1.12.06

Genova 2001


Marco D'Acri
Le dichiarazioni rilasciate da Mario Placanica, il carabiniere uccisore di Carlo Giuliani durante i giorni del G8 di Genova, aiutano a comprendere qualcosa in più di quegli eventi. Racconta il ragazzo calabrese di come dall'interno del suo Defender abbia potuto vedere una serie di aggressioni sproporzionate delle forze dell'ordine ai danni dei manifestanti. "Pestaggi fino a far uscire la bava dalla bocca", così li ha definiti. E poi racconta quella violenza, un gruppo di ragazzi che tra sassaiole ed estintori attacca i carabinieri che, pur in sovrannumero indietreggiano e lasciano quella camionetta maledettamente sola, come soli, uno di fronte all'altro, sono Placanica e Giuliani. Poi lo sparo e la corsa in caserma dove, sue parole, trova una festa come dopo una battaglia vinta, alla quale, scioccato, decide di non partecipare.
A Genova, nel 2001, c'ero anch'io. Giovane studente di economia internazionale, convinto della necessità di maggiore democrazia negli organi economici internazionali, partecipai ai forum universitari. Ragazzo che delle forze dell'ordine ha sempre provato rispetto e fiducia figlia del senso dello Stato. Eppure quei giorni fui sconvolto dalla violenza che quelle divise esprimevano verso manifestanti non diversi da me. Le parole di Placanica confermano e mi ricordano quei giorni.
I poliziotti giustizieri vanno fermati non solo per l'onore delle forze dell'ordine ma per evitare che l'unico ad essere punito sia un giovane calabrese che nello Stato cercava il riscatto dalle difficoltà economiche della sua terra. E va chiarito il ruolo di chi, quel giorno, era nelle sale di comando e non riuscì a coordinare un rientro protetto per quella camionetta carica di giovani impreparati.
Marco D'Acri.