o una protesta all'ungherese? Se alle prossime generazioni questa politica non pensa, chi dovrà pensarci in caso di ennesimo fallimento del governo? O dobbiamo aspettare sempre il prossimo treno sperando che sia migliore? Non vi pare che 20 anni di attesa per avere un governo decente siano troppi? Non vi pare che bisogna cominciare a rimboccarsi le mani e PRETENDERE che la politica agisca? Non pensate che bisogna OBBLIGARE, attraverso la piazza ormai, a ristabilire una democrazia che non c'è più grazie a questa legge elettorale? La vostra risposta in parte la so già, però rimane il problema del "se questo governo finisce a gambe all'aria con un nulla di fatto che si fa? Non sarebbe opportuno richiedere SUBITO una nuova legge elettorale che consenta il ritorno ad una democrazia, piuttosto che il permanere in questa pericolosa partitocrazia?". Questo soprattutto in vista dle futuro incerto che abbiamo...

1/11/06 23:52  
Anonymous Anonimo said...

naturalmente, ma si capisce, io sono dell'opinione che sto governo cadrà presto... e se non cade presto sono certo che non combinerà nulla di buono. Se il buon giorno si vede dal mattino, allora si preannuncia un pomeriggio di tempesta. Una finanziaria che cambia ogni giorno è una finanziaria non studiata. E qui non ci si può permettere di improvvisare. I problemi della nazione li conosciamo tutti, le lobby le conosciamo tutti, gli evsaori li conosciamo tutti, così comei metodi per evadere. La finanziaria seria, se la si voleva fare, la si sarebbe potuta fare. Non mi pare che la si sia fatta (certi punti sono molto strani, come il TFR). Sembra una finanziaria per coprire i buchi, non certo una finaziaria per il rilancio economico della nazione. Ma che succede se con i soldi per tentare di chiudere le buche dalla strada si va a finire che non ci saranno più macchine a circolare? Che si fa se le buche sono buchi neri, che inghiottiranno tutto per l'ennesima volta, così l'anno prossimo sarà di nuovo tutto da rifare? Marco, è questa la mia grossa preoccupazione. Qui stiamo giocando una partita grossa... l'Italia non cresce, il resto del mondo va ad almeno il 3%. Ed il nostro debito pubblico intanto non accenna a diminuire a causa di una pessima gestione economica della nazione. La finanziaria, se sieria, doveva chiudere i buchi neri, non certo rattoppare la strada.

2/11/06 00:00  
Anonymous Anonimo said...

Ciao Alessandro, io invece mi auguro proprio che questo governo non cada...temo il ritorno della stagione dei condoni, quella davvero della politica dei rattoppi. Prodi ha previsto una crescita al 3% anche per noi nei prossimi anni (almeno diamogli il tempo per dimostrarlo),e credo che il decremento del debito (che, nota bene, si è avuto negli anni dal 1993 al 2004)tornerà ad essere un punto fermo della nostra politica di bilancio (anche perchè si rischierebbe il default con conseguente espulsione dall'area euro...immagina che disastro!). Poi sugli interventi contro le posizioni dominanti e gli oligopoli credo che il decreto sia stato un primo piccolo passo. Non sufficiente ma segna la strada e mi auguro che nel prossimo biennio si inizino a colpire i veri obiettivi (sarebbe un modo per dare nuovo slancio al governo...e lo sanno bene). Tra l'altro temo che chi incita a scendere in piazza (...non parlo di te :-)... ma di Mr.B. & C.) sia proprio chi teme quel tipo di interventi.
Infine, visto che ho ormai scelto il ruolo di avvocato del diavolo (...non me ne volere...) dico che il TFR era un'ottima fonte di finanziamento per le imprese quando i tassi di interesse erano alti e la liquidità scarsa. Oggi con i tassi contenuti e col settore privato che investe in ricerca con percentuali misere non mi scandalizzo se quei fondi vengono prelevati e diretti ad investimenti diffusi, tipo infrastrutture. In fondo la Commissione europea ha dato l'ok. Comunque non voglio essere difensore ad oltranza, è che mi colpisce il giudizio così a breve termine, soprattutto da chi ha avuto 5 anni per cambiare questo paese. Ciao, Marco D'Acri.

2/11/06 19:29  
Anonymous Anonimo said...

ok, non è che io mi auguri che il governo cada. se lo sento, nel mio subconscio, è solo nella speranza che scatti la molla che possa spingere la gente in piazza. Ma non la gente che scende contro il governo Prodi, bensì la gente che scende contro LA POLITICA. Ragazzi, che qui siamo di fronte ad una partitocrazia di fatto... mi pare innegabile. Allora, visto che sono i partiti a decidere il destino della nazione e non più la gente (come si vorrebbe in democrazia), mi auguro che la gente voglia riappropriarsi di ciò che è suo, cioè quel diritto all'autodeterminazione. Perchè alla fine credo che qui siamo arrivati, ad un governo in senso lato che non rispecchia più la popolazione, e che va avanti per i fatti suoi. Io non credo che gli Italiani avrebbero votato per la repubblica se avessero saputo che invece di avere un re nel 2006 avrebbero auto centinaia se non migliaia di signorotti che sarebbero stati nella sala dei bottoni a vita.

2/11/06 23:04  
Anonymous Anonimo said...

Mi spiace Alessandro ma devo essere franco, non riesco a discutere bene quando gli obiettivi diventano lontani e le questioni dibattute non puntuali. Ho cercato di difendere la legge finanziaria sui punti in questione. Ora non credo che da una legge di bilancio si possa passare a una critica assoluta alla politica e allo stato repubblicano. La repubblica è un principio costituzionale che non discuterò mai. Quanto alla democrazia di piazza ho sempre provato paura per certe posizioni, Mi ricordano gli anni Settanta con i moti di estrema sinistra e di estrema destra entrambi finalizzati a moralizzare e ripulire la repubblica. I risultati della piazza si sono visti nella storia. Ammiro Antonio Di Pietro anche perchè prova a portare moralità dall'interno e svolge il proprio compito con onestà ed etica del lavoro. Propone la rivoluzione morale e i voti che prende dimostrano che la maggioranza la pensa diversamente. Quindi credo che se davvero si arrivasse a quella autodeterminazione di cui parli il risultato non sarebbe tanto diverso da quello che osservi oggi. In fondo Cuffaro ha sconfitto Rita Borsellino con regolari elezioni. La maggioranza lo ha scelto. In piazza avrebbe ricevuto un plebiscito, non certo quella censura che tu ti aspetti dalla piazza. Marco.

3/11/06 01:20  
Anonymous Anonimo said...

Su questi punti sono d'accordo con Max, mi piace chi si rimbocca le maniche e affronta con coraggio la strada del cambiamento pur sapendo che rischierà di trovarsi solo ma sicuro di agire nel giusto. E conoscendo di quel percorso la lunghezza e l'impossibilità che si completi in un giorno.

3/11/06 01:23  
Anonymous Anonimo said...

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2006/11_Novembre/03/conti.shtml

3/11/06 12:07  
Anonymous Anonimo said...

quindi dovremmo aspettare che la politica cambi se stessa...
non è mai cambiata ed ora dovrebbe farlo? ora più che mai hanno il potere e dovrebbero levarselo?

3/11/06 12:09  

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