Nessuno tocchi Buquicchio... ?
Torino la polemica la città medaglia d'oro della resistenza è insorta contro l'infelice metafora del capogruppo dell'Italia dei Valori seccato perchè non è entrato in giunta
CHIAMPARINO NON VUOLE IN MAGGIORANZA IL CONSIGLIERE CHE SI PARAGONA AGLI EBREI
12/7/2006
di Elena Minucci
TORINO. Una cosa è certa: la Torino medaglia d’oro della Resistenza, la Torino di Emanuele Artom che fu vittima di inenarrabili dileggi e sevizie, la Torino di un Primo Levi che nel ‘39 a causa delle leggi razziali fatica a laurearsi e due anni dopo rimedia un diploma con su scritto «studente di razza ebraica» ieri mattina non poteva credere a quanto apparso sui giornali. Perchè lì si raccontava che un consigliere comunale della maggioranza, Andrea Buquicchio dell’Italia dei Valori, nel corso di un lungo intervento in Sala Rossa, davanti al sindaco e ai colleghi, con tono risentito, aveva dichiarato: «Noi siamo stati esclusi dalla giunta con un metodo di selezione che ricorda quello previsto dalle leggi razziali del 1938».
Un paragone a dir poco inaccettabile, pronunciato per di più all’interno di un’istituzione democratica come il Consiglio comunale e che ha scosso e offeso non solo la Comunità ebraica, ma l’intera società civile. E una frase che al capogruppo dell’Italia dei Valori è costata la permanenza in maggioranza: «Fra noi è sceso un muro - ha dichiarato ieri il sindaco - con quella frase si è autoescluso lui dai miei sostenitori». La condanna e l’invito a ritrattare la frase è arrivata anche dagli altri palazzi della politica, dove l’Italia dei Valori siede in giunta: Provincia e Regione. Dura la reazione del presidente della Comunità Ebraica di Torino Tullio Levi che si dice contento della fermezza dimostrata dal sindaco Chiamparino nello stigmatizzare il fatto: «Purtroppo - aggiunge - assistiamo sempre più spesso ad affermazioni che banalizzano la Shoah. E ogni volta restiamo esterrefatti». Secondo Marta Silva preside della Scuola ebraica «Colonna e Finzi» si tratta di un fatto ancor più grave perchè «persone di quella rappresentatività non è pensabile che non abbiano coscienza di ciò che dicono». Si è trattato di una frase inaccettabile anche per Daniela Santus, docente universitaria di religione ebraica e candidata per An alle ultime elezioni: «Un‘aberrazione. Ero già intervenuta quando il mio candidato sindaco, Buttiglione, paragonò Torino ad Auschwitz: bisogna badare al significato delle parole. Evidentemente chi parla non conosce la storia».
E Andrea Buquicchio che fa, ci ripensa? Non proprio: «Premetto che non volevo offendere nessuno, e quindi mi scuso con la Comunità ebraica. Ma il mio bersaglio era Chiamparino. Forse il paragone era infelice, ma nei nostri confronti si sono davvero applicati metodi che hanno del razzistico. Loro sono gli ariani, noi gli ebrei. Mi spiego?». Tutti contro Buquicchio. Il capogruppo dell’Italia dei valori, che, come spiega il sindaco Chiamparino, «ha un’idea della politica in cui manca proprio la gerarchia dei valori».
Sono bastati trenta secondi di un intervento durato 30 minuti in Consiglio comunale, l’altra sera, per mischiare sangue e pastasciutta: «Noi siamo stati esclusi dalla giunta con un metodo che ricorda quello previsto dalle leggi razziali del 1938». Una frase letta su un foglio. Quindi scritta, meditata e pronunciata a freddo. E il freddo, in Sala Rossa, è diventato gelo. «Se avessi presieduto io i lavori del Consiglio in quel momento - ha detto ieri Beppe Castronovo - lo avrei interrotto e gli avrei chiesto di chiedere scusa alla Comunità ebraica e alla società civile tutta. Ma purtroppo ero fuori dall’aula». Ha pensato il sindaco Chiamparino a rispondergli a tono. Nelle sue parole, lo sdegno che oggi, alla lettura dei giornali, ha scosso la Torino di Primo Levi e di Emanuele Artom, la Torino Medaglia d’oro della Resistenza: «Il fatto di aver usato questo a dir poco infelice paragone con le leggi razziali denota un’insostenibile leggerezza della politica che non mi permette di andare oltre nel confronto con questo consigliere». Ha detto lunedì Chiamparino, mentre la maggioranza (l’opposizione era andata a casa per altri motivi) assisteva attonita al dibattito. «Per me si è chiuso un rapporto - ha poi precisato ieri Chiamparino - dopo questo increscioso episodio non esiste più un dialogo e non posso più considerare l’Italia dei Valori all’interno della maggioranza».
Non sarà più considerato nella maggioranza di Chiamparino, ma il partito di Buquicchio è al governo anche in Provincia (dove l’assessore è addirittura sua moglie, Patrizia Bugnano) e in Regione. E ieri, sia la presidente Bresso sia Saitta sono intervenuti sull’argomento, la prima consigliando a Buquicchio di ritirare la sconveniente frase pronunciata in Sala Rossa il secondo consigliandogli addirittura di andarsene in vacanza perchè evidentemente troppo affaticato: «Una delle doti indispensabili per chi fa politica è quelladi sapere pesare le parole: in questo campo il dottor Buquicchio ha ancora moltissima strada da fare». E ha aggiunto: «Uno strapuntino non può valere il confronto con un alegge che tanto dolore ha causato nel nostro Paese in anni per fortuna lontani in cui la democrazia non esisteva e la vita umana non aveva alcun valore per chi governava l’Italia». Sconcertato anche il capogruppo dell’Ulivo in Comune Andrea Giorgis: «Non mi capacito di come questo consigliere abbia potuto utilizzare un paragone tanto offensivo quanto fuori luogo. Offensivo non soltanto per la Comunità ebraica, ma per l’intelligenza di chi ha dovuto ascoltarlo l’altra sera». E per fortuna che la consigliera dell’Ulivo Piera Levi Montalcini durante l’intervento di Buquicchio si era per un attimo distratta: «Si tratta di una frase di una gravità assoluta. Purtroppo non è la prima volta che in Consiglio comunale ci offendono, era già accaduto per la Pasqua ebraica. Non dico che siamo rassegnati, ma quasi. La condanna comunque è totale».
Anche l’assessore all’Area Metropolitana Marta Levi si dice stupefatta delle dichiarazioni di Buquicchio, anche se non era in aula al momento in cui sono state pronunciate: «E mi riconosco completamente nella presa di distanza del sindaco».
Ma non ci sono soltanto Levi che fanno parte dell’«Ulivo ariano» a prendere le distanze dal capogruppo in Comune dell’Italia dei Valori. C’è anche Mario Cornelio Levi, (presidente dell’ottava circoscrizione e un nonno deportato) che è espressione dello stesso partito di Buquichio che ieri mattina leggendo il giornale ha fatto un balzo sulla sedia: «Ha fatto un paragone a dir poco improprio. E’ un qualcosa che va al di là della realtà».
E mentre il ministro alle Infrastrutture Antonio Di Pietro con cui Buquicchio dice di sentirsi quasi tutti i giorni non si esprime sulla questione, a Torino le reazioni politiche si sprecano. La condanna arriva anche dall’opposizione di Palazzo civico. Dice il vicepresidente del Consiglio comunale Michele Coppola (Forza Italia): « Sicuramente il riferimento è infelice e due volte ho detto al collega di attenersi all’argomento iscritto all’ordine del giorno».
12/7/2006
di Elena Minucci
TORINO. Una cosa è certa: la Torino medaglia d’oro della Resistenza, la Torino di Emanuele Artom che fu vittima di inenarrabili dileggi e sevizie, la Torino di un Primo Levi che nel ‘39 a causa delle leggi razziali fatica a laurearsi e due anni dopo rimedia un diploma con su scritto «studente di razza ebraica» ieri mattina non poteva credere a quanto apparso sui giornali. Perchè lì si raccontava che un consigliere comunale della maggioranza, Andrea Buquicchio dell’Italia dei Valori, nel corso di un lungo intervento in Sala Rossa, davanti al sindaco e ai colleghi, con tono risentito, aveva dichiarato: «Noi siamo stati esclusi dalla giunta con un metodo di selezione che ricorda quello previsto dalle leggi razziali del 1938».
Un paragone a dir poco inaccettabile, pronunciato per di più all’interno di un’istituzione democratica come il Consiglio comunale e che ha scosso e offeso non solo la Comunità ebraica, ma l’intera società civile. E una frase che al capogruppo dell’Italia dei Valori è costata la permanenza in maggioranza: «Fra noi è sceso un muro - ha dichiarato ieri il sindaco - con quella frase si è autoescluso lui dai miei sostenitori». La condanna e l’invito a ritrattare la frase è arrivata anche dagli altri palazzi della politica, dove l’Italia dei Valori siede in giunta: Provincia e Regione. Dura la reazione del presidente della Comunità Ebraica di Torino Tullio Levi che si dice contento della fermezza dimostrata dal sindaco Chiamparino nello stigmatizzare il fatto: «Purtroppo - aggiunge - assistiamo sempre più spesso ad affermazioni che banalizzano la Shoah. E ogni volta restiamo esterrefatti». Secondo Marta Silva preside della Scuola ebraica «Colonna e Finzi» si tratta di un fatto ancor più grave perchè «persone di quella rappresentatività non è pensabile che non abbiano coscienza di ciò che dicono». Si è trattato di una frase inaccettabile anche per Daniela Santus, docente universitaria di religione ebraica e candidata per An alle ultime elezioni: «Un‘aberrazione. Ero già intervenuta quando il mio candidato sindaco, Buttiglione, paragonò Torino ad Auschwitz: bisogna badare al significato delle parole. Evidentemente chi parla non conosce la storia».
E Andrea Buquicchio che fa, ci ripensa? Non proprio: «Premetto che non volevo offendere nessuno, e quindi mi scuso con la Comunità ebraica. Ma il mio bersaglio era Chiamparino. Forse il paragone era infelice, ma nei nostri confronti si sono davvero applicati metodi che hanno del razzistico. Loro sono gli ariani, noi gli ebrei. Mi spiego?». Tutti contro Buquicchio. Il capogruppo dell’Italia dei valori, che, come spiega il sindaco Chiamparino, «ha un’idea della politica in cui manca proprio la gerarchia dei valori».
Sono bastati trenta secondi di un intervento durato 30 minuti in Consiglio comunale, l’altra sera, per mischiare sangue e pastasciutta: «Noi siamo stati esclusi dalla giunta con un metodo che ricorda quello previsto dalle leggi razziali del 1938». Una frase letta su un foglio. Quindi scritta, meditata e pronunciata a freddo. E il freddo, in Sala Rossa, è diventato gelo. «Se avessi presieduto io i lavori del Consiglio in quel momento - ha detto ieri Beppe Castronovo - lo avrei interrotto e gli avrei chiesto di chiedere scusa alla Comunità ebraica e alla società civile tutta. Ma purtroppo ero fuori dall’aula». Ha pensato il sindaco Chiamparino a rispondergli a tono. Nelle sue parole, lo sdegno che oggi, alla lettura dei giornali, ha scosso la Torino di Primo Levi e di Emanuele Artom, la Torino Medaglia d’oro della Resistenza: «Il fatto di aver usato questo a dir poco infelice paragone con le leggi razziali denota un’insostenibile leggerezza della politica che non mi permette di andare oltre nel confronto con questo consigliere». Ha detto lunedì Chiamparino, mentre la maggioranza (l’opposizione era andata a casa per altri motivi) assisteva attonita al dibattito. «Per me si è chiuso un rapporto - ha poi precisato ieri Chiamparino - dopo questo increscioso episodio non esiste più un dialogo e non posso più considerare l’Italia dei Valori all’interno della maggioranza».
Non sarà più considerato nella maggioranza di Chiamparino, ma il partito di Buquicchio è al governo anche in Provincia (dove l’assessore è addirittura sua moglie, Patrizia Bugnano) e in Regione. E ieri, sia la presidente Bresso sia Saitta sono intervenuti sull’argomento, la prima consigliando a Buquicchio di ritirare la sconveniente frase pronunciata in Sala Rossa il secondo consigliandogli addirittura di andarsene in vacanza perchè evidentemente troppo affaticato: «Una delle doti indispensabili per chi fa politica è quelladi sapere pesare le parole: in questo campo il dottor Buquicchio ha ancora moltissima strada da fare». E ha aggiunto: «Uno strapuntino non può valere il confronto con un alegge che tanto dolore ha causato nel nostro Paese in anni per fortuna lontani in cui la democrazia non esisteva e la vita umana non aveva alcun valore per chi governava l’Italia». Sconcertato anche il capogruppo dell’Ulivo in Comune Andrea Giorgis: «Non mi capacito di come questo consigliere abbia potuto utilizzare un paragone tanto offensivo quanto fuori luogo. Offensivo non soltanto per la Comunità ebraica, ma per l’intelligenza di chi ha dovuto ascoltarlo l’altra sera». E per fortuna che la consigliera dell’Ulivo Piera Levi Montalcini durante l’intervento di Buquicchio si era per un attimo distratta: «Si tratta di una frase di una gravità assoluta. Purtroppo non è la prima volta che in Consiglio comunale ci offendono, era già accaduto per la Pasqua ebraica. Non dico che siamo rassegnati, ma quasi. La condanna comunque è totale».
Anche l’assessore all’Area Metropolitana Marta Levi si dice stupefatta delle dichiarazioni di Buquicchio, anche se non era in aula al momento in cui sono state pronunciate: «E mi riconosco completamente nella presa di distanza del sindaco».
Ma non ci sono soltanto Levi che fanno parte dell’«Ulivo ariano» a prendere le distanze dal capogruppo in Comune dell’Italia dei Valori. C’è anche Mario Cornelio Levi, (presidente dell’ottava circoscrizione e un nonno deportato) che è espressione dello stesso partito di Buquichio che ieri mattina leggendo il giornale ha fatto un balzo sulla sedia: «Ha fatto un paragone a dir poco improprio. E’ un qualcosa che va al di là della realtà».
E mentre il ministro alle Infrastrutture Antonio Di Pietro con cui Buquicchio dice di sentirsi quasi tutti i giorni non si esprime sulla questione, a Torino le reazioni politiche si sprecano. La condanna arriva anche dall’opposizione di Palazzo civico. Dice il vicepresidente del Consiglio comunale Michele Coppola (Forza Italia): « Sicuramente il riferimento è infelice e due volte ho detto al collega di attenersi all’argomento iscritto all’ordine del giorno».
2 Comments:
aiaiaiaiaiaiai
bella figura... spero che la gente non le abbia sentite queste cose, che se no oltre a mastella chiameranno anche quelli dell'italia dei valori del piemonte "signori poltrona". E Di Pietro che dice di questo "orgasmo autonomo"? Il partito non ci fa affatto una bella figura... perchè se qui come nell'udeur si cercano le poltrone, allora che differenza fa votare l'uno o l'altro partito? Uniamoli e facciamo il partito della pastasciutta!
beh sull'idea del partito della pastasciutta...c'è stato chi l'ha proposto.
Proprio con i mastelliani.
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