Prescrizione, ancora lei!
"La giustizia è come una tela di ragno: trattiene gli insetti piccoli, mentre i grandi trafiggono la tela e restano liberi"
Solone
Marco D'Acri
E' una strana sensazione quella che un ragazzo della mia età prova nel guardare al caso Previti ed all'istituto della prescrizione. Così particolare da avermi convinto ad attendere qualche giorno prima di scrivere qualcosa al riguardo. Nello studiare il diritto, per la parte che competeva al mio percorso di studi, ho sempre creduto che la prescrizione fosse una garanzia per un individuo di non essere condannato per reati che sono troppo lontani nel tempo per poterne affrontare con giustizia eventuali attenuanti e motivazioni, perse nella memoria di imputato e testimoni. Non è senz'altro una definizione tecnica, ma è l'idea che ho sempre avuto. In questo mi sarebbe sempre sembrato logico sospendere la prescrizione in caso di inizio del processo. Così non è, allo stato delle cose, perchè si deve garantire una giustizia rapida agli imputati, ed è richiesta di cui comprendo il valore. Eppure qualcosa mi sconforta. Innanzitutto il fatto che venga considerata un'assoluzione, così non è o non mi sembra. Se Vespa e il suo Porta a Porta hanno titolato "Assolto!" al momento della sentenza Andreotti che ha provato i suoi rapporti, prescritti, con la Mafia fino al 1980, allora qualcosa nel servizio pubblico non funziona, nella sua capacità di informare. Non solo i cittadini italiani non sono particolarmente preparati sul tema, ma il principale programma di approfondimento fa di tutto per confondere le idee. Prescritto non vuol dire innocente, credo. Ancora, chi festeggia per la sentenza Previti, dice che la prescrizione è giusta per pretendere la rapidità dei processi, di cui parlavo prima. Eppure le stesse persone al governo, tra legge sulle rogatorie, sul legittimo sospetto, sulla ex-Cirielli hanno operato nel senso di ingolfare la giustizia e di accorciare i tempi della prescrizione. Non mi sembra che in questo modo si agevoli il percorso di un processo. La stessa richiesta di celebrare il processo a Perugia nasce dal fatto che statisticamente le sentenze a Milano, che ha più risorse, sono più rapide. E questo a chi cerca la prescrizione non piace. Ma c'è la sentenza della Cassazione(che pure nel 1996 si era espressa in modo opposto, dichiarando Milano foro competente), e la rispetto fino all'ultima parola. Quello che mi sarei quanto meno aspettato è una discussione politica, aperta, di informazione sul processo Sme e su quanto è emerso in primo grado e confermato fino in Cassazione, cioè gli episodi corruttivi che hanno visto Previti, come avvocato di colui che è stato Primo Ministro, protagonista di un sistema che vedeva nelle tangenti un metodo difensivo. Proprio l'avvocato Previti dice: Giustizia è fatta. E mi lascia a bocca aperta, senza neanche la speranza di affermare una verità diversa. Lo stesso Previti che è stato condannato ad una pesante pena detentiva. Lo stesso Previti che è stato interdetto dai pubblici uffici. Lo stesso Previti la cui pena è stata dimezzata dall'indulto. Lo stesso Previti che non lascia ancora il Parlamento. Lo stesso Previti che forse da Montecitorio non uscirà mai, perchè con l'affidamento in prova che potrebbe sostituire la carcerazione, anche l'interdizione potrebbe cadere. E se cadesse l'interdizione come potrei credere, io 27enne idealista (chissà per quanto) che Giustizia è fatta? Come potrei credere all'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge? Come potrei credere che Dell'Utri, Previti, Cirino Pomicino, Berlusconi, Crisafulli siano tra il meglio che il nostro Paese può esprimere. Resta il fatto che i giudici lottano tra difficoltà quotidiane, tra penne e carta che scarseggia, tra stampanti che non funzionano e non ci sono soldi per ripararle. Mentre gli studi dei grandi avvocati sono sontuosi, appariscenti, con segretarie in tailleur ed eleganti, come quelle di Previti. Questo non vuol dire nulla, ma volevo scriverlo. A volte non so cosa pensare, provo sconforto e un'incredibile voglia di abbandonare questo meraviglioso e maledetto Paese.
Marco D'Acri
P.s.: se cadesse la prescrizione per Previti ed egli non lasciasse Montecitorio resterebbe l'ultima speranza in uno di quegli organi di garanzia e controllo che tanto piacciono ai liberali. Il Presidente della Repubblica.
Solone
Marco D'Acri
E' una strana sensazione quella che un ragazzo della mia età prova nel guardare al caso Previti ed all'istituto della prescrizione. Così particolare da avermi convinto ad attendere qualche giorno prima di scrivere qualcosa al riguardo. Nello studiare il diritto, per la parte che competeva al mio percorso di studi, ho sempre creduto che la prescrizione fosse una garanzia per un individuo di non essere condannato per reati che sono troppo lontani nel tempo per poterne affrontare con giustizia eventuali attenuanti e motivazioni, perse nella memoria di imputato e testimoni. Non è senz'altro una definizione tecnica, ma è l'idea che ho sempre avuto. In questo mi sarebbe sempre sembrato logico sospendere la prescrizione in caso di inizio del processo. Così non è, allo stato delle cose, perchè si deve garantire una giustizia rapida agli imputati, ed è richiesta di cui comprendo il valore. Eppure qualcosa mi sconforta. Innanzitutto il fatto che venga considerata un'assoluzione, così non è o non mi sembra. Se Vespa e il suo Porta a Porta hanno titolato "Assolto!" al momento della sentenza Andreotti che ha provato i suoi rapporti, prescritti, con la Mafia fino al 1980, allora qualcosa nel servizio pubblico non funziona, nella sua capacità di informare. Non solo i cittadini italiani non sono particolarmente preparati sul tema, ma il principale programma di approfondimento fa di tutto per confondere le idee. Prescritto non vuol dire innocente, credo. Ancora, chi festeggia per la sentenza Previti, dice che la prescrizione è giusta per pretendere la rapidità dei processi, di cui parlavo prima. Eppure le stesse persone al governo, tra legge sulle rogatorie, sul legittimo sospetto, sulla ex-Cirielli hanno operato nel senso di ingolfare la giustizia e di accorciare i tempi della prescrizione. Non mi sembra che in questo modo si agevoli il percorso di un processo. La stessa richiesta di celebrare il processo a Perugia nasce dal fatto che statisticamente le sentenze a Milano, che ha più risorse, sono più rapide. E questo a chi cerca la prescrizione non piace. Ma c'è la sentenza della Cassazione(che pure nel 1996 si era espressa in modo opposto, dichiarando Milano foro competente), e la rispetto fino all'ultima parola. Quello che mi sarei quanto meno aspettato è una discussione politica, aperta, di informazione sul processo Sme e su quanto è emerso in primo grado e confermato fino in Cassazione, cioè gli episodi corruttivi che hanno visto Previti, come avvocato di colui che è stato Primo Ministro, protagonista di un sistema che vedeva nelle tangenti un metodo difensivo. Proprio l'avvocato Previti dice: Giustizia è fatta. E mi lascia a bocca aperta, senza neanche la speranza di affermare una verità diversa. Lo stesso Previti che è stato condannato ad una pesante pena detentiva. Lo stesso Previti che è stato interdetto dai pubblici uffici. Lo stesso Previti la cui pena è stata dimezzata dall'indulto. Lo stesso Previti che non lascia ancora il Parlamento. Lo stesso Previti che forse da Montecitorio non uscirà mai, perchè con l'affidamento in prova che potrebbe sostituire la carcerazione, anche l'interdizione potrebbe cadere. E se cadesse l'interdizione come potrei credere, io 27enne idealista (chissà per quanto) che Giustizia è fatta? Come potrei credere all'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge? Come potrei credere che Dell'Utri, Previti, Cirino Pomicino, Berlusconi, Crisafulli siano tra il meglio che il nostro Paese può esprimere. Resta il fatto che i giudici lottano tra difficoltà quotidiane, tra penne e carta che scarseggia, tra stampanti che non funzionano e non ci sono soldi per ripararle. Mentre gli studi dei grandi avvocati sono sontuosi, appariscenti, con segretarie in tailleur ed eleganti, come quelle di Previti. Questo non vuol dire nulla, ma volevo scriverlo. A volte non so cosa pensare, provo sconforto e un'incredibile voglia di abbandonare questo meraviglioso e maledetto Paese.
Marco D'Acri
P.s.: se cadesse la prescrizione per Previti ed egli non lasciasse Montecitorio resterebbe l'ultima speranza in uno di quegli organi di garanzia e controllo che tanto piacciono ai liberali. Il Presidente della Repubblica.
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