16.8.07

Non è solo una lotta tra faide

Si è consumata ieri una strage senza precedenti della storia criminale italiana. Sono morti ben sei italiani di origine calabresi a Duisburg, massacrati con ben 70 colpi di arma da fuoco e con un colpo alla nuca per ogni vittima. Una chiara esecuzione militare organizzato dalle cosche, a quanto pare dalle prime notizie emerse dal corso delle indagini.
Si sta forse delineando una forma di mondializzazione del fenomeno criminale. E’ la prima volta che la ‘ndrangheta colpisce fuori dal nostro paese.
Sono ormai chiare e note le mosse delle nostre organizzazioni internazionali. Investono enormi profitti all’estero, riciclano il denaro sporco e aprono attività economiche fuori dal Belpaese. Investono i loro capitali all’estero. Aprono alberghi, ristoranti, catene di negozi. Costituiscono società finanziarie, immobiliare, off-shore. Aprono c/c nei paradisi fiscali. Corrompono doganieri, pubblici funzionari, politici per poter fare i loro traffici indisturbati.
Il bilancio di queste organizzazioni sono quasi pari a quello che viene prodotto dal bilancio del nostro stato italiano. La ‘ndrangheta è molto rispettata all’estero perché paga la propria merce in contanti e con molto rapidità.
Ha ricevuto gli onori dai narcotrafficanti colombiani perché pagano con liquidità le partite di droga, senza molti problemi. Per questo viene rispettata sul mercato criminale internazionale. Addirittura ha fatto da garante per un debito della mafia verso i creditori colombiani per il pagamento delle merci di sostanze stupefacenti.
È già partita la strada per il controllo dei mercati. Ormai gli interessi delle cosche non sono solo in Italia. Non credo che ci sia dietro solo l’intenzione di regolare i conti tra le cosche. Sono famose per il loro forte legame e per il loro vincolo di sangue. La ‘ndrangheta si è evoluta tra famiglie che risultano imparentate tra loro. Sono chiuse verso l’esterno, non emergono capi che non sono già appartenenti delle famiglie di origine. Non esiste un traccia di pentitismo tra loro, perché una dissociazione costituirebbe infliggere un colpo a dei propri parenti.
Infatti l’organizzazione non è stata messa in crisi dai collaboratori di giustizia in quanto il fenomeno dei pentiti è sta molto marginale.
Temo che gli effetti di questa internazionalizzazione del crimine possa portare a dei risultati che si sono visti a Boston o a New York con la mafia. Il controllo del territorio, la gestione dei capitali può sicuramente portare a delle conseguenze che si sono viste a Duisburg. In Italia i mafiosi sono sotto controllo e per cui dove si possono muovere liberamente riescono a commetter queste gravi delitti. Credo che sia il denaro uno dei motivi della strage e non solo una semplice faida.
Devo ammettere che ieri mi sono vergognato per quello che abbiamo visto. Non è emersa una bella immagine del nostro paese. Penso ai nostri connazionali che lavorano in Germania. Sono quasi un milione di unità. Avranno provato molta desolazione e tanta amarezza. Spero che non saranno discriminati per quello che è successo. Se fossero stati uccisi 6 extracomunitari con le stesse modalità in pieno centro a Milano, avrei voluto vedere cosa sarebbe successo e le critiche che sarebbe scoppiate verso gli stranieri. Si sarebbero scatenate le ira contro di loro. Il caro Gentilizi avrebbe magari lanciato l’idea della gogna.
Invece dovremmo riflettere per capire che è non c’è tutta questa differenza tra noi e il mondo. Dobbiamo guardare avanti. Dobbiamo aprire un confronto sincero e serio per individuare le forme per fermare questo scempio della civiltà. Dovremmo avere il coraggio di chiedere scusa alla Germania per quello che è successo sul loro territorio. Anche se in paesi come il Brasile, l'Argentina, la Svizzera, la Costa Rica o nei paradisi fiscali, i profitti delle nostre organizzazioni criminali sono ben accetti perché portano parecchio lavoro e guadagno al paese ospitante.
Comunque, per adesso cari tedeschi, perdonateci.

Rebecchi Lorenzo
GIV NOVARA