Magistratura, l'orgoglio di questo paese
Il 20 marzo scorso, la Corte d'Assise di Roma ha condannato all'ergastolo cinque ex ufficiali della Marina argentina accusati di omicidio volontario plurimo premeditato in relazione alla morte di Angela Aieta, Giovanni e Susanna Pegoraro, tre cittadini di origine italiana scomparsi nel Paese sudamericano durante la dittatura (1976-1983). In quegli anni sparirono circa 30 mila persone, tra cui un migliaio di nostri connazionali, che non sono pochi. Di questa notizia, i nostri mass-media non dato molto risalto.
I cinque condannati sono Jorge Eduardo Acosta, Alfredo Ignacio Astiz, Jorge Raul Vildoza, Hector Antonio Febres e Antonio Vanek. Un fragoroso applauso del pubblico ha accolto il verdetto.
La sentenza e' andata al di la' delle aspettative: il pubblico ministero aveva infatti chiesto, il 28 febbraio scorso, quattro ergastoli e l'assoluzione per Antonio Vanek. La condanna anche di Vanek - dimostrato essere il coordinatore dei voli della morte - fa salva la memoria di tutte le vittime e fa salva la sofferenza di tutti i vivi.
Le parti civili del processo hanno esultato per il successo, perchè dicono di avere avuto giustizia.
Il sottosegretario italiano Danieli ha detto che lo Stato italiano si e' infatti costituito parte civile anche in quest'ultimo processo non solo per perseguire chi si è reso responsabile dell'uccisione di cittadini italiani, ma anche per testimoniare un impegno concreto e forte per l'affermazione e la tutela dei diritti fondamentali della persona. C'era già stato un processo che aveva portato alla condanna di Suarez Mason e anche in quell'occasione lo Stato italiano si era presentato come parte civile.
La sentenza costituisce un altro passaggio significativo che riconosce e sanziona responsabilità criminali, non per una vendetta postuma ma per riconoscere e affermare diritti fondamentali, per ricostruire 'verita' e giustizià trent' anni dopo una delle tragedie più dolorose che hanno segnato l'America Latina.
E' un atto di doverosa giustizia nei confronti dei 30.000 giovani uccisi e dei loro familiari.
La magistrauta ha contribuito al compimento della giustiza. Ha condannato quei militari criminali che godono di un'indegna amnistia che loro stessi si sono concessi come prezzo per dare la democrazia al popolo argentino.
E' stata fatta giustizia per quei giovani argentini che lottavano per i loro diritti e per quei sopravvissuti che hanno sofferto torture e sevizie.
E' stata la vittoria di quelle madri che ogni giorno lottano per vedere i torturatori dei loro figli in galera.
Questa azione giudiziaria fa onore al nostro paese e dimostra che il nostro potere giudiziario sia ancora l'unica istituzione che merita il rispetto e la stima dei nostri cittadini.
Ha messo in evidenza le responsabilità di uomini che godono ancora di appoggi di quei poteri occulti che continuano a mescolare le carte. Ha scoperto e provato le atrocità commesse nei confronti di argentini onesti ed innocenti.
Ha dato un colpo alla credibilità di quelle persone che sono ancora nelle istituzioni o nei posti chiave della polizia o dell'esercito.
La magistratura italiana non ha fatto solo il suo dovere, non ha dato solo un colpo durissimo ai criminali argentini, ma ha dato la speranza che veramente la legge sia uguale per tutti e, come dice il famoso scrittore cileno Luis Sepulveda vittima del terrore di Pinochet, che un mondo migliore sia ancora possibile.
Rebecchi Lorenzo
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