29.3.06

L'informazione disinformata

Arriverà nei prossimi giorni a 11 milioni di italiani La vera storia italiana, una rivista patinata di Forza Italia al cui confronto Una storia italiana è stato un opuscolo fine ed equilibrato. L’opera, è bene dirlo subito, è un capolavoro che ripercorre i 5 anni di governo Berlusconi con un’enfasi che ha dell’epico. Una carrellata di successi, grandi opere, progetti pirotecnici del governo da cui emerge un’Italia che giganteggia nel mondo e che è diventata un Paese con meno tasse, più computer, vicino ai giovani, più sicuro e con università che manco a Oxford. Tutto corredato da foto che infondono un’atmosfera tra il leggendario e il mitico: Berlusconi solare come un ventenne circondato da bambini, o sorridente mentre dà pacche sulle spalle a capi di stato. L’insieme evoca non tanto Churchill quanto Gesù. Tanto è vero che a pagina 131 sotto la foto del premier con Ratzinger il titolo è di modestia definitiva: Il Papa incontra Berlusconi. E si capisce che il Cavaliere, dopo avergli inflitto lunga anticamera, ha concesso a Benedetto XVI un po’ del suo prezioso tempo. Hollywoodiane le foto degli italiani: coppie in stile Cruise-Kidman, anziani felici e gagliardi come quarantenni, poliziotti più belli di Brad Pitt, giovani disoccupati di buon umore appena usciti da una beautyfarm, famigliole che in confronto quelle della Barilla sono tristi e pezzenti. Per contro, i leader ulivisti appaiono guerci e deformi, zozzi e brutti come chi ha passato la notte in questura. Ora storici e giornalisti sono pregati di consultare La vera storia italiana e di rivedere le loro ottuse convinzioni.
Ma secondo voi, chi è che paga la stampa e la distribuzione di questo giornale?
Pierpaolo Laurenti

27.3.06

Il fantomatico valore politico dell'Italia all'estero


Il 25.03.06 su repubblica.it è apparso un articolo molto interessante di Andrea Bonanni, che però è passato inosservato. Colgo quindi l'occasione per riproporlo, tentando di farlo conoscere a sempre più persone.

HA PROVATO a mettersi a capo di un "pronunciamento" dei governi liberisti contro la Francia. Ma ha dovuto ritirare la lettera già preparata perché nessun leader europeo, pur d'accordo sui contenuti, vuole mettere la propria firma accanto alla sua. Ha cercato di manipolare il risultato del vertice come se fosse stato un plebiscito a favore del nucleare. Con il solo scopo di mettere in imbarazzo l'opposizione. Ma è stato seccamente smentito dal presidente di turno, l'austriaco Schuessel, e perfino dal presidente della Commissione, il suo "amico" Barroso.

Così, dopo aver chiesto a gran voce che il summit dei capi di stato e di governo si concentrasse sulla sua campagna anti-protezionista, Silvio Berlusconi ha lasciato Bruxelles senza aver preso neppure una volta la parola nel corso del dibattito tra i leader, senza replicare a Chirac che difendeva l'arroccamento francese su Suez, senza neppure fare una conferenza stampa per ribadire almeno davanti all'opinione pubblica europea le buone ragioni dell'Italia.

In questo modo ha lasciato campo libero allo "show" finale del presidente francese che si è atteggiato a trionfatore del vertice e si è perfino permesso di insultarlo indirettamente parlando di "osservatori superficiali e malintenzionati", di leader "che avrebbero bisogno di andare a scuola" e di "venditori ambulanti". Il bilancio politico e di immagine dell'ultimo vertice europeo di questo governo non avrebbe potuto essere più disastroso.

La delegazione italiana ha abbandonato ieri Bruxelles alla chetichella, lasciando cadere qua e là dichiarazioni velenose sul conto di Prodi e della coalizione di centrosinistra ma evitando di parlare dei temi in discussione al vertice. Deciso a non incontrare i giornalisti in una sede internazionale, il capo del governo ha di fatto obbligato anche Fini e Tremonti che lo accompagnavano a rinunciare alla conferenza stampa.

La linea ufficiale del governo italiano è che del caso Enel-Suez ormai se ne dovranno occupare la Commissione europea e il prossimo Ecofin: d'altro canto, era stato lo stesso Tremonti - nelle sue recenti missioni a Bruxelles - a chiedere e ad ottenere dall'esecutivo comunitario di far rispettare le regole della concorrenza, non tanto per una semplice questione economica ma soprattutto per la salvaguardia stessa dell'Unione. "La vicenda è in mano alla Commissione. Io non ho più nulla da dire, a meno che non vogliate che dichiari guerra alla Francia...", ha chiosato Berlusconi esternando davanti ad un gruppetto di giornalisti che lo aspettavano all'entrata.

Può anche darsi che questa si riveli alla fine una linea vincente per quanto riguarda le sorti dell'Opa, più volte annunciata ma mai lanciata, della compagnia elettrica italiana sulla società francese. Ma era stato proprio l'attivismo del governo Berlusconi sul piano europeo a trasformare il vertice in una sfida politica tra i sostenitori del "patriottismo economico" e i fautori del liberismo e del mercato, a capo dei quali il Cavaliere si era iscritto d'ufficio.

Da questo punto di vista, la delegazione italiana ieri ha abbandonato il ring senza neppure aver provato a combattere, lasciando il palcoscenico a Chirac. E il presidente francese, per quanto isolato e certamente in difficoltà sul piano interno, alla fine ha potuto atteggiarsi a trionfatore permettendosi addirittura di sbeffeggiare l'avversario.

Il paradosso di questa situazione è che non solo l'Italia aveva ottime ragioni per far valere il proprio punto di vista, non solo si trovava, per una volta, a difendere l'ortodossia delle regole comunitarie e del mercato interno contro l'arroganza nazionalista dei francesi, ma addirittura poteva in teoria contare sul consenso di un'ampia maggioranza di governi. E proprio il fatto che Berlusconi sia riuscito a figurare come sconfitto in una battaglia che in teoria avrebbe dovuto essere vinta in partenza offre tutta la misura dell'isolamento e dell'impopolarità che il suo governo è riuscito a guadagnarsi in Europa.

Dopo tante battaglie sbagliate, questa in difesa del mercato unico era finalmente una battaglia giusta. Per una volta che non sostenevamo il diritto dei produttori di latte a violare le quote, non cercavamo di affossare il Patto di Stabilità o non chiedevamo di bloccare un provvedimento popolare quale il mandato di arresto europeo, avremmo potuto uscire da Bruxelles come i campioni di una campagna sacrosanta e vincente. Ma in Europa non basta avere ragione: occorre anche avere il prestigio e le capacità necessari per farla valere. Ed è proprio quello che manca drammaticamente al governo uscente.

Al danno, poi, il premier è riuscito ad aggiungere la beffa. Visto che non riusciva a sollevare la questione del protezionismo rampante, ha pensato bene di utilizzare il vertice a fini elettorali facendolo passare come un plebiscito in favore del nucleare, nella speranza di mettere in difficoltà l'opposizione. "La scelta del nucleare è indispensabile - ha spiegato rientrando giovedì sera in albergo al termine della prima giornata di lavori - e questa è stata la considerazione finale di tutti i Paesi membri". Ma la smentita è arrivata fulminea da parte del presidente del Consiglio europeo, il premier austriaco Wolfgang Schuessel: "Non si è parlato di scelta del nucleare, come non si è parlato di gas o di carbone. Si è solo concordato che il mix energetico resta di competenza esclusiva dei singoli stati membri".

E il presidente della Commissione, Joao Barroso, incontrando ieri mattina un gruppo di giornalisti, ha rincarato la dose: "Berlusconi non è mai intervenuto. E' vero che alcuni governi guardano al nucleare di quarta generazione, ma non direi affatto che c'è consenso perché molti restano fermamente contrari. La conclusione è che in questo campo vige il principio di sussidiarietà: ognuno fa le scelte che preferisce".

Coordinatore GIV Piemonte

21.3.06

Una questione di programmi

16 milioni di italiani hanno seguto la sfida televisiva tra Berlusconi e Prodi. Devo dire che fin dai primi minuti ho apprezzato il metodo del confronto: non la consueta "rissa elettorale" nella quale il candidato più arrogante cerca ripetutamente di sovrastare gli altri con gag, battute ad effetto e quant'altro, ma la possibilità per i telespettatori di sentire qualche proposta e di valutare con pacatezza la "qualità" dell'offerta politica.
D'altra parte però, molti studi dimostrano che queste sfide televisive riscuotono interesse nei telespettatori-elettori, non tanto per i contenuti espressi quanto per poter valutare la capacità di un candidato di essere leader, ispirando fiducia serietà e determinazione.
Anche e sopratutto per questo aspetto a mio avviso Romano Prodi è uscito vincitore dalla sfida televisiva.
Lo stesso Berlusconi non abituato al nuovo metodo, al termine del "match" ha riconosciuto la propria incapacità di esprimersi.
Infatti anche l'appello finale del Premier, lungi dall'essere tale è stato piuttosto l'estremo tentativo di delegittimare il confronto tv e le sue regole, dopo che per tutto il dibattito ha cercato (invano) di delegittimare l'avversario, definendolo un uomo di facciata e non il vero leader de l'Unione.
Di sicuro questa mossa è costata cara al Premier perchè non siamo più nel 2001 e adesso l'uomo da rincorrere (salvo sparuti sondaggi americani) è Prodi.
Berlusconi ha contestato la sfida televisiva dopo che proprio lui l'aveva cercata per mesi con tanta risolutezza.
L'idea che mi sono fatto al termine del confronto è che in quest'occasione i classici ruoli si sono invertiti: il Berlusconi "grande comunicatore mediatico" ha dato un immagine di se appannata e "in-credibile", tanto che nei giorni successivi non si sono fatte attendere le critiche degli altri inquilini della "casa delle libertà", il professore invece pur partendo un po contratto è via via cresciuto e da buon ciclista ha trovato la volata finale con un appello onesto e di rara capacità comunicativa.
Per concludere, si può dire che è stata solo una questione di programmi:se Berlusconi nel finale continuava a lamentarsi dei limiti del programma televisivo che volgeva al termine, Prodi com'è giusto pensava già al futuro programma del paese con determinazione e senso di responsabilità, del resto come dice lo slogan...domani è un altro giorno.

Stefano Rizzo

19.3.06

Le prossime elezioni

Sappiamo bene che le prossime elezioni sono imminenti. Per questo motivo voglio inserire i link a due temi di grande importanza.Eccoli:
Il programma completo dell'Italia dei Valori
Come votare dall'estero
E' importante informarsi perchè in questo periodo di disinformazione completa, le diattribe in tv servono solo ad offuscarci le idee ancora di più.
Pierpaolo Laurenti
Tesoriere GIV Piemonte

18.3.06

Orgoglioso di essere una persona priva di buon senso

Mi domando quale sia il livello di civiltà dell'Italia, quando durante la campagna elettorale, sento dire dal Presidente del Consiglio dei Ministri italiano che le persone che votano a sinistra sono soggetti privi di buon senso.
Posso solo dire che si tratta di una persona maleducata che non ha alcun rispetto per gli altri e che si considera intelligenti solo quelli che votano a destra. Mi auguro solo che non si torni alle liste di proscrizioni, così come ai tempi di Silla.
Cosa dire poi dei suoi atteggiamenti, che mi preoccupano perchè mi danno l'impressione di avere a che fare con una persona insana di mente, un pazzo che si trova nel posto più importante in Italia, che dice una cosa e ne fa un'altra, come ad esempio il fatto che predica il liberalismo, che prevede alla base la legalit, il rispetto delle regole e la concorrenza, e poi ha fatto la sua fortuna in un sistema televisivo oligopolistico e con forti barriere all'ingresso, oltre che violando le leggi (Rete 4 non ha la licenza per trasmettere a scapito di Europa 7).
Non so più cosa pensare!

Coordinatore GIV Piemonte

18 marzo, Vicenza

Se dovessi scrivere un libro di storia questa data sarebbe importantissima. 18 marzo 2006: la fine del berlusconismo. Il fatto è avvenuto a Vicenza. Se un Berlusconi urlante si era già visto ai congressi di Forza Italia, mai si era espresso con un tal livore ad un incontro degli industriali. Ha definito il Sole 24 ore un giornale di sinistra, ha detto agli imprenditori che il problema dell'Italia sono le vacanze, ha inveito contro la Confindustria, Della Valle, magistratura democratica, i suoi stessi alleati... C'era quasi tristezza in quelle parole, disperazione di un uomo alla fine della sua esperienza, con lo sconforto di un paese forse finalmente cosciente dei suoi rappresentanti, in un clima da caduta degli dei, da fine di un sistema. Forse è una speranza, ma penso di avere ragione. Sfidando la scaramanzia dico che oggi Prodi ha vinto le elezioni. Vedere un Presidente del Consiglio sbraitare come un venditore stile Millionaire nel momento in cui la realtà economica smentisce le sue vecchie promesse ne è la prova. E' stata dura, ma probabilmente è finita.
Marco D'Acri.

Lavoro precario: le considerazioni di un selezionatore.

Ciao, vi allego di seguito un articolo letto online. Alessandro Milite.

Il precariato costringe all'arrivismo e all'incertezza. Alcuni però ne rimangono vittime

Il mercato è diventato un mare aperto, indubbiamente una risorsa per chi sa nuotare e cavalcare l’onda. Ma sono tanti i naufraghi che soccombono ogni giorno. Te ne accorgi quando fai selezione, c’è qualcuno che ti affronta con eccitata aria di sfida, come fosse alla ricerca dello squalo bianco, mentre altri sembrano implorarti con gli occhi, cercano un salvagente per non morire in questo mare della flessibilità.

Servono corsi di sopravvivenza in mare, perché in molti non ce la fanno. I naufraghi li riconoscono subito: non chiedono niente, solo un po’ di lavoro, e sono disposti a tutto. Ma c’è chi, nel mare della flessibilità, si muove molto bene: si tratta dei surfer, pronti a cavalcare svantaggi e vantaggi del nuovo modo di intendere il lavoro; per loro lo svantaggio è un vantaggio, i surfer saltano da un’azienda all’altra o da una mansione all’altra, sono dinamici, pronti e rapidi nell’acquisire nuove competenze, spendibili poi in altri contesti, non appena percepiscono che valgono qualcosa in più. Un surfer ha imparato a giocare con le aziende, contratta su qualsiasi cosa, ti sorride e sai che se lo assumi potrebbe andarsene 20 giorni dopo per 60 euro in più al mese. E fanno bene a fare così. Non esiste più l’attaccamento aziendale, almeno da quando l’azienda non è più la mamma.

Se i risultati della legge Biagi sono buoni per il datore di lavoro, bè, per quanto riguarda il lavoratore, nutro qualche perplessità. Alcuni miei colleghi parlano addirittura di sfruttamento legalizzato. La legge ha contribuito a far emergere parte del lavoro nero, ma indubbiamente, come si fa a cercare di incrementare l’occupazione senza favorire in qualche modo i datori di lavoro? Il lavoro e il mercato sono cambiati, questo qualcuno non l’ha ancora capito. Poi, per inciso, la legge Biagi si instaura sul pacchetto Treu (che ha introdotto il lavoro interinale e ne è una continuazione). La flessibilità è un concetto ineludibile ma purtroppo è ancora troppo labile il confine tra flessibilità e sfruttamento. Ormai sono rimasti solo i candidati over 40 a chiedere (sempre più timidamente) il posto fisso. Per gli under 25 il concetto di “fisso” è semplicemente qualcosa ormai di altri tempi. Per i 20 enni invece il problema non si pone neanche: escono tutti dalla scuola dei surfer. Che sia giusto o sbagliato questa è la realtà. I naufraghi e i surfer navigano nel mare dell’individualismo, perché la legge Biagi ha di fatto dato a milioni di lavoratori un patentino di percepita precarietà (per i primi) o di flessibilità (per i secondi).

Una legge che legalizza la precarietà/flessibilità consentendo la possibilità di affittare, trasferire, vendere i lavoratori: una potenziale garanzia di crescita dei profitti per le aziende, una garanzia incerta di profitto per il lavoratore. La differenza è che i naufraghi vedono il mondo del lavoro con occhiali neri, i surfer, con occhiali rosa. Ho iniziato a selezionare nel 1996 e negli ultimi anni avverto l’indebolimento dei miei candidati: sono soli, in mezzo a questo mare; mare che io guardo senza occhiali, seleziono e basta. Ma un po’ di nausea, alle volte, l’avverto anch’io, uno strano mal di mare che passa non pensandoci troppo e continuando a nuotare. La riforma del lavoro esalta la professione dello psicologo. Con la legge Biagi viene amplificato il ruolo delle agenzie private del lavoro, ma anche degli psicologi che operano al loro interno.

L’attività di valutazione del potenziale prevede strumenti per una diagnosi: lo psicologo selezionatore delinea un quadro di personalità, mediante test, colloqui di gruppo ed individuali. Ma accanto a questa bella valigetta con il kit dello psicologo, va ricordato che un candidato che ha perso il lavoro o vive una condizione di precarietà è più facilmente ricattabile, dall’azienda ed anche da noi selezionatori che, ricordiamolo, dall’azienda siamo pagati. Basta con frasi ad effetto tipo “la persona giusta al posto giusto”. Giusto per chi? Per entrambe le parti? Voglio essere buono, “giusto” all’80% per il datore e al 20% per il lavoratore. Chi è ricattabile (ormai anche i più ritrosi) è disposto a sottoscrivere un contratto nel quale gli vengono attribuite determinate mansioni, stipendio e ferie, mentre in realtà gli viene assegnato uno stipendio spesso inferiore rispetto a quello stabilito; per non parlare delle mansioni, che spesso risultano essere più gravose. “Prendere o lasciare”, questo è il proverbio più usato dai nostri committenti. Per non parlare del part time: ciò che per un buon surfer è un’opportunità in più (magari riesce a lavorare altrove acquisendo nuove competenze e arrotondando lo stipendio) per un naufrago diventa un dramma: il datore infatti può modificare a suo piacimento le giornate prestabilite aggiungendo precarietà a precarietà. Noi selezionatori li facciamo presenti questi aspetti, anzi, in sede di colloquio punzecchiamo i nostri candidati, li provochiamo, cerchiamo di sollecitarli fino al punto estremo in cui, il surfer raggiunge uno stato orgasmico, perché è un tipo di personalità che trae linfa vitale dall’incertezza (da lui vissuta come foriera di maggiori gradi libertà e di movimento), mentre il naufrago annaspa in una mare di tentennamenti, e sta a noi, a seconda del tipo di lavoro, “affogarli” (sia chiaro, anche per il loro bene, laddove serve dinamismo e forza d’animo) o assumerli sulla scialuppa (laddove serve la sicurezza che l’assunto non molli il lavoro dopo poco tempo, i naufraghi, infatti, sono meno brillanti, ma più affidabili, stanno dove li metti).

Per non parlare del contratto Job on call (lavoro a chiamata): il lavoratore rimane a disposizione del datore di lavoro che lo chiama a seconda delle proprie esigenze. Il lavoratore viene pagato solo per il lavoro effettivamente svolto, percependo un’indennità di disponibilità per il tempo d’attesa. Si aspetta una chiamata, e deve necessariamente essere reperibile, fosse anche nel fine settimana, nel giorno di Natale o a Pasqua. Anche qui, mentre il surfer ne approfitta per vagliare nuove opportunità, creandosi una mappa mentale delle priorità (il lavoro migliore scalcia e declassa il lavoro peggiore), il naufrago entra in ansia, controllando il suo cellulare giorno e notte, implorando e sperando nella mitica chiamata. E nel frattempo rimane fermo, paralizzato, temendo di perdere l’unica occasione della sua vita. Potrei andare avanti, e sempre con sofferenza. Noi selezionatori non siamo le bestie cattive al servizio del padrone. Soffriamo anche noi, ma che possiamo fare? Mica ci pagano i candidati, a noi chi ci paga è l’azienda. Che posso dire? Mica è tutto razionalità.

Andrea Battantier
Psicologo del lavoro

preso da QUESTA pagina.

17.3.06

Test per la scelta di voto

Ritengo questo sito internet un sano modo di capire cosa ci aspettiamo dalla politica:

http://www.dimmichiseitidirochivotare.it

Pierpaolo Laurenti
Tesoriere GIV Piemonte

15.3.06

Sfida Berlusconi vs. Prodi


Come abbiamo visto tutti ieri sera in televisione, Prodi ha sempre cercato di spiegare cosa farà l'Unione nella prossima legislatura, mentre Berlusconi ha solamente criticato ciò che la Sinistra fece negli anni passati e continuando a dare dati e numeri a raffica senza spiegarli nella loro interezza.
Mi auguro che gli italiani usino il cervello il 9 Aprile.


Pierpaolo Laurenti
Tesoriere GIV Piemonte

14.3.06

La vergogna dei permessi

Stiamo assistendo alle novità che il governo Berlusconi rappresenta per la nostra civiltà giuridica. L'articolo 10 della Costituzione Italiana afferma che la condizione dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali. A tal proposito la Convenzione europea per i Diritti dell'Uomo al suo articolo 3 impone che nessuno possa essere sottoposto...a trattamenti inumani o degradanti. Le file davanti alle poste sono iniziate già da ieri e sono proseguite tutta la notte. Il freddo di questa notte non ha fermato la folla. Il criterio di selezione, basato sull'ordine di arrivo, cancella in un sol colpo qualsiasi principio di merito e di uguaglianza. L'immigrato non viene giudicato dal valore della domanda e dei suoi titoli, ma viene spinto in una guerra tra poveri per l'arrivo allo sportello. Da oggi le affermazioni xenofobe della Lega Nord, fino a ieri giustificate dai suoi alleati come populismo solo a parole, dimostrano i loro effetti. Oggi la legge Bossi Fini chiarisce quello cosa intendeva per rispetto di chi viene in Italia per lavorare. Oggi la contraddizione tra i principi cristiani solidaristici, a parole così difesi dal Centro-Destra, e l'evidente trattamento procedurale riservato agli immigrati non può più essere nascosto. Oggi l'Italia fa qualche passo indietro.
Marco D'Acri

12.3.06

Par condicio

11.3.06

Bondi e la Chiesa

BONDI SCRIVE ALLE PARROCCHIE, MA UN PRETE RISPEDISCE IL PLICO AL MITTENTE
"È, questo, il nostro modo di impegnarci per testimoniare la nostra fede. La prego di voler accogliere questo piccolo pensiero, la nostra semplice brochure, come un modo per condividere l'impegno difficile per l'affermazione della Verità Cristiana nella nostra società e nel tempo che ci è dato di vivere. Con questi sentimenti e pensieri voglia ricevere i miei più affettuosi saluti. Con viva cordialità. Suo devotissimo. Sandro Bondi".
Così si conclude la lettera allegata all'opuscolo "I frutti e l'albero. Cinque anni di governo Berlusconi alla luce della dottrina sociale della Chiesa" inviato da Forza Italia ai 25 mila parroci italiani. Si tratta di una brochure dove sono elencati tutti i provvedimenti in favore della Chiesa promossi in questi anni dalla maggioranza di centrodestra, fra cui la legge per la regoralizzazione degli insegnanti di religione, la legge per gli oratori, l'abolizione dell'Ici per gli enti ecclesiastici e non profit, la battaglia per il riferimento alle radici cristiane dell'Europa e la difesa del crocifisso nelle scuole.Particolare enfasi è riservata alla legge sulla procreazione assistita "approvata dal governo", scrive Bondi, "e che la sinistra ha cercato di abrogare per mezzo di un referendum. La famiglia, cuore dell'attuale e fecondo lavoro pastorale di Benedetto XVI, e costante premura dell'indimenticabile Giovanni Paolo II, ha guidato la nostra politica facendoci scoprire sentieri nuovi e oggi ancor più fecondi per la società italiana". Rispetto all'appoggio dato alla guerra in Iraq, che finora ha provocato più di 30mila vittime civili, il coordinatore nazionale di Forza Italia scrive: "Non ci siamo, altresì, tirati indietro per costruire la pace nella verità, come recentemente ha affermato anche Benedetto XVI, impegnandoci, nel contempo, nella lotta alla povertà e alle malattie nel Terzo Mondo e in numerose missioni di pace nei Balcani, in Afganistan, in Iraq, dove i nostri soldati si sono distinti per preparazione e per umanità".
Don Aldo Antonelli ha rispedito al mittente l'opuscolo ed ha inviato a Sandro Bondi una lettera che di seguito riportiamo:
Signor Bondi, sono abituato a dare alle parole il loro peso per cui a chiamarla "onorevole" dovrei coartare la mia coscienza. Ho ricevuto l'inverecondo opuscolo che lei, immagino, ha inviato a tutte le parrocchie d'Italia. Glielo restituisco senza nemmeno sfogliarlo e le ricordo che le parrocchie non sono discariche di rifiuti né postriboli nei quali si possa fare opera di meretricio. Abbiamo una nostra dignità, noi sacerdoti, e non siamo usi a svendere per un piatto di fagioli il nostro patrimonio religioso, culturale, sociale ed umanistico che voi in cinque anni di malgoverno avete dilapidato. Avete fatto razzia di tutto. Avete dissestato la finanza pubblica, avete ridotto alla fame gli enti locali da una parte e foraggiato, dall'altra, gli enti ecclesiastici cercando di comprarvi il nostro silenzio se non addirittura la nostra compiacenza. Avete popolato il Parlamento di manigoldi, ladri e truffatori. Di 23 parlamentari condannati in via definitiva più della metà (13 per la precisione) fanno parte del vostro gruppo. Avete fornicato con il razzismo della Lega e con il fascismo di Rauti. Con voi i ricchi sono diventati più ricchi ed i poveri più poveri. Il vostro "Capo" in cinque anni ha quadruplicato il suo patrimonio, mentre le aziende del Paese andavano in crisi. Solo l'elettromeccanica, nell'ultimo quadrimestre del 2005, ha perso il 7,1% del suo fatturato. I nostri pensionati, da qualche anno in qua, non solo non riescono più ad accantonare un soldo, ma hanno incominciato a rosicchiare il loro già risicati risparmi. Avete speso energie e sedute-fiume in Parlamento per difendere a denti stretti le "vostre" libertà mentre il Paese rotolava al 41° posto quanto a libertà di stampa e pluralismo di informazione, dopo l'Angola. Avete mercificato i lavoratori e ipostatizzato le merci. Si tenga pure, signor Bondi, la sua presunzione di coerenza con la "dottrina sociale della Chiesa". Noi preti vogliamo tenerci cara la libertà di lotta e di contestazione contro la deriva liberista e populista della vostra coalizione.
Aldo Antonelli (parroco)
Antrosano, 1 marzo 2006
Pierpaolo Laurenti
Tesoriere GIV Piemonte

10.3.06

Alla conquista di Strasburgo


Molte parole sono state dette e dopo poco rinnegate, ma alcuni fatti rimangono chiari ed indelebili. Guardate questo video e commentatelo a vostro piacimento:
Pierpaolo Laurenti
Tesoriere GIV Piemonte

la Sanità è la Politica


Quando non c'è più pudore...

La scorsa sera, in un momento di insanità mentale, mi sono deciso a fare un po' di zapping tra i vari Matrix, Porta a Porta e L'infedele. Reputando più serio il dibattito che ho trovato su LA7, sono rimasto a guardare la trasmissione di Gad Lerner ed ecco cosa spunta fuori alla fine della trasmissione. Una cosa scandalosa fatta all'interno del nostro Parlamento, dove quasi all'unanimità è stata approvata la Legge n. 43 del 1 febbraio 2006.

In questa legge, che va a modificare il Decreto Legislativo n. 502 del 30 dicembre 1992, si parla anche dei requisiti che devono avere le cariche di Direttore generale, direttore amministrativo e direttore sanitario nelle nostre Aziende Sanitarie Locali.

Il DL 502 diceva testualmente:

3-bis. Direttore generale, direttore amministrativo e direttore sanitario.

1. I provvedimenti di nomina dei direttori generali delle unità sanitarie locali e delle aziende ospedaliere sono adottati esclusivamente con riferimento ai requisiti di cui al comma 3.
2. La nomina del direttore generale deve essere effettuata nel termine perentorio di sessanta giorni dalla data di vacanza dell'ufficio. Scaduto tale termine, si applica l'articolo 2, comma 2-octies.
3. Gli aspiranti devono essere in possesso dei seguenti requisiti:
a) diploma di laurea;
b) esperienza almeno quinquennale di direzione tecnica o amministrativa in enti, aziende, strutture pubbliche o private, in posizione dirigenziale con autonomia gestionale
e diretta responsabilità delle risorse umane, tecniche o finanziarie, svolta nei dieci anni precedenti la pubblicazione dell'avviso


La Legge n. 43 testualmente prescrive:

5. All'articolo 3-bis, comma 3, lettera b), del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: ', ovvero espletamento del mandato parlamentare di senatore o deputato della Repubblica nonché di consigliere regionale'.

Questo a casa mia significa che la meritocrazia è MORTA! Perchè da oggi, persino negli alti incarichi pubblici non politici, è necessario PER LEGGE essere o (ancora più grave) essere stati dei politici. I bocciati in politica avranno sempre un bel posto da 100 mila euro l'anno come direttori di qualcosa.

E la cosa peggiore è che il tutto è avvenuto nel seguente modo, come potete leggere nel sito del Parlamento:

Seduta ant. n.73624 Gennaio 2006
Esito: approvato definitivamente
-->assorbe C. 2360, C. 2613, C. 2617, C. 2936, C. 3656, C. 3881, C. 4057, C. 5274, C. 5769
-->Dichiarazione di voto e votazione finale
Votazione nominale a scrutinio simultaneo
Favorevoli 366, contrari 2, astenuti 14

VERGOGNA!

PS: qualcuno potrebbe argomentare che altre parti della legge potessero essere valide. Ma questo non giustifica il fatto che quelle poche righe sopra citate ed approvate sia da destra che da sinistra sono l'ennesimo atto vergognoso compiuto durante questa legislatura contro il Popolo Italiano. Queste persone non rappresentano i cittadini, ma solo se stessi, quindi è meglio NON VOTARLI.

Alessandro Milite

6.3.06

"Sua Santità rimandi gli incontri non si presti a questi giochi"

Di seguito pubblichiamo il testo integrale della lettera aperta scritta dal sacerdote di Genova don Paolo Farinella a papa Benedetto XVI. L'appello è stato sottoscritto da oltre cinquemila firme.

APPRENDIAMO che a ridosso delle elezioni politiche italiane del 9 e 10 aprile 2006, Lei riceverà in visita ufficiale il presidente del consiglio italiano, Silvio Berlusconi, nell' ambito di una visita del Partito Popolare Europeo (Ppe). Molti dicono che questo incontro sia stato pensato e programmato dallo stesso interessato che vuole questa visita come una sorta di "consacratio ad limina", a ridosso delle imminenti elezioni politiche e dopo mesi di estenuante campagna elettorale mediatica senza esclusioni di colpi. L'ospite che giunge in Vaticano, dopo essersi paragonato a Napoleone, il 12 febbraio 2006 ad Ancona in un infinito comizio ai suoi sostenitori ha superato il segno della normalità psicologica e della decenza morale, affermando testualmente: "Io, il Gesù della politica, una vittima paziente, mi sacrifico per tutti". Nelle precedenti politiche del 1993 ebbe a presentarsi come il "Messia", inviando i suoi sostenitori come "missionari e apostoli". Mai uomo politico intelligente o sprovveduto era mai arrivato a tanto.

Nulla da eccepire se l'udienza avvenisse in tempi normali o non sospetti. In queste circostanze e condizioni, la visita è programmata con fini strumentali: serve al capo del governo per potersi accreditare come "consono" alla Chiesa cattolica a differenza del suo rivale, Romano Prodi, che da cattolico "adulto" non usa la religione come strumento populista di infima propaganda. Egli, infatti, si è incontrato con il card. Vicario, Camillo Ruini nel più assoluto riserbo.

Se Lei dovesse ricevere Berlusconi in udienza, di fatto, anche senza volerlo, darebbe l'impressione di appoggiare il programma del visitatore e il gesto, più eloquente di ogni parola, apparirebbe a molti credenti in contraddizione con quanto Lei afferma nella sua prima enciclica: "La Chiesa non può e non deve prendere nelle sue mani la battaglia politica per realizzare la società più giusta possibile" (28/a).

Con questa visita, anche contro la Sua volontà, il Papa rischia di accreditare un uomo che ha diviso la nazione invece di unirla, come richiedeva la sua funzione. Il presidente del consiglio italiano si definisce cattolico, ma non esita a distruggere lo stato sociale, impoverendo ancora di più i poveri e favorendo i ricchi. Al contrario, egli ha triplicato il suo patrimonio facendosi approvare leggi su misura contro ogni legittimità giuridica e morale. Interi settori della popolazione che fino a ieri vivevano una vita dignitosa, oggi vengono nelle parrocchie a chiedere aiuto per arrivare alla fine del mese. Questo stato di cose incide e condiziona non solo la qualità, ma anche l'esistenza stessa della famiglia che Berlusconi ben conosce, giacché, da "buon cattolico" usufruendo del divorzio, ha fatto una duplice esperienza familiare. Ci risulta, a proposito, che da alcuni giornali specializzati in "gossip" si è fatto fotografare mentre fa la Comunione, contravvenendo così ad una chiara norma della Chiesa sull'accesso dei divorziati ai sacramenti e lasciando nello sconcerto la massa di cattolici, spesso divorziati senza colpa, che sono indotti a pensare che il Sig. Berlusconi abbia avuto uno sconto dalla Chiesa in quanto ricco e potente. Fa impressione vedere la massa di parlamentari divorziati e conviventi che urlano "in difesa della famiglia"!

Il presidente del consiglio dei ministri dovrebbe essere un modello per l'intera nazione e invece assistiamo ad una sistematica denigrazione di tutte le categorie che gli danno ragione. Assalta lo stato di diritto pur di salvarsi dai processi per accuse gravissime come la corruzione di giudici, divulgando tra la popolazione non solo il senso dell'illegalità, ma anche la convinzione che le leggi siano lacci per i polli che i furbi sanno evitare. Invita apertamente alla illegalità, quando afferma che c'è una certa moralità nel frodare il fisco. Come mai un uomo prudente e saggio come il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ha rifiutato di firmare in prima istanza, a norma della Costituzione, quasi tutte le leggi qualificanti l'azione di questo governo, dichiarate "palesemente incostituzionali"?

La vittoria delle elezioni si giocherà sul filo del rasoio perché il capo del governo ha voluto e ha fatto approvare una legge elettorale che ha tolto al cittadino il criterio morale per una scelta dei singoli candidati. Gli elettori non possono più scegliere uomini e donne integri, moralmente ineccepibili perché la riforma dell'ultima ora, impone solo la scelta "di campo", imponendo anche persone moralmente impresentabili e inquisite penalmente. Il Sig. Berlusconi, proprietario di tre reti tv e con la disponibilità delle altre tre pubbliche, ha diffuso a piene mani su tutta la nazione attraverso programmi spazzatura, un pervasivo relativismo etico e sociale per risucchiare l'anima stessa del nostro popolo al fine di dominarlo senza fatica.

In un momento così grave e delicato per l'Italia, molti cattolici chiedono al Papa di non prestarsi anche involontariamente a questo gioco che a molti appare demagogico, populista e dissacratore, perché basato sul principio machiavelliano, immorale per l'etica cattolica, che il fine giustifichi i mezzi. Chiediamo al Papa che "almeno" per opportunità politica non riceva il capo di una fazione politica, a dieci giorni dalle elezioni. Chiediamo che l'incontro con il Partito Popolare Europeo sia rimandato a dopo le elezioni del 9 e 10 aprile. In subordine chiediamo che riceva insieme i due capi dei poli opposti richiamando entrambi al bene supremo di un popolo e di una società: l'unità pur nella diversità delle convinzioni e delle ragioni del proprio impegno politico e civile, richiamando loro i principi fondamentali della "Dottrina sociale della Chiesa" che ha come fulcro e fine primario il "bene comune" dell'intera Nazione.

Desideriamo informare il Papa che molti, moltissimi fedeli sono impressionati per il silenzio della gerarchia cattolica italiana di fronte scelte governative che gridano vendetta al cospetto di Dio. Molti credenti e non credenti ritengono che essere cristiani sia incompatibile con il modello di governo che questi cinque anni ci hanno riservato. Una "contradditio in terminis". Partiti d'ispirazione cristiana sono alleati succubi di questo esorbitante e folcloristico potere che ha tenuto in scacco tutte le Istituzioni, a cominciare dalla Suprema Carta costituzionale di cui è stato fatto scempio pur di saziare gli appetiti delle singole fazioni che compongono la maggioranza attuale. Essi hanno votato leggi che la morale (laica e cattolica) definiscono semplicemente come immorali, come le leggi a beneficio d'esclusivo del presidente del consiglio e dei suoi cari.

I partiti che fanno riferimento ai principi etici del cattolicesimo hanno firmato una legge sull'immigrazione che nega i principi fondamentali della ragione e della fede cristiana, per sua natura universale e quindi aperta, con le necessarie regole, all'accoglienza di disperati e affamati che bussano alla porta dell'occidente opulento che pure legge ogni domenica Mt 25, 31-46, là dove il Signore si identifica con gli affamati, gli assetati, i carcerati, i forestieri. L'ospite che arriva in Vaticano ha appena approvato e fatta varare dal parlamento una legge immorale che concede a tutti i cittadini la licenza di uccidere e di essere uccisi in nome di una malintesa sicurezza la cui custodia è affidata alle pistole di una pericolosa giustizia "fai da te".

Al Papa chiediamo che non presti il fianco a dividere ancora di più i cattolici che già sono frammentati in partiti e porzioni di partiti, non interferendo nel momento supremo e sovrano di un popolo che con scienza e coscienza è chiamato a scegliere i propri rappresentanti al parlamento. Nella sua prima enciclica Deus Caritas est citando Sant'Agostino il papa ha scritto: "Il giusto ordine della società e dello Stato è compito centrale della politica. Uno Stato che non fosse retto secondo giustizia si ridurrebbe ad una grande banda di ladri, come disse una volta Agostino: "Remota itaque iustitia quid sunt regna nisi magna latrocinia?" (De Civitate Dei, IV,4). Alla struttura fondamentale del cristianesimo appartiene la distinzione tra ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio (cfr Mt 22, 21), cioè la distinzione tra Stato e Chiesa o, come dice il Concilio Vaticano II, l'autonomia delle realtà temporali (Gaudium et Spes, 36)".

Dio non voglia che il Papa permetta con questa visita una commistione diabolica indebita e preservi la Sede di Pietro da ogni calcolo di interesse e da basse strategie di strumentalizzazione partitica e faziosa. E' una questione etica. E' un imperativo di decenza.

01 Marzo 2006.
(da Repubblica.it 6 marzo 2006)
http://www.repubblica.it/2006/c/sezioni/politica/versoelezioni32/lettefarine/lettefarine.html

Coordinatore GIV Piemonte

2.3.06

Conferenza italiana sul processo di creazione della licenza GPLv3

Il 18 marzo, nell'Aula Magna "Giovanni Agnelli" del Politecnico di Torino,in Corso Duca degli Abruzzi, 24, si terrà la conferenza italiana sulprocesso di creazione della licenza GPLv3.L'evento, che avrà inizio alle 9,30 per concludersi alle 13,30, vedrà la partecipazione di Richard Stallman, fondatore della Free Software Foundation, che illustrerà il lavoro portato avanti per aggiornare la licenza che protegge a oggi 100 milioni di utenti nel mondo confermando come la GNU/GPL sia lo strumento legale più utilizzato nell'ambito del software libero.
Come per la versione attuale della licenza, la GPLv2, la nuova versione avrà lo scopo di garantire tutti quegli utenti che distribuiscono software in modo da essere liberamente studiato, utilizzato, condiviso e modificato. La GPLv2 tuttavia risale al 1991 e, a quindici anni di distanza, è necessario che venga aggiornata per comprendere le evoluzioni legali e tecniche che nel frattempo si sono registrate.
Oltre - punto importante - proteggere il Software Libero dalle minacce paventate dai brevetti e dai sistemi noti come Digital Restrictions Management (DRM).
La nuova versione, dunque, incorporerà tutto ciò e terrà conto anche delle specifiche discipline giuridiche che differiscono a seconda dell'area geografica di appartenenza degli utenti.La conferenza di Torino si inquadra in particolare all'interno di questo aspetto in modo che la situazione europea possa essere discussa con informatici, giuristi e appassionati al mondo del software libero.
Ma costituisce anche un'occasione, per chi è un semplice spettatore, di avvicinarsi alle tematiche legali e ai principi della Free Software Foundation.Del resto, FSF - attraverso le sue consociate Free Software Foundation Europe, Latin America e India - ha avviato un progetto collaborativo perché gli input siano ampi e per individuare il modo migliore attraverso cui integrarli senza alterare con la GPLv3 le fondamenta del costrutto giuridico alla base del Software Libero.
Info:

1.3.06

Applichiamo la legge






Nelle ultime ore si sta assistendo al livello di serietà che i media e la classe politica odierna ci stanno servendo. Mi riferisco a ciò che è accaduto nel comune di Sassuolo (MO) domenica 19 febbraio 2006.
Siamo in Italia, nel 2006, abbiamo una costituzione (o qualcosa del genere!), abbiamo delle leggi.
Se non erro la legge è uguale per tutti e, quindi, chi sgarra deve pagare, bianco o nero che sia... chi sbaglia deve pagare.
Se l'extracomunitario ha violato la legge deve rispondere di fronte alla stessa, con un'eventuale incarcerazione e successiva espulsione.
Se i carabinieri hanno violato la legge devono rispondere di fronte alla stessa, con un eventuale loro licenziamento.
Se i vertici dello Stato hanno sbagliato, senza dare le risorse necessarie alle forze dell'ordine per svolgere nel miglior modo possibile il proprio lavoro, allora devono pagare, non solo moralmente.
Come è possibile commentare dall'alto verso il basso qualcuno se poi ci si comporta allo stesso modo?
Abbiamo bisogno di una società migliore di quella di oggi, di una società matura dove la ragione supera l'istinto, dove l'uomo di neanderthal è sostiuito dall'homo sapiens.

Coordinatore GIV Piemonte