20.12.06

Libia, 2006, Medioevo

Marco D'Acri
Oggi è arrivata una notizia agghiacciante, incomprensibile, devastante. In Libia 5 infermiere bulgare ed un medico palestinese sono stati condannati a morte dopo 7 anni di carcere. I sei sono stati condannati per aver inoculato il virus del'Aids a centinaia di bambini libici. L'accusa è gravissima ma tutta la comunità scientifica è concorde sul fatto che ciò sia impossibile. Lo stesso Luc Montagnier, coscopritore del virus, si è espresso dimostrando che l'epidemia era già presente prima dell'arrivo in Libia del medico e delle infermiere. Centinaia di casi dimostrati dalla difesa ma ignorati dal tribunale. Quali i motivi? Ogni stato dittatoriale, come la Libia, non può ammettere le proprie responsabilità, preferisce scaricarle su alcuni capri espiatori, meglio ancora se stranieri. La stessa cosa succede da anni nei confronti degli Italiani, colpevoli per un passato remoto che viene utilizzato per gli obiettivi dell'oggi. La dittatura non ammette critiche, le colpe non sono mai del capo. Eppure le condizioni sanitarie negli ospedali libici è intollerabile, nonostante i miliardi di euro incassati per il gas venduto ogni anno. Miliardi che finiscono, strano, nelle tasche del dittatore, Gheddafi. Miliardi che sono finiti nelle tasche di Gaucci, oggi latitante all'estero, in cambio dell'accoglienza del calciatore Gheddafi junior. Altri sono finiti nelle cassaforti della Juventus. Ovunque quei soldi, ma non in quegli ospedali dove ogni epidemia è incontrollabile. Dove l'Aids uccide centinaia di bambini. Ma i colpevoli sono altri, gli stranieri. E vengono messi a morte, agnelli sacrificali di un regime che deve sopravvivere. Come nel Medioevo. A due passi da noi. Nel 2006. Ieri nell'aula i condannati sono scoppiati in lacrime. Fuori dall'aula i parenti delle vittime ballavano a festa. Qualcuno, lontanissimo dalla sala, se la rideva felice tra soffitti affrescati e guanciali di seta, indenne per l'ennesima volta. L'Europa deve intervenire, tagliare ogni finanziamento, agire con ogni strumento che la diplomazia consente. E' ora di far sentire la forza dell'Unione.
Marco D'Acri.
P.s.: E GIV? Che ne dite di un sit-in di fronte al consolato della Libia? Attendo pareri.