11.11.06

I tagli alle università e alla ricerca


Marco D'Acri
Le sedi universitarie in Italia sono 350, il triplo delle province (dati Il Sole 24 Ore). Negli anni in Italia si è preferito sviluppare un sistema di atenei sotto casa piuttosto che premiare centri di eccellenza che potessero avere delle ricadute economiche e di occupazione nelle realtà circostanti. Le università negli anni si sono trasformate, in alcuni casi, in centri lobbistici di stampo intellettuale dove le attività di ricerca più che come reale attività di investimento sono allevamenti di professori in pectore. E il maggior numero di insegnanti serve dove c'è un maggior numero di iscritti. E' evidente che facoltà più innovative, come Ingegneria, con meno iscritti, avranno meno fondi in ricerca. Ecco il gatto che si morde la coda. Con buona pace di quel termine da eliminare dai vocabolari italiani, meritocrazia. Atenei con risultati nulli in termini di produzione di ricerca o di attrazione di capitali privati continuano ad ottenere fondi pubblici da anni. Angelo Provasoli, rettore della Bocconi, ha chiesto per le università coopetizione, mix tra cooperazione e competizione. Cooperazione col settore privato che sostenga la ricerca e l'occupazione dei neolaureati in cambio di una codecisione degli obiettivi di ricerca e competizione tra atenei in una logica di risultato. In tutto questo lo scorso anno nei soli Stati Uniti sono scappati seimila ricercatori che schiacciati in queste dinamiche non hanno alcun spazio di ricerca nel nostro paese. Ma in questi anni la coperta è troppo corta per coprire le spese di tutti (ripeto...350 sedi universitarie). "La riforma dell'università è resa impossibile dall'agguerrita lobby giornalistica e parlamentare dei professori, spesso imparentata con la massoneria, che protegge il sistema baronale" (Curzio Maltese). Mi hanno scioccato le parole del presidente Napolitano. Nella sua visita a Milano ha detto che i tagli alle università bloccano la ricerca. Presidente, facciamo dei distinguo invece di dar contro ogni provvedimento! Quali tagli, a chi, in che modo? Allora, cosa succede in assenza di giudizi di merito e con dichiarazioni così vaghe? Che i grandi centri scientifici slegati dalle Università (...non molti...), quelli davvero da proteggere (gli unici che attraggono quel po' di capitale che i privati mettono in ricerca) subiscono anch'essi la scure pubblica. Il taglio alla ricerca diventa indiscriminato, alla faccia del merito e delle parole di Rita Levi Montalcini, parole che condivido appieno. Lo scorso anno i tagli del governo Berlusconi (in questo tagli nel metodo identici a quelli odierni) hanno costretto Carlo Rubbia ad emigrare in Spagna dove sta proseguendo con successo la ricerca su nuovi pannelli solari più efficienti. Le ricadute economiche per la Spagna saranno enormi e noi abbiamo perso un altro treno. Così facendo, alla fine si scontentano sia le Università che i centri di ricerca scientifica. Nell'opinione pubblica nessuno penserà che si è fatto bene e il declino italiano continuerà inesorabile. Padoa-Schioppa ha detto che i rettori sanno dove tagliare. Certo che lo sanno, ma lo faranno senza indicazioni chiare e decise? Con un governo che fa mezzo passo avanti e uno indietro alla prima protesta? Ci vorrebbe solo un po' di coraggio per dare l'mmagine di una vera stagione riformista. Arriverà? Sù Tommaso e Romano, basta poco, che ce' vo'?
Marco D'Acri