13.10.06

Ddl Gentiloni: un canale in meno per Rai e Mediaset

Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al disegno di legge presentato dal ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni volto a disciplinare il settore televisivo nella fase di transizione al digitale terrestre. Il provvedimento, in pratica una riforma della legge Gasparri, è stata approvata da Palazzo Chigi all'unanimità ma con delle modifiche rispetto al testo originale. Furiosa la reazione di Silvio Berlusconi, che bolla la riforma come atto di banditismo: "Non siamo più in una democrazia", attacca.
Cambia il mercato della pubblicità. In una conferenza stampa convocata subito dopo il consiglio dei ministri, Gentiloni ha esposto i punti salienti della nuova normativa. La riforma interviene sulla redistribuzione della raccolta pubblicitaria, aggiustando lo squilibrio al momento esistente a favore della tv. "Si stabilisce posizioni dominanti per i soggetti che superano la soglia del 45% delle risorse", ha spiegato Gentiloni.
Scompare il Sic. Allo stesso tempo con la nuova normativa scompare una delle novità più contestate della Gasparri, ovvero l'istituzione del Sic, il "sistema di comunicazione integrato" che diluiva i limiti di acaparramento della raccolta pubblicitaria considerandoli in relazione ad un unico bacino nel quale confluivano anche satellitare e digitale terrestre.
Meno affollamento negli spot. "Le tv - ha aggiunto - non diventano poi oggetto di multe e sanzioni, ma a loro si applica la misura di riduzione dell'affollamento orario della pubblicità dal 18 al 16%. Obiettivo di questa misura al posto delle multe, è che - ha aggiunto il ministro - ha un evidentissimo effetto redistributivo che è l'obiettivo virtuoso". Il primo obiettivo di questa legge, ha sottolineato Gentiloni "è aprire il mercato delle risorse pubblicitarie e delle frequenze".
Una rete Rai e Mediaset sul digitale. Il ddl, ha chiarito ancora il ministro, prevede il trasferimento di una rete analogica sul digitale entro il 2009 per Rai e Mediaset. "E' una misura che incentiva una migrazione, non una misura punitiva", ha precisato.
Obbligo di vendita per le frequenze. "Con la migrazione anticipata di una rete Rai e Mediaset sul digitale terrestre si libereranno quantità significativamente importanti di frequenze", ha poi precisato il ministro annunciando che "verrà stabilito un dovere di vendita da parte di chi le possiede, in base a criteri fissati dall'Autorità per le Comunicazioni: non saranno dunque restituite allo Stato perché sarebbe discutibile che lo Stato introducesse nel 2001 un principio per poi negarlo qualche anno dopo".
"Verso un paese normale". Quanto invece "alle frequenze usate di fatto, saranno restituite allo Stato - ha detto ancora Gentiloni - e verranno messe a gara. In questo modo l'Italia, caratterizzata finora dalla completa occupazione dello spettro, inizierà ad assomigliare a un paese normale dal punto di vista delle frequenze tv".
L'Auditel cambia. La riforma introduce inoltre "una serie di norme che rafforzano le garanzie pubbliche nel sistema della rilevazione degli indici d'ascolto". In particolare le norme, ha spiegato Gentiloni, interverranno in particolare nei casi in cui i responsabili della rilevazione degli ascolti siano società partecipate a loro volta da società oggetto della rilevazione stessa.
"Un testo equilibrato". "E' un testo molto equilibrato che servirà al Parlamento per fare una buona riforma. Credo che la discussione che si aprirà andrà sicuramente a migliorare la situazione esistente", ha commentato Gentiloni.
Poi toccherà alla Rai. "Nelle prossime settimane - ha annunciato quindi il ministro - presenterò le linee guida di un progetto di legge sul futuro del sistema televisivo pubblico, della Rai. E' necessario un provvedimento ad hoc, perché su un argomento come la Rai occorre un confronto pubblico".
Berlusconi furioso. Durissimo il commento pronunciato da Silvio Berlusconi qualche minuto prima della deliberazione del governo. "Non ci credo - dichiara - sarebbe un atto di banditismo, un Paese in cui una parte politica andasse al governo e intendesse colpire l'avversario attraverso le sue aziende e le sue proprietà private". E poco dopo: "Difficilmente ormai possiamo considerarci una democrazia. Ma il provvedimento "non passerà in Parlamento".
Mediaset: "E' una vendetta politica". Altrettanto duro il comunicato di Mediaset: "Per anni sono state criticate leggi definite 'ad personam', oggi il governo ne ha presentata una 'contro un'azienda che appare tagliata su misura come vendetta politica", si legge nella nota. "Si tratta di un disegno senza respiro di sviluppo - continua il comunicato di Cologno Monzese - basato su interventi contingenti che appaiono ispirati da una prospettiva retrograda. E tutto questo è ancora più nocivo in una fase di mercato in cui i media mondiali sono scossi da un profondo e repentino cambiamento".
La replica di Gentiloni. Alle accuse di Berlusconi, Gentiloni ha replicato con una semplice battuta. "Il banditismo non è il mio campo, parlare di banditismo e di esproprio mi sembra un modo di buttarla in caciara...", ha risposto alla giornalista che gli chiedeva di commentare le affermazioni del leader di Forza Italia.
Prodi: "Una buona riforma". In serata con una nota, il presidente del Consiglio, Romano Prodi, ha espresso il suo parere: ''Mi sembra una buona riforma quella avanzata dal progetto proposto oggi dal ministro Gentiloni - spiega il premier -, prima di tutto perché pone rimedio a un vulnus, non solo tecnico ma anche giuridico, rilevato sia dall'Autorità garante per le telecomunicazioni sia dalla Corte costituzionale''. Quello approvato oggi dal Consiglio dei ministri, spiega ancora il Professore, "è un provvedimento di liberalizzazione che soddisfa le esigenze di maggiore concorrenza e pluralismo del mondo radiotelevisivo italiano''. Prodi sottolinea anche che ''come ogni disegno di legge, sarà ora oggetto di un approfondito e doverosamente ampio dibattito in Parlamento. Per questo ho condiviso le proposte del ministro Gentiloni nei modi e nei tempi che ha voluto studiare per la crescita di questo importante settore della vita del Paese''.

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Tutto sto casino per il 2009, quando nel 2012 comunque le trasmissioni in analogico si interromperanno. L'ennesima vaccata di un governo che fa le cose inutili subito, e le riforme serie mai.

21/10/06 14:48  

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