IDV contro il nuovo Ddl radiotelevisivo
L’Idv richiama i partner della coalizione al rispetto del programma elettorale e degli impegni presi con gli elettori. Tali impegno non consentono alla maggioranza di centro-sinistra di riproporre le soluzioni del governo Berlusconi, illegittime sia dal punto di vista costituzionale che da quello comunitario, né di prolungarne la vigenza. Per questi motivi, l’Idv si opporrà ad interventi normativi che mirino a prolungare per l’ennesima volta una disciplina transitoria che avvantaggia solo Mediaset e vìola la decisione della Corte costituzionale del 2002 e la normativa comunitaria. L’ipotesi di non intervenire immediatamente sulla concentrazione di reti analogiche, addirittura sino al 2009, oltre che di consentire la concentrazione delle frequenze digitali in mano a due o tre operatori, è perciò inaccettabile per l’ Idv.
Il disegno di legge che sta per essere discusso nel prossimo Consiglio dei ministri non risolve i nodi di fondo del sistema radiotelevisivo, tra l’altro non fornendo alcuna soluzione all’annoso problema di Europa 7: l’emittente che ha ottenuto la concessione, ma non può operare per mancanza di frequenze. A parte alcune dimostrazioni di buona volontà, peraltro senza pratiche conseguenze, il disegno di legge si limita a prorogare l’esistente, non risponde alle censure della Commissione europea e prefigura soluzioni tecniche che non garantiscono il rispetto del pluralismo e della concorrenza. In particolare, la “vendita-spezzatino” della capacità trasmissiva, a parte le difficoltà tecniche di realizzazione, finisce con l’impedire anche per il futuro l’ingresso di operatori che possono competere su un piano di effettiva parità con gli attuali operatori dominanti.
Neppure la proposta di nuova regolamentazione dell’Auditel appare soddisfacente, perché consente ai soggetti controllati di continuare a gestire la misurazione dell’audience.
Il disegno di legge che sta per essere discusso nel prossimo Consiglio dei ministri non risolve i nodi di fondo del sistema radiotelevisivo, tra l’altro non fornendo alcuna soluzione all’annoso problema di Europa 7: l’emittente che ha ottenuto la concessione, ma non può operare per mancanza di frequenze. A parte alcune dimostrazioni di buona volontà, peraltro senza pratiche conseguenze, il disegno di legge si limita a prorogare l’esistente, non risponde alle censure della Commissione europea e prefigura soluzioni tecniche che non garantiscono il rispetto del pluralismo e della concorrenza. In particolare, la “vendita-spezzatino” della capacità trasmissiva, a parte le difficoltà tecniche di realizzazione, finisce con l’impedire anche per il futuro l’ingresso di operatori che possono competere su un piano di effettiva parità con gli attuali operatori dominanti.
Neppure la proposta di nuova regolamentazione dell’Auditel appare soddisfacente, perché consente ai soggetti controllati di continuare a gestire la misurazione dell’audience.
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