29.10.06

Fame di verità


Marco D'Acri
Calciopoli ci ha insegnato che questo è il tempo in cui gli accusati (Moggi) sono gli unici ad avere il diritto di una tribuna mediatica senza contraddittorio e in cui ogni verità giudiziaria sia passibile di dubbio da parte del primo che passa (nell'occasione l'esperta di diritto sportivo e penale, sig.ra Simona Ventura, e il dott.Bruno Vespa), non rispettandone la legittimità. E' lo stesso tempo in cui la sig.na Gregoraci, protagonista dell'affaire Sottile, portavoce di Fini, dimostra con la sua presenza nelle televisioni dell'ex presidente del Consiglio che i suoi "metodi" sono tutto tranne che inefficaci. Ma calcio e TV mi interessano poco. Sono molto più sconcertato dalla polvere che si è alzata contro le indagini sullo spionaggio fiscale ai danni di Romano Prodi e famiglia. Giovedì scorso Guido Ruotolo, sulle pagine de "La Stampa", ha portato alla luce il piano Sismi che risale all'inizio del governo Berlusconi (2001). Il dossier, trovato il 5 luglio dagli uomini della Digos nella sede Sismi diretta da Pio Pompa, uomo legato a Pollari, si apre con questi toni: "ci si propone di colpire e disarticolare una struttura nemica del centrodestra con azioni anche traumatiche". Pensiamo a quante azioni illegali dei corpi del nostro Paese si sono ripetute in questi anni e quante volte l'obiettivo del discredito è stato Romano Prodi, dal caso Telekom Serbia, dissolto nel nulla, in poi. Tutto per evitare che fosse lui il candidato dell'opposizione, unico in grado di competere col padrone dell'etere. Eppure la democrazia dal basso, più forte di tutto, grazie alle primarie, lo ha impedito. Penso ancora al continuo attacco alla magistratura ed alla legge che ha impedito al dott.Giancarlo Caselli non di essere nominato, ma anche solo di concorrere alla carica di procuratore nazionale antimafia. Tutto questo mi suggerisce una definizione da vocabolario: "Atti, dichiarazioni ed azioni, anche illecite, mosse da organi dello Stato verso altri, volte a destabilizzare, a togliere equilibrio, all'intero sistema istituzionale". Ebbene, la parola adatta sarebbe quindi eversione ma solo a dirlo si può essere tacciati di catastrofismo. Ha ragione Barbara Spinelli quando afferma che noi italiani sappiamo che la storia riproduce i crimini che emergono "ogni volta con le loro oscurità, che diventano perenni; con i loro personaggi, di cui si dimenticano presto i reati. Ogni volta con i loro giudici, accusati di malafede e fallimento per il solo fatto che non sempre riescono a condannare, pur avendo accertato colpe non confutate (è il caso di Andreotti, assolto anche se giudicato reo di associazione con la mafia fino al 1980)". Ancora concordo quando dice che disarticolare il bipolarismo attraverso le grandi intese vuol dire abbassare il controllo democratico, scegliere la compromissione e non il compromesso. Ora mi aspetto da Giuliano Amato una riforma chiara dei nostri servizi segreti e dall'opposizione delle risposte chiare sulle loro responsabilità, anche politiche. E mi attendo che essi stessi rispettino le sentenze che verranno. Siamo stanchi degli slogan, non possiamo più accettarli. Abbiamo fame di verità. Marco D'Acri.

28.10.06

Lettera aperta a Prodi dalla rete

24.10.06

Mamma mia dammi cento Lire...


Secondo i dati elaborati dal 7° Rapporto sulle retribuzioni in Italia realizzato da OD&M (società di consulenza specializzata nella realizzazione di indagini e benchmark di metodologie e pratiche retributive) nei primi otto mesi del 2006 i dirigenti italiani hanno mostrato in media una retribuzione pari quasi a quattro volte quella di un impiegato. Più di quanto fosse qualche anno fa. Nel 2001 la proporzione era di poco più di tre a uno. La stessa evoluzione si è registrata anche in rapporto alle retribuzioni dei quadri. Se nel 2001 la paga di un impiegato era quasi il 60% di quella di un quadro ora è scesa a poco più della metà. Insomma chi guadagnava più degli impiegati, oggi guadagna ancor di più.
“La difficoltà della situazione impiegatizia rimanda a tre fattori - ci ha detto Andrea Panzeri di OD&M -. Per prima cosa ci sono le trasformazioni tecnologiche e organizzative che hanno finito per impoverire il contenuto professionale di molte professioni. Collegato a questo c’è il rapporto tra l’offerta di lavoro e la domanda. In particolare siamo di fronte a un’offerta di lavoro sempre più scolarizzata e a una domanda che è relativa a profili non necessariamente qualificati. In fine ci sono gli effetti di quella che è stata la flessibilizzazione del mercato soprattutto in termini di ingresso.” Insomma si va verso una polarizzazione dell’occupazione e, di riflesso, delle retribuzioni e gli impiegati sono nel bel mezzo di un ciclone che rimette in discussione la loro stessa identità.
I dati del 7° Rapporto sulle retribuzioni di OD&M prendono in considerazione 1,5 milioni profili retributivi di cui il 63,7 per cento sono impiegati, il 21% riguarda i quadri, il 9,5 i dirigenti e il 6% gli operai.
Le retribuzioni del 2006. Se si guarda ai valori espressi nei primi otto mesi del 2006 ci si accorge che un dirigente si ritrova in busta paga circa centomila euro lordi l’anno, un quadro arriva intorno ai 50 mila euro mentre gli impiegati superano di poco i 25 mila euro e agli operai spettano poco meno di 22 mila euro.
Rispetto al 2005, quest’anno sono stati i dirigenti ad avere avuto il più elevato incremento. La loro retribuzione è infatti cresciuta in termini nominali del 6,7%. In leggera ripresa anche quella degli impiegati (+4,9 per cento) ovvero circa 1.239 euro in più in termini nominali che però in termini reali (al netto del costo della vita) valgono circa la metà, ovvero 661 euro. Dal 2001 a oggi è la prima volta che gli impiegati vedono crescere le proprie retribuzioni più di quanto non succede ai quadri.
I quadri nei primi mesi del 2006 si ritrovano in busta paga 2.227 euro in più (+4,7%) rispetto al 2005. In termini reali l’incremento è però di 1.126 euro (+2,4%). Dal 2001 a oggi lo stipendio annuo lordo è passato da 40.885 euro a 50.114 euro. Ovvero un incremento di quasi diecimila euro che in termini reali si riduce a 4.194 euro. Le retribuzioni degli operai hanno registrato, rispetto al 2005, l’incremento meno elevato e pari al 4,2%.
Gap di genere. Si va riducendo invece, secondo i dati di OD&M, il divario tra le retribuzioni degli uomini e quelle delle donne. Per quanto riguarda i dirigenti la differenza in termini assoluti passa da 6.187 euro a 5.233 euro. Per i quadri il gap è sceso a 1.908 euro in un anno (era 2.409 euro nel 2001). Anche nella categoria degli impiegati la differenza è scesa, seppure di meno degli altri, a 2.843 euro (era nel 2001 pari a 3.182 euro).
Confronti. Secondo i dati Ocse, l’Italia è tra i paesi in cui la disparità è cresciuta di più insieme a Regno Unito e Giappone. In Europa, secondo i dati Eurostat sono le metropoli le aree dove le retribuzioni tendono ad essere più elevate e dove si ampliano le distanze tra i "più ricchi" e i "più poveri".

Il nuovo zar


Marco D'Acri
Oggi sull'Europa incombe sempre più preoccupante un pericolo fino ad ora sottovalutato, Vladmir Putin. La sua serie di esternazioni sprezzanti sulle invidie maschili (...quegli orribili discorsi sugli stupri..) e sulle "colpe europee" più che gaffe sono vere e proprie dichiarazioni di uno stile che il presidente russo ha scelto consciamente. Innanzitutto questo tipo di atteggiamento mira a riaffermare il principio di sovranità che considera questione interna tutto ciò che non riguarda i rapporti tra stati e nega la possibilità di discuterne in ambito internazionale. Così quando si fa notare che la tutela dei principali diritti dell'uomo, come quello di espressione, in Russia non è garantita, egli reagisce con l'atteggiamento dell' "...e allora voi?..." che è da sempre il miglior modo per evitare la discussione. E poco importa se la corruzione, seppur grave, è cosa diversa dal non rispetto dei diritti fondamentali e se, come ricorda Piero Ostellino sul Corriere, in Russia la mafia non è un fenomeno criminale ma "uno dei principali protagonisti del suo sistema economico". Per Putin la risposta sarà sempre la stessa, questione interna, con buona pace dell'Europa. E' questo il momento di dire no. Come ho già scritto in altri post la tutela dei diritti umani, dalla dichiarazione ONU in poi, è un tema che segna una limitazione del principio di sovranità e in questo l'Europa non può indietreggiare, è un suo cardine dagli albori del processo di integrazione. Non barattare il gas con l'omertà deve essere un nostro comandamento. A proposito, che dice l'amico itali(N)ano dell'uomo nero? Dice che i giornali stravolgono le parole come sempre, che Putin è uomo sincero che dice le cose pane al pane, vino al vino. Quindi la colpa è dei giornali. Il merito della questione non conta, ciò che succede ai confini dell'Europa non importa, il problema è la disonestà dei giornalisti. Lo diceva anche Putin della Politkvoskaya, sappiamo come è andata a finire. Quindi il leader della nostra opposizione, editore liberale come ama definirsi, difende Putin, quando la posizione europea da D'Alema a Chirac è praticamente univoca, pressione diplomatica fino a novità significative. Basta incontri bilaterali o meeting allargati fino a che la Russia non cambierà posizione. Ma scusate: chi era che chiedeva fino all'anno scorso l'appoggio dell'opposizione perchè all'estero il Paese si mostrasse unito? Ah...che problema la memoria...come i giornalisti scomodi. Marco D'Acri.

19.10.06

Basta solo la statua?


Per noi cittadini statunitensi, il giorno 17 ottobre 2006 verrà ricordato come un giorno nero nella storia del nostro paese, il giorno in cui il presidente George W. Bush ha firmato il Military Commissions Act of 2006. Questa nuova legge, autorizzata dal Congresso (altro giorno nero ...), conferisce poteri senza precedenti al presidente per imprigionare chiunque egli dovesse ritenere un "combattente nemico illegale" e processarlo attraverso commissioni militari. In conseguenza di questa legge, ci si chiede se il Ministero degli Esteri italiano ha in programma di diramare un avviso per i cittadini italiani che intendono recarsi negli Stati Uniti. Tale avviso dovrebbe spiegare che la nuova legge lascia al presidente decidere, secondo una definizione vaga ed ambigua, chi è un "combattente nemico illegale". Questa definizione comprende non solo chi si è impegnato in atti ostili contro gli Stati Uniti o i suoi co-belligeranti, ma anche chi intenzionalmente e materialmente sostiene tali ostilità. Le prove al riguardo non devono essere rese pubbliche. L'avviso dovrebbe sottolineare che i cittadini non statunitensi definiti come "combattenti nemici illegali" potrebbero essere arrestati, anche senza capi d'accusa, e imprigionati a tempo indeterminato. La nuova legge, infatti, elimina il diritto all'habeas corpus, ossia il diritto di contestare i motivi della propria detenzione davanti a un tribunale civile. Secondo i termini di questa legge, se e quando il detenuto viene processato ciò sarà attraverso una commissione militare istituita dal Ministro della Difesa o da altro ufficiale militare e sarà composta di giudici e avvocati militari. Il detenuto non godrà delle protezioni legali riconosciute come fondamentali nei paesi civili. Può non essere informato delle prove contro di sé e sono ammissibili anche le prove ottenute con metodi ritenuti equivalenti alla tortura. Le "tecniche di interrogatorio" applicabili verranno decise da Bush e non saranno rese pubbliche. Inoltre, la possibilità di ricorrere in appello è stata quasi del tutto eliminata, e gli appelli che si basano sulle Convenzioni di Ginevra veranno respinti. Infine, l'avviso dovrebbe ricordare ai viaggiatori che nel gennaio del 2006 la Kellogg, Brown & Root, filiale del gruppo Halliburton, ha vinto un contratto per 385 milioni di dollari per costruire negli Stati Uniti centri di detenzione, le cui località non sono state rivelate, da utlizzare, come si legge in un comunicato stampa della KBR, per "lo sviluppo rapido di nuovi programmi".
Stephanie Westbrook
Statunitensi per la pace e la giustizia - Roma

Miniriflessione


Dal sito di Repubblica citazione di un sondaggio di Donna Moderna:"L'identikit del ricco: bello, biondo, in SUV. I meno fortunati hanno capelli scuri, la pancia ed usano i mezzi pubblici". Eh...sì...in effetti Berlusconi, Agnelli, Bill Gates e Moratti confermano...o no...mah, consigliatemi un buon oculista...
firmato:Marco D'Acri (...sono bruno...un po' di pancia...adoro i mezzi pubblici e gli scooter...oddio! aiuto!)

Ricordo della Malesia


Marco D'Acri
Ho lavorato in Malesia per alcuni mesi. Cattolico in un paese a prevalenza musulmana. In un paese dalla dubbia maturità democratica. Ma davvero diverso da come lo immaginiamo.Un episodio su tutti per raccontare un Islam che non conosciamo.Non vale come regola ma neanche solo come eccezione.Fui invitato ad un matrimonio lontano da Kuala Lumpur, mio luogo di lavoro.Per questo mi fermai a dormire per un sabato notte a casa di alcuni parenti dello sposo.L'indomani mattina due di loro mi proposero di fare un giro turistico ed io accettai volentieri.Dopo un po' di strada ci fermammo davanti ad una chiesa cattolica.Mi dissero di avermi portato nella "mia" chiesa di domenica per farmi gradito omaggio, sapendo che quello è il giorno sacro per i cristiani.Aggiunsero di aver immaginato che dopo tempo lontano da casa ne potessi sentire la mancanza.E' questo l'esempio di un Islam che non odia ma che è tollerante e guarda all'aspetto spirituale come ad un fondamento dell'uomo. Rifletta chi nega la meditazione religiosa, ed è un diritto, ma dimentica di viverne una laico-filosofica portando se stesso al più assoluto disinteresse per qualsiasi forma di riflessione interiore.Ancor di più esamini la sua coscienza chi chiede all'Islam il principio di reciprocità senza neanche preoccuparsi di quanti diversi Islam esistano ed ignorando le basi del nostro pensiero liberale.Infine voglio sottolineare che in Malesia esistono chiese cristiane.Ci pensi chi nega ai musulmani la costruzione di una propria "casa di preghiera" sull'onda della paura, l'unico sentimento che ancora riusciamo a provare. Marco D'Acri.

18.10.06

Il tempo rimargina le ferite... Forse troppo!

Le vedove di Nassiriya tornano a chiedere la verità sulla morte dei loro mariti nella strage del 12 novembre 2003. E lo fanno dando mandato a un avvocato, la leccese Francesca Conte, di agire davanti alla procura militare di Roma per sapere che cosa è davvero successo quel giorno in Iraq. Araz, l'indagato per la strage, quando l'anno scorso è stato arrestato, ha raccontato di aver visto questa base senza difese, su cui sventolava il tricolore, e ha organizzato l'attacco per 300 dollari. Questo significa che è stata un'aggressione politica, e non militare. E soprattutto che questi ragazzi sono morti per il tricolore. Perchè non meritano la medaglia d'oro? Cosa dovevano fare di più. Le vedove non sanno ancora come sono morti i loro mariti dopo tre anni.
Questo è il solito caso italiano di sempre: succede un fatto importante, tutti i giornali e i media focalizzati esclusivamente su quello, poi pian piano scema e passa nel dimenticatoio. Il fatto è che non si sta parlando di una sconfitta calcistica o di una rapina in banca, si parla di persone che hanno pagato con la vita un impegno ben preciso preso dalle nostre alte cariche politiche. Il loro sacrificio deve essere valorizzato, sopratutto quando non se ne parla più in televisione.
Spero che la Coppa del Mondo non sia l'unico strumento per incrementare il sentimento nazionale.
Pierpaolo Laurenti

13.10.06

Antonio Di Pietro commenta il Ddl Gentiloni

Condivido l’impegno del Ministro Paolo Gentiloni a voler spaccare il monopolio del mercato pubblicitario e televisivo.Il Consiglio dei Ministri ha accolto gli emendamenti presentati dall’Italia dei Valori di modifica della bozza del Ddl Gentiloni. Oggi si è dato seguito a quanto la Corte Costituzionale aveva in passato già rilevato, quindi all’obbligo di trasferimento delle emittenti eccedenti la seconda rete. L’obbligo entrerà in vigore a 90 giorni dalla pubblicazione della legge.Con la cessione della terza emittente sarà garantito il mantenimento di un polo televisivo autonomo e salvaguardati i diritti acquisiti da terzi, come ad esempio Europa 7. Si è evitata la frammentazione delle frequenze che avrebbe impedito il superamento dell’attuale duopolio nel mercato televisivo e vanificato le aspettative di operatori commerciali (riconosciute anche a livello giudiziario). Non meno importante è stata l’approvazione della nostra proposta in merito alla rilevazione degli indici di ascolto per impedire conflitti di interesse tra chi svolge tale attività e gli operatori del settore. A tal fine sarà impedita la partecipazione di società legate ad emittenti televisive e radiofoniche alla compagine sociale di soggetti legati all’attività di Auditel.
Dal suo Blog

Ddl Gentiloni: un canale in meno per Rai e Mediaset

Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al disegno di legge presentato dal ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni volto a disciplinare il settore televisivo nella fase di transizione al digitale terrestre. Il provvedimento, in pratica una riforma della legge Gasparri, è stata approvata da Palazzo Chigi all'unanimità ma con delle modifiche rispetto al testo originale. Furiosa la reazione di Silvio Berlusconi, che bolla la riforma come atto di banditismo: "Non siamo più in una democrazia", attacca.
Cambia il mercato della pubblicità. In una conferenza stampa convocata subito dopo il consiglio dei ministri, Gentiloni ha esposto i punti salienti della nuova normativa. La riforma interviene sulla redistribuzione della raccolta pubblicitaria, aggiustando lo squilibrio al momento esistente a favore della tv. "Si stabilisce posizioni dominanti per i soggetti che superano la soglia del 45% delle risorse", ha spiegato Gentiloni.
Scompare il Sic. Allo stesso tempo con la nuova normativa scompare una delle novità più contestate della Gasparri, ovvero l'istituzione del Sic, il "sistema di comunicazione integrato" che diluiva i limiti di acaparramento della raccolta pubblicitaria considerandoli in relazione ad un unico bacino nel quale confluivano anche satellitare e digitale terrestre.
Meno affollamento negli spot. "Le tv - ha aggiunto - non diventano poi oggetto di multe e sanzioni, ma a loro si applica la misura di riduzione dell'affollamento orario della pubblicità dal 18 al 16%. Obiettivo di questa misura al posto delle multe, è che - ha aggiunto il ministro - ha un evidentissimo effetto redistributivo che è l'obiettivo virtuoso". Il primo obiettivo di questa legge, ha sottolineato Gentiloni "è aprire il mercato delle risorse pubblicitarie e delle frequenze".
Una rete Rai e Mediaset sul digitale. Il ddl, ha chiarito ancora il ministro, prevede il trasferimento di una rete analogica sul digitale entro il 2009 per Rai e Mediaset. "E' una misura che incentiva una migrazione, non una misura punitiva", ha precisato.
Obbligo di vendita per le frequenze. "Con la migrazione anticipata di una rete Rai e Mediaset sul digitale terrestre si libereranno quantità significativamente importanti di frequenze", ha poi precisato il ministro annunciando che "verrà stabilito un dovere di vendita da parte di chi le possiede, in base a criteri fissati dall'Autorità per le Comunicazioni: non saranno dunque restituite allo Stato perché sarebbe discutibile che lo Stato introducesse nel 2001 un principio per poi negarlo qualche anno dopo".
"Verso un paese normale". Quanto invece "alle frequenze usate di fatto, saranno restituite allo Stato - ha detto ancora Gentiloni - e verranno messe a gara. In questo modo l'Italia, caratterizzata finora dalla completa occupazione dello spettro, inizierà ad assomigliare a un paese normale dal punto di vista delle frequenze tv".
L'Auditel cambia. La riforma introduce inoltre "una serie di norme che rafforzano le garanzie pubbliche nel sistema della rilevazione degli indici d'ascolto". In particolare le norme, ha spiegato Gentiloni, interverranno in particolare nei casi in cui i responsabili della rilevazione degli ascolti siano società partecipate a loro volta da società oggetto della rilevazione stessa.
"Un testo equilibrato". "E' un testo molto equilibrato che servirà al Parlamento per fare una buona riforma. Credo che la discussione che si aprirà andrà sicuramente a migliorare la situazione esistente", ha commentato Gentiloni.
Poi toccherà alla Rai. "Nelle prossime settimane - ha annunciato quindi il ministro - presenterò le linee guida di un progetto di legge sul futuro del sistema televisivo pubblico, della Rai. E' necessario un provvedimento ad hoc, perché su un argomento come la Rai occorre un confronto pubblico".
Berlusconi furioso. Durissimo il commento pronunciato da Silvio Berlusconi qualche minuto prima della deliberazione del governo. "Non ci credo - dichiara - sarebbe un atto di banditismo, un Paese in cui una parte politica andasse al governo e intendesse colpire l'avversario attraverso le sue aziende e le sue proprietà private". E poco dopo: "Difficilmente ormai possiamo considerarci una democrazia. Ma il provvedimento "non passerà in Parlamento".
Mediaset: "E' una vendetta politica". Altrettanto duro il comunicato di Mediaset: "Per anni sono state criticate leggi definite 'ad personam', oggi il governo ne ha presentata una 'contro un'azienda che appare tagliata su misura come vendetta politica", si legge nella nota. "Si tratta di un disegno senza respiro di sviluppo - continua il comunicato di Cologno Monzese - basato su interventi contingenti che appaiono ispirati da una prospettiva retrograda. E tutto questo è ancora più nocivo in una fase di mercato in cui i media mondiali sono scossi da un profondo e repentino cambiamento".
La replica di Gentiloni. Alle accuse di Berlusconi, Gentiloni ha replicato con una semplice battuta. "Il banditismo non è il mio campo, parlare di banditismo e di esproprio mi sembra un modo di buttarla in caciara...", ha risposto alla giornalista che gli chiedeva di commentare le affermazioni del leader di Forza Italia.
Prodi: "Una buona riforma". In serata con una nota, il presidente del Consiglio, Romano Prodi, ha espresso il suo parere: ''Mi sembra una buona riforma quella avanzata dal progetto proposto oggi dal ministro Gentiloni - spiega il premier -, prima di tutto perché pone rimedio a un vulnus, non solo tecnico ma anche giuridico, rilevato sia dall'Autorità garante per le telecomunicazioni sia dalla Corte costituzionale''. Quello approvato oggi dal Consiglio dei ministri, spiega ancora il Professore, "è un provvedimento di liberalizzazione che soddisfa le esigenze di maggiore concorrenza e pluralismo del mondo radiotelevisivo italiano''. Prodi sottolinea anche che ''come ogni disegno di legge, sarà ora oggetto di un approfondito e doverosamente ampio dibattito in Parlamento. Per questo ho condiviso le proposte del ministro Gentiloni nei modi e nei tempi che ha voluto studiare per la crescita di questo importante settore della vita del Paese''.

12.10.06

IDV contro il nuovo Ddl radiotelevisivo


L’Idv richiama i partner della coalizione al rispetto del programma elettorale e degli impegni presi con gli elettori. Tali impegno non consentono alla maggioranza di centro-sinistra di riproporre le soluzioni del governo Berlusconi, illegittime sia dal punto di vista costituzionale che da quello comunitario, né di prolungarne la vigenza. Per questi motivi, l’Idv si opporrà ad interventi normativi che mirino a prolungare per l’ennesima volta una disciplina transitoria che avvantaggia solo Mediaset e vìola la decisione della Corte costituzionale del 2002 e la normativa comunitaria. L’ipotesi di non intervenire immediatamente sulla concentrazione di reti analogiche, addirittura sino al 2009, oltre che di consentire la concentrazione delle frequenze digitali in mano a due o tre operatori, è perciò inaccettabile per l’ Idv.
Il disegno di legge che sta per essere discusso nel prossimo Consiglio dei ministri non risolve i nodi di fondo del sistema radiotelevisivo, tra l’altro non fornendo alcuna soluzione all’annoso problema di Europa 7: l’emittente che ha ottenuto la concessione, ma non può operare per mancanza di frequenze. A parte alcune dimostrazioni di buona volontà, peraltro senza pratiche conseguenze, il disegno di legge si limita a prorogare l’esistente, non risponde alle censure della Commissione europea e prefigura soluzioni tecniche che non garantiscono il rispetto del pluralismo e della concorrenza. In particolare, la “vendita-spezzatino” della capacità trasmissiva, a parte le difficoltà tecniche di realizzazione, finisce con l’impedire anche per il futuro l’ingresso di operatori che possono competere su un piano di effettiva parità con gli attuali operatori dominanti.
Neppure la proposta di nuova regolamentazione dell’Auditel appare soddisfacente, perché consente ai soggetti controllati di continuare a gestire la misurazione dell’audience.

11.10.06

Garante: uomo che garantisce a chi non garantisce


Il garante per la Privacy ferma le Iene. L'Authority blocca il contestato servizio del programma di Italia 1 sul test antidroga a 50 deputati, che sarebbe dovuto andare in onda questa sera. In base alle indiscrezioni fatte trapelare dagli autori della trasmissione, il test, eseguito all'insaputa dei parlamentari, avrebbe dato esiti clamorosi, con ben 16 casi di positività all'uso di stupefacenti. Lo stop del Garante è legato alla "raccolta illecita di dati di natura sensibile in quanto attinenti allo stato di salute" che sarebbe stata effettuata nel servizio. Il provvedimento cautelativo dispone, con effetto immediato, "il blocco dell'ulteriore trattamento, in qualunque forma, di ogni dato di natura personale raccolto e trattato nel caso in esame, consistente in informazioni, immagini e risultanze di test". Nel caso in cui le Iene non cambiassero la programmazione, il Garante partirà con le sanzioni.
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Non è giusto! Adesso non so se Calderoli si droga o se è così di natura...

9.10.06

Omaggio ad Anna Politkvoskaya


Marco D'Acri
Lo stato della democrazia russa, già precario da tempo, da ieri fa ancora più paura.La serie dei giornalisti zittiti con la morte durante la presidenza di Vladimir Putin si allunga e lascia profondi dubbi sull'effettiva maturazione del vecchio funzionario del KGB alle regole della democrazia matura.Le sempre meno numerose notizie su torture e governi dittatoriali filorussi, che arrivano dalla Cecenia,non fanno che confermarlo.L'aspetto nuovo del giornalismo contemporaneo, la diffusione immediata su scala mondiale delle informazioni,potrebbe però modificare qualche fattore in campo.L'affermazione di un'Unione Europea,sempre più politica,ispirata ai valori della democrazia e dei diritti umani,oggi allargata a paesi fino a 15 anni fa sottomessi alle dittature comuniste,non ci permette di tacere di un tale vicino,se non a costo di vanificare i caratteri più innovativi di una tale Unione.E poco importa se negli anni scorsi il nostro presidente del Consiglio,mentre si ritorceva su un anticomunismo nazionale e anacronistico,dimenticava di applicarlo al suo caro amico Putin e definiva la questione cecena "affare interno alla Russia".Anzi, nello stesso momento si prodigava a fare in modo che la Russia fosse membro della NATO.
Le regole della politica internazionale sono in discussione da anni.L'UE può affermarne di nuove e potrà legittimare la sua partecipazione ad operazioni internazionali in difesa dei diritti umani(dal Libano all'Afghanistan) solo se eviterà di tacere anche questa volta e se non cederà alle minacce della politica energetica russa.Dovremo insomma dimostrare quanto crediamo a una tutela dei diritti umani senza confini o quanto siamo ancora legati al vecchio istituto della "questione di Stato".D'Alema dovrà sanare le "colpe" del precedente governo e farsi sentire.

Lascio chiudere questo articolo alle parole di Anna che hanno molto da insegnarci.
"A chi in Occidente mi vede come la principale militante contro Putin rispondo che io non sono una militante ma solo una giornalista. E basta. E il compito del giornalista è quello di informare. Quanto a Putin, ne ha fatte di tutti i colori e io devo scriverne".

Marco D'Acri.

La Maria

Un onorevole su tre fa uso di stupefacenti, prevalentemente cannabis ma anche cocaina: è il risultato di un test eseguito, a loro insaputa, su 50 deputati dalle Iene, che ne proporranno i risultati nella prima puntata della nuova serie del programma, domani alle 21 su Italia 1. Questo il dato: il 32% degli 'intervistati' è risultato positivo: di questo il 24% (12 persone) alla cannabis, e l'8% (4 persone) alla cocaina. Il test eseguito con uno stratagemma è il drug wipe, un tampone frontale che, spiega Davide Parenti, capo autore delle Iene, "ha una percentuale di infallibilità del 100%". I deputati sono stati avvicinati con la scusa di un'intervista. poi, una finta truccatrice, si accorgeva che la fronte dell' intervistato era "troppo lucida" e tamponava. In realtà l'ignaro si era sottoposto, senza saperlo, al test che svela se si è fatto uso di stupefacenti nelle ultime 36 ore. "Il test - spiega Parenti - è infallibile al 100% se si sono assunte sostanze stupefacenti nelle ultime 36 ore. Il che vuole dire che basta averne fatto uso più di due giorni prima per risultare negativi. L'errore, piuttosto, può essere fatto per difetto: può succedere che il test non rilevi chi ha fatto uso di cannabis coca o altro ma non che risulti positivo se qualcuno è pulito". Nel servizio-inchiesta non si riconosceranno i deputati sottoposti al test: "Noi stessi non sappiamo chi, dei 50 testati, sono i 'positivi'. Per noi la parte interessante non è la violazione, ma il dato percentuale".
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Adesso capisco come mai alcuni parlamentari si comportino in modo così strano e dicano amenità gravissime... Meno male, adesso so che non sono malati mentali, del tutto...

Padoa-Schioppa presenta la Finanziaria 2007

Il ministro dell'Economia apre sul Tfr inoptato all'Inps: forse le piccole imprese ne resteranno fuori. Lo ha annunciato il ministro dell'Economia, Tommaso Padoa-Shioppa, presentando la manovra per il 2007 da 34,7 miliardi di euro, aprendo il ciclo di audizioni dinanzi alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. Sul fronte del Tfr il ministro ha, dunque, annunciato che è allo studio del Governo la possibilità di escludere le piccole imprese dalla norma che prevede il trasferimento del Tfr inoptato all'Inps. È possibile prevedere, dice Padoa Schioppa, «un sistema differenziato che escluda la imprese più piccole».Il ministro, che oggi sottoporrà la Finanziaria 2007 al primo esame europea a Lussemburgo, ha illustrato il contenuto della manovra, sottolineando che l’eredità ricevuta dal passato Governo presenta conti pubblici fuori equilibrio e difficili da risanare. L'estate del ministro «è stata molto tormentata perché in un primo tempo credevo che non avrei mai trovato i 30 miliardi» della manovra economica 2007 perchè c'era «un bilancio in squilibrio e difficile da risanare», più di quanto fosse apparso nella predisposizione del Dpef. Illustrando «una finanziaria strutturale, che produce una correzione che si rafforza nel tempo» Padoa Schioppa ha sottolineato, sul fronte dei conti pubblici fuori equilibrio, la forte espansione della spesa pubblica, l’incertezza delle entrate, l’evasione legata alla sicurezza di condoni fiscali, l’avanzo primario pressoché azzerato, il rapporto debito/Pil in crescita. Fra i mancati interventi i cui effetti stanno emergendo ha segnalato la sentenza Iva sulle auto che costa 17 miliardi pregressi e 5 a regime, le delibere Cipe non coperte per 115 miliardi di euro, le misure una tantum (5,2 del Pil nel periodo 2001-2005) le operazioni finanziarie dall’esito incerto come le cartolarizzazioni e le operazioni tramite Cassa depositi e prestiti.
Il ministro si è detto sorpreso delle proteste degli enti locali sulla manovra. «Sorprende - dice Padoa Schioppa di fronte a senatori e deputati riuniti nella sala Mappamondo della Camera - la proliferazione di interviste di protesta dei sindaci dei Comuni perchè questa parte della manovra è stata interamente concordata con loro per gli aspetti qualitativi e istituzionali e anche per le cifre corrisponde a quelle che erano state ritenute adeguate nelle interlocuzioni che c'erano state». Secondo il ministro i Comuni non sono obbligati ad aumentare le imposte, ma visto chela loro spesa rappresenta la metà della spesa pubblica, anche loro «la dovranno razionalizzare».Il ministro ha sottolineato come la manovra, basata su crescita, risanamento e solidarietà sociale, vale 2,3 punti di Pil, avrà effetti nei prossimi anni (2,4 punti di Pil nel 2008, 2,6 nel 2009, 2,5 nel 2010 e 2,4 nel 2011). Le risorse della manovra andranno per 15,2 miliardi di euro per ridurre strutturalmente in disavanzo, 19,5 per favorire sviluppo ed equità: dalla riduzione del cuneo fiscale al potenziamento della mobilità sul teritorio, da interventi selettivi su ricerca e innovazione a una politica per il Mezzogiorno, dalla riduzione del precariato al sostegno a fasce deboli. Si agisce su 4 comparti della spesa pubblica: amministrazione dello Stato, autonomie locali, sanità e previdenza; sulla politica tributaria e sull’efficienza del Fisco; sull’utilizzo di parte del Tfr non optato per favorire l’accumulazione di capitale pubblico.
Sul fronte del reperimento delle risorse la riorganizzazione e la razionalizzazione della Pubblica amministrazione porterà 3,9 miliardi, l’aumento dell’efficienza sul fronte delle entrate con un cocktail di misure di contrasto all’evasione all’elusione, studi di settore e catasto porterà in cassa 7,9 miliardi di euro, mentre la valorizzazione del patrimonio pubblico dovrebbe incidere per 500 milioni di euro. Dal nuovo Patto di stabilità con i Governi locali dovrebbero arrivare 4,4 miliardi di euro, dal nuovo Patto sulla salute 3,1 miliardi di euro, dalla previdenza 5,1 miliardi di euro tramite l’adeguamento delle aliquote contributive di artigiani, commercianti, lavoratori dipendenti, apprendisti e parasubordinati e con i contributi degli immigrati. Dal trasferimento del 50% del Tfr inoptato all’Inps dovrebbero arrivare 6 miliardi di euro. Dalla revisione dell’Irpef dovrebbero arrivare 3,9 miliardi di euro con il ridisegno di aliquote e scaglioni e lo sgravio per i redditi bassi. Dalla riforma dell’imposizione su redditi da capitale dovrebbero giungere in cassa 1,1 miliardi di euro; dalla revisione delle imposte ipotecarie e catastali dovrebbero arrivare 0,2 miliardi di euro, dalla revisione a fini ecologici del bollo auto 0,3 miliardi di euro.
La Finanziaria 2007, secondo Padoa Schioppa, «permette di voltare pagina grazie a un risanamento tutt'altro che scontato ed elimina l'assillo dei conti per l'intera legislatura».

8.10.06

Il senso dello Stato, il senso della Libertà

di Michele Gardini
Per due giorni giornali e tv hanno taciuto. Per protestare contro un contratto di lavoro non rispettato. Giusto e condivisibile, ma così facendo, i giornalisti italiani non hanno potuto darci per tempo la notizia dell'assassinio di una loro collega, Anna Politkovskaya.

Giornalista atipica nel mondo del giornalismo embedded d'oggi, Anna era andata spesso a cercare la verità in uno dei posti più pericolosi al mondo per chi fa quel lavoro, la Cecenia.
E non si fermava alle verità ufficiali, ma andava a parlare con la gente, trovando che le cose erano sempre molto diverse da come venivano divulgate dalla stampa ufficiale. Incredibilmente, riusciva talvolta a farsele pubblicare in un paese come la Russia di Putin, dove la libera informazione è soffocata ogni giorno in modo anche violento da un regime parademocratico in cui alla falce e martello si è sostituito il potere del denaro. Per questo era rispettata, sia in Cecenia che in Russia, ed odiata dai più. Per questo era stata più volte minacciata di morte, e aveva visto sparire in "incidenti" alcune persone che avevano osato darle informazioni. Per questo Anna aveva dichiarato:" A volte la gente paga con la vita per dire ad alta voce ciò che pensa". Sapeva di essere nel mirino, ed aveva anche paura.
Nel 2004 sul volo che la stava portando a Beslan per tentare un negoziato coi sequestratori si sentì malissimo dopo aver bevuto un te, e doverono ricoverarla. I medici sospettarono un avvelenamento, ma l'episodio non trovò mai conferma ufficialmente. Fu anche arrestata due volte. Ma non si faceva bloccare dalla paura.
Negli ultimi tempi, infatti, Anna si era recata spesso in Abkhazia e in Sud Ossezia perché stava indagando proprio sul coinvolgimento delle forze armate russe nel fomentare i separatisti in Georgia. Un coinvolgimento che mette d'accordo gli interessi strategici superiori di Putin e il mero interesse personale degli ufficiali Russi di stanza in Cecenia che si arricchiscono con il contrabbando di ogni sorta di articoli, dall'alcol alla droga, dalla benzina alle armi. Un argomento troppo pericoloso per essere indagato, e così qualcuno ha deciso di fermarla definitivamente con quattro pallottole nell'ascensore del palazzo dove viveva.
Anna aveva pubblicato un libro sulla sua esperienza in Cecenia (Cecenia disonore Russo), ed un'altro sulla vita nella Russia di Putin (La Russia di Putin).
Libri pesanti come macigni che andrebbero letti da tutti per capire dove va il mondo di oggi. Magari anche da chi, come quel personaggio di altezza morale molto minore di quella fisica, che ebbe la sfrontatezza di dire durante una visita del suo amico Putin in Italia che il problema dei diritti umani in Cecenia era una creazione di giornalisti come Anna.

6.10.06

The Mask




A Torino sta crescendo una nuova classe dirigente. S'ispirano a Gianni&Pinotto ma si celano dietro la maschera della falsa cordialità. Ma è proprio quello che vogliono i cittadini?

Sarebbe forse il caso di gettare la maschera e ridare dignità al partito che s'ipira ai valori di Antonio Di Pietro....

4.10.06

Di Pietro spiega astensione al senato.

Di Pietro spiega perchè i Senatori di IDV si sono astenuti dal voto a favore della riforma sulla giustizia.

2.10.06

I nostri eroi


Marco D'Acri
Aver visto il film per la TV della Rai Giovanni Falcone mi ha emozionato e mi ha suscitato qualche pensiero malinconico. Se fosse con noi oggi avrebbe 67 anni, e sarebbe un ottimo Presidente della Repubblica. Secondo la Costituzione questo ruolo non per forza va ricoperto da un politico ma da una persona in grado di rappresentare il Paese. Chi più di lui ci darebbe l'orgoglio di essere italiani. Coraggio e ingegno, serietà e passione. Il bello dell'Italia. Ma Giovanni Falcone è stato ucciso. Ed è uno di quei nostri eroi che non siamo riusciti a difendere. Ma che anzi, con la nostra classe politica, in quegli anni abbiamo isolato, offeso, ostacolato e le cronache del tempo sono lì a testimoniarlo. C'era chi lo accusava di essere un giudice esibizionista. E chi lo definiva giudice rosso, contrapponendolo a Borsellino, vicino al Msi, commise l'errore di non vedere in loro dei temerari servitori dello Stato giudicandoli con i termini della politica. Ma ancora oggi il loro esempio viene ignorato. Ogni 23 maggio tutti sono pronti a commuoversi, ma per il resto dell'anno si torna a delegittimare la magistratura con le offese della politica, dimenticandosi di chi ogni giorno cerca di fare il suo dovere. E lamentandosi per ogni giudice che entra in Parlamento senza preoccuparsi di tutti gli avvocati che siedono a Montecitorio e che Dio solo sa in quegli anni chi hanno difeso e che affermazioni sulla mafia sono stati in grado di fare. E poi penso a Giancarlo Caselli. Quando lottò contro le brigate rosse venne definito fascista. Qualche anno dopo ha cercato di andare fino in fondo a quel rapporto mafia - politica che ha devastato la Sicilia e che ha ucciso giudici e forze dell'ordine. Ed è stato chiamato comunista. Ma chi ha tempo di leggere tutta la sentenza Andreotti capirà che Caselli non è un visionario o un partigiano. Credo che anche lui cerchi, con le sue forze e i suoi limiti, di fare il suo dovere. Forse il suo unico torto è stato di sopravvivere agli attentati che hanno falcidiato i suoi colleghi. Altrimenti oggi sarebbe un eroe. O il torto è nascere in un paese dove i cittadini non sono in grado di difendere i propri simboli e non si lamentano quando il politico di turno li offende. Il senso del tricolore e del patriottismo andrebbe misurato in questo. Marco D'Acri.

1.10.06

Do ut des

L'azienda Marzotto di Valdagno ha messo in cassa integrazione un centinaio di dipendenti, intanto il conte Giannino Marzotto ha nominato suoi "eredi" Bossi e Berlusconi donando 1 milione di euro alla Lega Nord e 1 milione a Forza Italia. Federfarma ha invece stanziato 250 mila euro per i partiti e i deputati presenti nelle varie commissioni che si occupano di farmaci. Le cooperative finanziano i partiti di riferimento. La società autostrade ha elargito soldi a pioggia a tutte le parti politiche.Chi dona soldi ai politici perché lo fa? "Una tassa" dicono alcuni, da pagare per forza ai partiti. Chi incassa dice "pagano per far funzionare meglio il paese". La legge sul finanziamento pubblico ai partiti fu bocciata da un referendum nel 1993 con una percentuale del 90% di votanti. Ma la politica costa, e dal 1999 i partiti usufruiscono di un rimborso elettorale. Più voti prendi e più vieni rimborsato. Con quei soldi però non si coprono solo le spese per le campagne elettorali: si mantiene anche il partito. E così il finanziamento pubblico è tornato sotto un'altra forma.
Da "Report"
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Guardo la Tv sapendo che la Rai e Mediaset sono in mano a politici, telefono ad un amico col pensiero che mi stanno intercettando, guardo la partita sapendo che è truccata, mangio cibi di cui non so nè provenienza nè composizione, vado a fare la spesa nel negozio di fiducia e ringrazio pur sapendo che il prezzo ha un rincaro esagerato e non verrà dichiarato gravando sulle mie spalle, vesto indumenti creati sfruttando gente bisognosa, compro la Gazzetta cercando notizie sportive e mi trovo scudetti a tavolino, mazzette, doping, crack finanziari, passaporti falsi e diritti televisivi, mi fanno verbale se piscio su una pianta e i criminali sono fuori con l'indulto...
Mi sorge una domanda: ma in questo mondo finto e falso, perchè le case non sono di marzapane e cioccolata?
Pierpaolo Laurenti
ps Forza Bruno, siamo tutti con te e siamo più dei tuoi nei!