9.2.06

Una storia italiana

Una storia italiana. Daniela è bella, ha il sorriso più dolce di Roma nord, e aspetta che la chiami la direzione sanitaria dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, per sapere se ha vinto una borsa di studio di tre anni per studiare "i fattori di rischio pre-, peri- e post-natali per la mortalità neonatale e la disabilità in un'ampia coorte italiana di nati gravemente pretermine". Daniela ha 33 anni e 3 splendidi figli, l'ultima di 14 mesi.

A marzo il Bambin Gesù l'aveva chiamata a sostituire per sei mesi una ricercatrice che andava in maternità; lei, che in maternità non c'era mai andata, va al colloquio e scopre che gli argomenti della ricerca sono proprio "i suoi" quelli su cui si è laureata e su cui ha fatto la tesi di dottorato.
La responsabile del progetto di ricerca scopre che Daniela è brava, ha un curriculum brillante e farebbe proprio al caso loro. Il problema è l'orario, dalle 9 alle 18 che, se ci si aggiunge la difficoltà per arrivare al Bambin Gesu' dal nuovo salario, diventerebbe 8-19 e allora con i 3 figli di cui l'ultima di 8 mesi non si può fare. Magari se fosse una cosa più stabile; ma per sei mesi non vale la pena di far andare in part-time il marito e di organizzare baby sitter e nonni. Daniela e la responsabile si lasciano, a malincuore, sperando nei prossimi bandi.

È luglio, escono dei nuovi bandi all'OPBG, la responsabile della ricerca la richiama invitandola a fare domanda. “È richiesta la Laurea in Scienze Statistiche. L'esperienza e la formazione maturate nell'area della epidemiologia perinatale o riproduttiva costituiranno titolo di qualifica aggiuntivo?” Daniela è contenta, sarebbe un contratto di tre anni per lavorare a quello che l'appassiona, ha tutte le caratteristiche necessarie, l'argomento e' il suo (le malformazioni congenite e le disabilità infantili) ed è considerata molto brava, (la sua tesi di laurea è stata la migliore nel 2000, anche la sua tesi di dottorato è stata la migliore e sta per essere pubblicata).
Daniela è preoccupata, perché sa che l'orario sarà sempre lo stesso 9-18 (che poi diventa 8-19) e non vuole rinunciare ai figli, a vederli crescere, a fare i compiti con loro. Ma pensa che si possa fare, il marito è disponibile, baby sitter e nonni si trovano... La lettera arriva a settembre e dice: "È stato selezionato il suo curriculum e quello di un'altra ragazza". L'intervista sarà il 28 settembre, intanto bisogna mandare alla direzione sanitaria due lettere di presentazione e un certificato che attesti le proprie qualità morali redatto da un parroco o da altri.
"Guarda che è una formalità!" le dice il marito, "starà scritto in qualche vecchio regolamento dell'Ospedale, magari perché è un ospedale cattolico... Preoccupati piuttosto di rimediare le lettere di presentazione dai professori con i quali hai lavorato per le tesi!".

Daniela è laica, sì ha fatto la cresima e andava in chiesa e ai gruppi parrocchiali, poi si è stufata e gli danno pure un po’ fastidio le ipocrisie nello stile di vita di molti cattolici.
Nonostante sia rimasta in buoni rapporti con qualche prete non trova giusto far "certificare" le proprie qualità morali da persone che non frequenta più; non trova giusto farsi passare per quello che non è proprio nei confronti dei veri credenti. Sono 15 anni che fa volontariato in un'associazione che si occupa di persone con sindrome di Down, chiederà a loro. Le lettere di presentazione e quella che attesta le sue qualità morali sono bellissime e le invia con orgoglio.

Al colloquio ci sono una decina di persone, tra cui la responsabile della ricerca, le domande molto generiche le fanno i membri della commissione e della direzione sanitaria. "Il suo curriculum è molto brillante, complimenti, le sue referenze sono ottime, veramente, ma come mai questa lettera dall'AIPD e non da un parroco?"
Daniela un po’ se l'aspettava questa domanda ma è serena anche se un po’ indispettita, spiega che lei è laica, anche se cresimata e le sembrava più corretto far descrivere le sue qualità morali a chi le può apprezzare ogni giorno.
"Va bene ma almeno è sposata in chiesa?"
"No, sono sposata con rito civile" e poi di getto "e se può interessare i miei tre figli non sono battezzati, sceglieranno loro, quando vorranno".
L’intervista si conclude e le faranno sapere entro un mese.

La telefonata arriva venerdì 28 ottobre; è la responsabile del progetto di ricerca, "Sono mortificata - dice - La sua candidatura era di gran lunga la migliore ma è stata scartata perchè non ha le qualità morali necessarie, questa è un’istituzione religiosa".
"Ma nel bando non c'era scritto niente del genere, se no non avrei partecipato" replica Daniela, "Ha ragione, proprio su questo punto ho dato battaglia, ma non c’è stato niente da fare", "Ma cosa c'entra con l'attività di ricerca sulle malformazioni congenite? E poi mica devo fare l’infermiera o l’insegnante, non devo mica essere a contatto con gli utenti dell'ospedale!" "Ha ragione ma non sono io a decidere, se avesse avuto la lettera di un sacerdote non le avrebbero nemmeno chiesto del matrimonio, non l'hanno chiesto a nessun altro" e poi ancora: "anche io sono rimasta spiazzata, mi ero anche ingegnata a trovare un orario di lavoro che la facilitasse ad accettare, ora dovrò lavorare con persone meno preparate e competenti di lei, spero solo di poter collaborare con lei in qualche altro modo".

"Non te la prendere sono queste le cose che fanno curriculum, non gli articoli scientifici!" la rincuora il marito che, anche se non lo dà a vedere, è molto arrabbiato e conferma una volta di più la sua idea sulla chiesa cattolica e sui fondamentalismi, religiosi e non. "E poi così ci tolgono dal dubbio se accettare o meno!"

Chissenefrega se la lista di nozze consisteva in una donazione ad un prete peruviano amico che da 20 anni costruisce progetti di scolarità, tutela della salute e formazione al lavoro. Chissenefrega se anche i soldi dell’assegno dal governo per il terzo figlio sono finiti laggiù, e così quelli raccolte in occasione della nascita dei tre figli. Daniela invece pensa che faceva meglio a starsi zitta e a dire che il matrimonio in chiesa era stato bellissimo! [da Catena di SanLibero]

Coordinatore GIV Piemonte