Omaggio ad Anna Politkvoskaya
Marco D'Acri
Lo stato della democrazia russa, già precario da tempo, da ieri fa ancora più paura.La serie dei giornalisti zittiti con la morte durante la presidenza di Vladimir Putin si allunga e lascia profondi dubbi sull'effettiva maturazione del vecchio funzionario del KGB alle regole della democrazia matura.Le sempre meno numerose notizie su torture e governi dittatoriali filorussi, che arrivano dalla Cecenia,non fanno che confermarlo.L'aspetto nuovo del giornalismo contemporaneo, la diffusione immediata su scala mondiale delle informazioni,potrebbe però modificare qualche fattore in campo.L'affermazione di un'Unione Europea,sempre più politica,ispirata ai valori della democrazia e dei diritti umani,oggi allargata a paesi fino a 15 anni fa sottomessi alle dittature comuniste,non ci permette di tacere di un tale vicino,se non a costo di vanificare i caratteri più innovativi di una tale Unione.E poco importa se negli anni scorsi il nostro presidente del Consiglio,mentre si ritorceva su un anticomunismo nazionale e anacronistico,dimenticava di applicarlo al suo caro amico Putin e definiva la questione cecena "affare interno alla Russia".Anzi, nello stesso momento si prodigava a fare in modo che la Russia fosse membro della NATO.
Le regole della politica internazionale sono in discussione da anni.L'UE può affermarne di nuove e potrà legittimare la sua partecipazione ad operazioni internazionali in difesa dei diritti umani(dal Libano all'Afghanistan) solo se eviterà di tacere anche questa volta e se non cederà alle minacce della politica energetica russa.Dovremo insomma dimostrare quanto crediamo a una tutela dei diritti umani senza confini o quanto siamo ancora legati al vecchio istituto della "questione di Stato".D'Alema dovrà sanare le "colpe" del precedente governo e farsi sentire.
Lascio chiudere questo articolo alle parole di Anna che hanno molto da insegnarci.
"A chi in Occidente mi vede come la principale militante contro Putin rispondo che io non sono una militante ma solo una giornalista. E basta. E il compito del giornalista è quello di informare. Quanto a Putin, ne ha fatte di tutti i colori e io devo scriverne".
Marco D'Acri.
Lo stato della democrazia russa, già precario da tempo, da ieri fa ancora più paura.La serie dei giornalisti zittiti con la morte durante la presidenza di Vladimir Putin si allunga e lascia profondi dubbi sull'effettiva maturazione del vecchio funzionario del KGB alle regole della democrazia matura.Le sempre meno numerose notizie su torture e governi dittatoriali filorussi, che arrivano dalla Cecenia,non fanno che confermarlo.L'aspetto nuovo del giornalismo contemporaneo, la diffusione immediata su scala mondiale delle informazioni,potrebbe però modificare qualche fattore in campo.L'affermazione di un'Unione Europea,sempre più politica,ispirata ai valori della democrazia e dei diritti umani,oggi allargata a paesi fino a 15 anni fa sottomessi alle dittature comuniste,non ci permette di tacere di un tale vicino,se non a costo di vanificare i caratteri più innovativi di una tale Unione.E poco importa se negli anni scorsi il nostro presidente del Consiglio,mentre si ritorceva su un anticomunismo nazionale e anacronistico,dimenticava di applicarlo al suo caro amico Putin e definiva la questione cecena "affare interno alla Russia".Anzi, nello stesso momento si prodigava a fare in modo che la Russia fosse membro della NATO.
Le regole della politica internazionale sono in discussione da anni.L'UE può affermarne di nuove e potrà legittimare la sua partecipazione ad operazioni internazionali in difesa dei diritti umani(dal Libano all'Afghanistan) solo se eviterà di tacere anche questa volta e se non cederà alle minacce della politica energetica russa.Dovremo insomma dimostrare quanto crediamo a una tutela dei diritti umani senza confini o quanto siamo ancora legati al vecchio istituto della "questione di Stato".D'Alema dovrà sanare le "colpe" del precedente governo e farsi sentire.
Lascio chiudere questo articolo alle parole di Anna che hanno molto da insegnarci.
"A chi in Occidente mi vede come la principale militante contro Putin rispondo che io non sono una militante ma solo una giornalista. E basta. E il compito del giornalista è quello di informare. Quanto a Putin, ne ha fatte di tutti i colori e io devo scriverne".
Marco D'Acri.
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