Riflessione sul caso Saddam Hussein
Ormai non si parla d'altro. E' diventata un tema di estrema attualità "la pena di morte" e, come nelle migliori situazioni, ci si divide in due partiti unici: il "pro" e il "contro". I "pro" pensano che infliggere la pena capitale ad un condannato, a seguito di un regolare processo giuridico, sia efficace come freno per potenziali criminali futuri; i "contro" ritengono che solo Dio abbia il diritto di prendere una simile decisione, noi uomini non possiamo condannare alcun uomo, poichè nostro simile. Apparentemente nessuna delle due fazioni ha torto: una pena così grave e notevole scoraggerebbe chiunque, però chi sarebbe disposto ad avere sulla coscienza la morte di un uomo? La morale la fa da padrona in questa ardua scelta. Personalmente ritengo che i cari e vecchi lavori forzati siano un'ottima soluzione. Manovalanza gratis distribuita capillarmente in tutte le regioni, risparmio sul personale di opere pubbliche, valorizzazione e reintegrazione nel sociale di un condannato... Le potenzialità sarebbero enormi! Ci sarebbe un risparmio di costi di personale nei lavori che fanno capo alle varie amministrazioni pubbliche. Non sono assolutamente uno schiavista, però il problema degli affollamenti delle carceri italiane ha portato all'indulto e l'indulto all'aumento esponenziale della microcriminalità. Una gestione efficace delle carceri con questi lavori aiuterebbe l'economia italiana. In fondo, per la testata a Materazzi, hanno condannato Zidane a 5 giorni di lavori socialmente utili. Ripeto: a Zidane...
Il caso Saddam Hussein
Dare la pena capitale a Saddam Hussein è, oltre che sbagliato, pure contro producente. In Iraq, sebbene abbia rovinato la vita della popolazione, è rimasto un punto cardine per l'identità nazionale. Metà degli iracheni lo odia, ma c'è l'altra metà non trascurabile che lo ossanna ancora. Impiccandolo in pubblica piazza, si creerebbe un martire ed un motivo in più per fomentare l'odio contro "l'ivasore USA" e ciò porterebbe ad una sommossa popolare che potrebbe, perfino, trovare consensi in quella parte di popolazione contro Saddam. Gli USA, che trovano sempre come soluzione elettorale la guerra, giusta o meno, da qualche parte nel mondo, saranno intenzionati ad inasprire la presenza nel territorio e ad aumentare la frequenza degli scontri con la popolazione (specialmente ora che Bush ha perso il consenso statunitense con la perdita di Camera e Senato). La situazione potrebbe diventare tragica ed incontrollabile.
Ultima riflessione, più morale che politica: mettere Saddam Hussein in una cella con appese sui muri le foto di tutte le vittime che hanno perso la vita per colpa sua e tutti i danni alla sua patria, questo si che è la giusta punizione. Il rimorso, la vergogna, il pentimento, lo strazio mentale e fisico che giungono giorno dopo giorno, sempre con più enfasi, sono la giusta pena. Ammazzarlo, da questo punto di vista, sarebbe fargli un favore.
Pierpaolo Laurenti
1 Comments:
La tua posizione è dura ma comprensibile, anche in virtù della assenza di certezza della pena che noi Italiani conosciamo bene.
Propongo però un paio di riflessioni:
1- mandare i criminali ai lavori forzati non sarebbe un'offesa per tutti quegli operai che svolgono quel lavoro con professionalità? Se fossi un lavoratore edile sulle autostrade non mi piacerebbe che il mio lavoro fosse considerata una punizione.
2- Sono comunque contro la pena di morte per motivi etici e financo perchè non efficace, nè diminuisce il numero dei reati dove applicata, nè ripara al reato commesso. Preferisco una pena mite e certa, senza sconti...anche se questo lo affermava un certo Beccaria qualche anno fa...
3- Interessante l'intervento di Sartori che ci ricorda che nel momento in cui abbiamo accettato un processo in Iraq sapevamo il rischio di quella condanna. Dobbiamo rispettare quel sistema giuridico o "esportare" il nostro?
Come vedi sono solo spunti di riflessione, non c'è una soluzione, ho solo detto la mia.
Comunque complimenti per aver sollevato il tema. E' giusto affrontarlo.
Ciao, marco.
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