5.12.06

La leggenda compie cent'anni

Roberto Barbieri
Il 3 dicembre 1906 nasceva il Toro. Ieri, in un'emozionante cerimonia organizzata presso lo Stadio Olimpico abbiamo ripercorso i 100 anni più incredibili della storia del calcio. Mi fa piacere poter condividere queste emozioni con i lettori di questo blog, anche se so che non tutti sono di fede granata. Ma per un giorno è giusto lasciare a casa la rivalità sportiva, gli sfottò con i cugini a righe (pigiami, come li chiamiamo per irriderli) che tanto quest'anno sono in Serie B. Qui parliamo di una storia che potrebbe essere letta ai bambini prima di andare a nanna, tanto è bella, tanto è leggendaria. E parliamo comunque della storia della nostra città, Torino, che ha visto più volte nelle gesta della propria squadra specchiarsi il proprio destino. Un destino fatto di gloria, emozioni, ma anche di tragedie.
Bacigalupo, Ballarin, Maroso, Grezar, Rigamonti, Castigliano, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ossola. Scorre una lacrima sul viso dei più anziani, quelli che hanno avuto la fortuna di vedere giocare dal vivo al Filadelfia la squadra più forte mai esistita. Era il Grande Torino, la squadra che diede agli Italiani un motivo in più per risollevarsi dalle macerie di una guerra devastante. Quella squadra invincibile, che collezionò cinque scudetti consecutivi e inanellò record tutt'ora rimasti imbattuti. Quella squadra che conobbe la sconfitta soltanto il pomeriggio del 4 maggio del 1949 schiantandosi con l'aereo contro il terrapieno della basilica di Superga, tornando da una trasferta. L'Italia si fermò, venne proclamato il lutto nazionale e milioni di persone affrante sfilarono in Piazza Castello dietro i carri funebri. "Non credevamo di amarli così tanto" titolavano i giornali il giorno dei funerali.
Dopo la prima retrocessione, quella del 1959, arrivarono i felici anni Sessanta, con il Toro scanzonato dei Law, Baker, Puia, Agroppi, del Capitano Giorgio Ferrini e del genio di Gigi Meroni, la farfalla granata. Una farfalla che il cielo richiamò a sè in una triste notte del 15 ottobre 1967.
E poi gli anni Settanta, con il Toro finalmente capace di riassaporare il gusto dello scudetto: trascinato dalla classe di Renato Zaccarelli, dalle giocate del Poeta Claudio Sala (nella foto) e soprattutto dalle reti di chi forse più di tutti ha saputo incarnare lo spirito tremendista granata, Paolino Pulici, Pupigol per i tifosi, il 16 maggio 1976 viene cucito per l'ultima volta il tricolore sulle maglie granata.
E' un Toro che dopo i ruggenti anni Ottanta si avvia verso un lento declino, con ben 4 retrocessioni tra il 1989 e il 2003. E' il Toro che perde la propria casa storica, il Filadelfia, che cadde sotto le ruspe impietose di Diego Novelli il 18 luglio 1997. Ma è anche il Toro dei propri tifosi, che all'indomani dell'ultima retrocessione, avvenuta il 3 maggio del 2003, sfilarono in cinquantamila per le strade della città nella famosissima "Marcia dell'Orgoglio granata". E' il Toro che decise di rinascere nel modo più rocambolesco e inaspettato: dichiarato fallito il club di Cimminelli nell'agosto del 2005, grazie al Lodo Petrucci nasce il Nuovo Torino Football Club, che il 2 settembre del 2005 venne rilevato dall'editore alessandrino Urbano Cairo.
Il resto è storia recentissima. In appena 15 mesi l'immediato ritorno in Serie A e oggi siamo qui, tutti quanti, a festeggiare i nostri primi cent'anni.
E allora tanti auguri, mio Toro. Sarà bello un giorno poter raccontare ai nostri nipotini questa storia.

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Va' da' via el cùl

7/12/06 14:56  

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