23.11.06

Che Lunardi paghi

Marco D'Acri
La Corte dei Conti ha depositato nei giorni scorsi la sentenza sul caso Anas-Lunardi. Per chi non conoscesse la questione, recentemente portata alle cronache da Report, propongo un breve riassunto. Nel 2001 il neo ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi decide di mandare a casa il Consiglio di Amministrazione Anas (in carica dal 1994), compreso il presidente Giuseppe D'Angiolino, ex-ufficiale della Guardia di Finanza. Quest'ultimo aveva avuto degli scontri, negli anni precedenti, con Pietro Lunardi sui preventivi di un paio di gallerie. D'Angiolino aveva infatti accusato la società del ministro, la Rocksoil, di gonfiare le cifre e deciso di eseguire delle perizie che diedero ragione all'Anas riallineando i preventivi ai costi di mercato ai quali Lunardi dovette aduegarsi. Appena insediatosi, il ministro decise di fare piazza pulita. Convinse l'intero CdA alle dimissioni in cambio di megaliquidazioni registrate in bilancio come successive consulenze, nella realtà mai effettuate. Al posto di D'Angiolino fu nominato Vincenzo Pozzi. Per legge chi guida l'Anas deve aver amministrato per 5 anni aziende pubbliche o private di grandi dimensioni. Pozzi, pur non avendo tali requisiti, fu imposto ugualmente, nonostante le proteste dell'opposizione. Va ancora ricordato che l'ingegner Pozzi era amministratore di una piccola società, la RAV, affidatrice di numerosi incarichi Rocksoil. Pozzi, con il nuovo CdA, approvò l'apertura di una serie di cantieri senza la copertura finanziaria che la legge impone. Nell'aprile di ques'anno l'Unione vince le elezioni e Antonio Di Pietro diventa ministro delle Infrastrutture. Visti i bilanci e le "liquidazioni" di Lunardi, il presidente IdV decide di spedire un'informativa alla Procura ed alla Corte dei Conti. Inoltre sfiducia il CdA per l'ipotesi di falso in bilancio e false comunicazioni, senza prevedere liquidazioni di alcun genere. E' quindi notizia di questi giorni che la Corte dei Conti, dopo aver analizzato i bilanci e dopo aver appurato la presenza di quelle consulenze "fantasma" registrate a bilancio e motivo delle "megaliquidazioni", ha condannato Pietro Lunardi al pagamento di 2.757 mila euro. Questa è semplicemente la storia di una lotta contro lo sperpero di denaro pubblico e di due modi differenti di interpretare il ruolo di Ministro della Repubblica. Ad Anno Zero Davigo lamentava il fatto che se un magistrato scopre un collega disonesto lo denuncia, mentre solitamente tra politici ci si copre. Un ex magistrato in politica dimostra che le cose possono cambiare. E forse convincerà anche chi si lamenta di un ex-Pm in politica senza preoccuparsi della miriade di avvocati (che hanno difeso financo boss mafiosi) che siedono a Montecitorio.
Marco D'Acri.