Il senso dello Stato, il senso della Libertà
di Michele Gardini
Per due giorni giornali e tv hanno taciuto. Per protestare contro un contratto di lavoro non rispettato. Giusto e condivisibile, ma così facendo, i giornalisti italiani non hanno potuto darci per tempo la notizia dell'assassinio di una loro collega, Anna Politkovskaya.
Giornalista atipica nel mondo del giornalismo embedded d'oggi, Anna era andata spesso a cercare la verità in uno dei posti più pericolosi al mondo per chi fa quel lavoro, la Cecenia.
E non si fermava alle verità ufficiali, ma andava a parlare con la gente, trovando che le cose erano sempre molto diverse da come venivano divulgate dalla stampa ufficiale. Incredibilmente, riusciva talvolta a farsele pubblicare in un paese come la Russia di Putin, dove la libera informazione è soffocata ogni giorno in modo anche violento da un regime parademocratico in cui alla falce e martello si è sostituito il potere del denaro. Per questo era rispettata, sia in Cecenia che in Russia, ed odiata dai più. Per questo era stata più volte minacciata di morte, e aveva visto sparire in "incidenti" alcune persone che avevano osato darle informazioni. Per questo Anna aveva dichiarato:" A volte la gente paga con la vita per dire ad alta voce ciò che pensa". Sapeva di essere nel mirino, ed aveva anche paura.
Nel 2004 sul volo che la stava portando a Beslan per tentare un negoziato coi sequestratori si sentì malissimo dopo aver bevuto un te, e doverono ricoverarla. I medici sospettarono un avvelenamento, ma l'episodio non trovò mai conferma ufficialmente. Fu anche arrestata due volte. Ma non si faceva bloccare dalla paura.
Negli ultimi tempi, infatti, Anna si era recata spesso in Abkhazia e in Sud Ossezia perché stava indagando proprio sul coinvolgimento delle forze armate russe nel fomentare i separatisti in Georgia. Un coinvolgimento che mette d'accordo gli interessi strategici superiori di Putin e il mero interesse personale degli ufficiali Russi di stanza in Cecenia che si arricchiscono con il contrabbando di ogni sorta di articoli, dall'alcol alla droga, dalla benzina alle armi. Un argomento troppo pericoloso per essere indagato, e così qualcuno ha deciso di fermarla definitivamente con quattro pallottole nell'ascensore del palazzo dove viveva.
Anna aveva pubblicato un libro sulla sua esperienza in Cecenia (Cecenia disonore Russo), ed un'altro sulla vita nella Russia di Putin (La Russia di Putin).
Libri pesanti come macigni che andrebbero letti da tutti per capire dove va il mondo di oggi. Magari anche da chi, come quel personaggio di altezza morale molto minore di quella fisica, che ebbe la sfrontatezza di dire durante una visita del suo amico Putin in Italia che il problema dei diritti umani in Cecenia era una creazione di giornalisti come Anna.
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