21.11.06

La democrazia dei partiti

Marco D'Acri
Il presidente della Repubblica è intervenuto oggi su una questione così importante da poter aprire gli occhi a chiunque sia attivista di un partito politico. La questione è complessa, se la Costituzione vede nei pariti un possibile intermediario tra popolo e istituzioni, allo stesso tempo filtro e rappresentanza, dovrà essere fondamentale la capacità democratica interna dei partiti a garantire il principio del potere che spetta al popolo. I partiti devono essere, da questo punto di vista, efficienti e non esclusivi attori della vita politica. Devono essere istituti intermedi tra lo spazio di discussione e la capacità di indirizzo. Ma quanto questo principio è applicato e quanto il ruolo di donne e giovani è frustrato dal mancato rispetto di questi punti cardine? Giorgio Napolitano si è mosso proprio dal dato della scarsa partecipazione femminile ai ruoli direttivi dei partiti e dei governi. Questo è vero ed è un discorso valido anche per le nuove generazioni. Un paese che non riesce ad innovare deve il suo freno anche all'incapacità di coinvolgere i più giovani all'indirizzo ideale della vita pubblica. Perchè questo accade? Probabilmente perchè le decisioni dei partiti sono sempre meno legate al principio democratico e sempre più imposte dall'alto, da quei coordinamenti che diventano direttivi e per la cui conquista si scatenano battaglie di tessere moralmente eccepibili, come il caso Margherita-Franco Marini dimostra. Ma ora è necessario guardare anche in casa propria. In che condizioni si trova l'Italia dei Valori Piemonte? Direi non benissimo. Non ricordo a memoria , a parte un congresso a Borgaro Torinese, un momento di discussioni franche ed aperte in grado di determinare indirizzi condivisi. Allo stesso modo i risultati di questo modus operandi sono stati la perdita continua e costante di nostri eletti, e quindi l'umiliazione dei nostri sforzi e dei nostri voti. Talvolta, in buona fede, chi guida un partito è convinto di avere la verità infusa perchè più partecipe alla vita istituzionale. E magari si dimentica di capire ed ascoltare che aria tira fuori dai palazzi, rendendosi suo malgrado complice di quello scollamento tra partiti e cittadinanza sempre più sentito che lascia alla televisione il compito di informare. L'Italia dei Valori ha una base di persone per bene, oneste, trasparenti, capaci, in grado di dire la loro con competenza. E' dovere morale, ancorchè giuridico, per chi li coordina, quello di ascoltarli senza pregiudizi di età o di sesso, con la voglia di partecipare ad un unico gruppo che rema nella stessa direzione. Allargare le decisioni agli attivisti e promuovere incontri allargati di discussione e, perchè no, di svago. Sono certo che chi lo farà sarà il primo a poterne beneficiare scoprendo quei valori che sono nel suo simbolo e che potrebbe avere a portata di mano. Marco D'Acri.