I senatori a vita
Marco D'Acri
Ieri in Senato i partiti del centrodestra hanno scatenato un delirio contro i senatori a vita, rei a parer loro di aver votato. Detta così è paradossale ma è proprio così. Il grande costituzionalista(???) sig.Renato Schifani ha subito dichiarato che i senatori a vita non sono titolari di un mandato popolare e che quindi non possono essere determinanti in un voto parlamentare. A parte che ieri non lo sono stati, ma non riesco proprio a comprendere da quale principio giuridico parta l'esponente di Forza Italia. Va detto che anche gli altri partiti del centrodestra hanno assunto la stessa posizione. In realtà la scelta di concedere agli ex-presidenti della Repubblica ed ad altre personalità rilevanti il titolo di senatori a vita dovrebbe proprio rappresentare il diritto per loro di esprimere la propria opinione. Mi sembra che, secondo la teoria Schifani, a loro sarebbe concesso un esclusivo diritto di tribuna e di osservazione, ma non si capirebbe a quel punto perché questo non sia specificato nell'articolo 87. Quanto poi al presupposto di un mandato popolare l'idea di Schifani è dubbia ancorchè pericolosa. Da un lato dovrebbe allo stesso modo togliersi legittimità ad ogni pronunciamento degli organi di garanzia, dalla Corte Costituzionale alla Presidenza della Repubblica, organi eletti indirettamente, qualora questi si esprimessero a favore di una posizione politica piuttosto che un'altra. Sarebbe erroneo considerare la definizione di super-partes ad una semplice logica di non intervento. Andrebbe ricordato all'onorevole Schifani che la previsione di ruoli e poteri slegati da un mandato popolare è garanzia di equilibrio e controllo ed egli non può pensare che con le bagarre nelle Aule Parlamentari questi istituti repubblicani possano essere cancellati. Resta poi l'aspetto umano, quello del rispetto. Vedere inveire in maniera offensiva ed assurda contro uomini e donne nell'esercizio delle proprie funzioni mi ha sconfortato e amareggiato. Ancor più mi ha scioccato l'atteggiamento di Ombretta Colli, vedova Gaber, che non credevo tanto rabbiosa. Mi ha anche ricordato la vergogna del trattamento riservato ad Oscar Luigi Scalfaro durante le prime sessioni senatoriali di questa legislatura. Concludo ricordando che nella storia della Repubblica Italiana senatori a vita sono stati Arturo Toscanini, Trilussa, Eugenio Montale, Eduardo De Filippo, Norberto Bobbio e Giovanni Spadolini, di certo persone che hanno onorato il nostro paese e verso i quali le offese di ieri sono andate in forma indiretta. Schifani dovrebbe pensare che il mandato di un Paese non è solo elettorale, è anche ideale, di cultura e tradizione, di pensiero e di prestigio ed i senatori a vita lo rappresentano più di tanti eletti.
Marco D'Acri.
p.s.: questa mia difesa non si intende a favore di Giulio Andreotti di cui rispetto il ruolo, come Costituzione impone, ma non certo la persona.
Ieri in Senato i partiti del centrodestra hanno scatenato un delirio contro i senatori a vita, rei a parer loro di aver votato. Detta così è paradossale ma è proprio così. Il grande costituzionalista(???) sig.Renato Schifani ha subito dichiarato che i senatori a vita non sono titolari di un mandato popolare e che quindi non possono essere determinanti in un voto parlamentare. A parte che ieri non lo sono stati, ma non riesco proprio a comprendere da quale principio giuridico parta l'esponente di Forza Italia. Va detto che anche gli altri partiti del centrodestra hanno assunto la stessa posizione. In realtà la scelta di concedere agli ex-presidenti della Repubblica ed ad altre personalità rilevanti il titolo di senatori a vita dovrebbe proprio rappresentare il diritto per loro di esprimere la propria opinione. Mi sembra che, secondo la teoria Schifani, a loro sarebbe concesso un esclusivo diritto di tribuna e di osservazione, ma non si capirebbe a quel punto perché questo non sia specificato nell'articolo 87. Quanto poi al presupposto di un mandato popolare l'idea di Schifani è dubbia ancorchè pericolosa. Da un lato dovrebbe allo stesso modo togliersi legittimità ad ogni pronunciamento degli organi di garanzia, dalla Corte Costituzionale alla Presidenza della Repubblica, organi eletti indirettamente, qualora questi si esprimessero a favore di una posizione politica piuttosto che un'altra. Sarebbe erroneo considerare la definizione di super-partes ad una semplice logica di non intervento. Andrebbe ricordato all'onorevole Schifani che la previsione di ruoli e poteri slegati da un mandato popolare è garanzia di equilibrio e controllo ed egli non può pensare che con le bagarre nelle Aule Parlamentari questi istituti repubblicani possano essere cancellati. Resta poi l'aspetto umano, quello del rispetto. Vedere inveire in maniera offensiva ed assurda contro uomini e donne nell'esercizio delle proprie funzioni mi ha sconfortato e amareggiato. Ancor più mi ha scioccato l'atteggiamento di Ombretta Colli, vedova Gaber, che non credevo tanto rabbiosa. Mi ha anche ricordato la vergogna del trattamento riservato ad Oscar Luigi Scalfaro durante le prime sessioni senatoriali di questa legislatura. Concludo ricordando che nella storia della Repubblica Italiana senatori a vita sono stati Arturo Toscanini, Trilussa, Eugenio Montale, Eduardo De Filippo, Norberto Bobbio e Giovanni Spadolini, di certo persone che hanno onorato il nostro paese e verso i quali le offese di ieri sono andate in forma indiretta. Schifani dovrebbe pensare che il mandato di un Paese non è solo elettorale, è anche ideale, di cultura e tradizione, di pensiero e di prestigio ed i senatori a vita lo rappresentano più di tanti eletti.
Marco D'Acri.
p.s.: questa mia difesa non si intende a favore di Giulio Andreotti di cui rispetto il ruolo, come Costituzione impone, ma non certo la persona.
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